ZIO VANJA@Teatro Arcobaleno

ZIO VANJA è il racconto di una vita mortificata per assenza di coraggio e di passioni, intrappolata nelle sabbie mobili della routine, dove mai nulla si avvera. Zio Vanja è un dramma, e su questo c'è poco da discutere. La noia, la tristezza, la malinconia, l'ignavia, ne sono il fulcro e rappresentano i sintomi di una tragedia esistenziale che Vanja, Sonja, Elena, il dottore, e tutti gli altri personaggi, portano scolpita nei loro dialoghi e nei loro corpi. È vero che nel dramma di Cechov, come in molti dei suoi lavori, c'è sempre qualche aspetto ironico, anche di amaramente grottesco, ma cercare di renderlo in qualche modo “leggero” significa snaturare il testo e stravolgerne il genio. Duccio Camerini è un attore e regista di esperienza e talento, e sul palco non può non dimostrarlo, ma questa volta è al timone di un'operazione “sperimentale” a mio avviso discutibile, in scena fino al 24 aprile al Teatro Arcobaleno.

Svariati e coraggiosi sono stati gli adattamenti di questo imperituro classico, ma solo rispettando le intenzioni dell'autore, esso può essere tranquillamente ambientato in ogni tempo e luogo e riuscire comunque a trasmettere tutta la sua attualità e la sua universalità. Solo rispettando le intenzioni dell'autore, si può riuscire a essere davvero originali e innovatori, ed è necessario affidarsi a interpreti capaci di sostenere personaggi tanto densi, che comunichino il senso di vuoto, di inutilità, il loro patire la solitudine, la malinconia, il loro trasformarsi in  anime
senza pace, sottolineare le dinamiche di tensione, di claustrofobia. Gli attori invece in questa pièce, sembrano più impegnati a calcare toni ironici e farseschi che risultano un'inopportuna forzatura e troppi di loro si dimostrano molto “acerbi” e fuori parte di fronte tale compito.

Momenti che sarebbero dovuti essere un concentrato di tensione e intensità, perdono di ogni consistenza, diluiti anche da una musica spesso ingombrante che sopraggiunge nel tentativo di sottolinearli.

L'unico modo per far arrivare davvero il senso di questa tragedia morale alla coscienza dello spettatore, è la verità, con Cechov è un atto dovuto, l'unica alternativa.

Info:

dall'1 al 24 aprile 2016
venerdì e sabato ore 21:00 – domenica ore 17:30

ZIO VANJA *
di: 
Anton ÄŒechov
uno spettacolo di Duccio Camerini

con Francesca Sgheri, M. Vittoria Pellecchia, Duccio Camerini

musiche Alchimusika


Note stampa

Comico, surreale, a volte perfino demenziale, informale e divertente, Duccio Camerini firma una versione del tutto innovativa del capolavoro di Cechov “Zio Vanja”, uno spettacolo moderno, adatto al pubblico di oggi, con il quale debutta in prima nazionale al Teatro Arcobaleno dal 1 al 24 aprile 2016. Con Sandro Calabrese, Duccio Camerini, Ciro Carlo Fico, Mattia Giovanni Grazioli, Maria Vittoria Pellecchia e Francesca Sgheri, musiche a cura di Alchimusika, spazio di Roberta Gentili, regia di Duccio Camerini. 

“Cechov è un parente – afferma Duccio Camerini –  e non solo grazie a quel suo specifico tratto “familiare”, maperché anticipò e in qualche modo determinò tanto teatro che sarebbe venuto dopo di lui. Anni fa ho portato in scena “Tre Sorelle” con lo Stabile delle Marche, poi in seguito ho tenuto un laboratorio della durata di un anno su Cechov, la sua vita, le sue storie, al Teatro Ateneo dell’Università di Roma. Oggi lavorare su “Vanja” ha per me il sapore di un ritorno a casa. 

"Scene di vita di campagna" scriveva l'autore per definire il suo testo, che ancora oggi resta per fortuna indefinibile, e al di là di facili scorciatoie e catalogazioni  televisivo-contemporanee. L’assurdo, i tic compulsivi, le manie, le ossessioni dei suoi personaggi, il loro continuo e persistente antieroismo. Una commedia che analizzando l’immobilità, la paralisi, diventa tragedia. O viceversa. Ma è così tutto il teatro di quest'uomo morto a soli quarant'anni, dopo aver speso una vita tra onestà impegno e modestia, una vita densa come quella di un ottantenne. Ancora oggi sentiamo Cechov come il più giovane e irrisolto degli autori classici. Infatti questo ragazzo invecchiato, che arrossiva quando incontrava Tolstoj, doveva proprio all'ossimoro della sua esistenza la sua principale energia creativa: lui era due persone, aveva due età, era ragazzo ma anche uomo. Era ingenuo eppure disincantato. In lui, la "linea d'ombra" di Conrad, non era così facile da trovare. Antoscia Cechonté, questo era il suo nomignolo d'arte da giovane, quando sperimentava i primi racconti, è morto appunto giovane, troppo giovane per farsi incasellare in una forma. Vecchio non ci è diventato mai. Questa la feconda contraddizione paradossale che anima le sue indagini sulla vecchiaia e sul tempo. 

Il nostro spettacolo – prosegue Duccio Camerini –  parla di questo: dell'età interiore che ognuno di noi ha, in rapporto ai suoi pericolosi sogni e al tempo che passa silenzioso. Tratta di giovinezza a termine, della vecchiaia con cui non vogliamo fare i conti,del vano e assurdo agitarsi di donne e uomini nella speranza di ritardare il più possibile quel momento: come una  linea, una porta, che prima o poi si chiude dietro di te, incasellandoti in una forma che non hai richiesto. Ma “Zio Vanja” è anche la storia di una famiglia, un racconto sentimentale, che abbiamo scelto di portare in scena cercando di “pulirci” da tutti i manierismi “alla” Cechov, ormai Insopportabili come tutti i manierismi. “Zio Vanja” a volte sembra un sogno, a volte un incubo, a volte è ridicolo e scanzonato. E’ una delle sue investigazioni sul tempo, condotta con animo “straniero” da un uomo che del tempo ha conosciuto solo un pezzo, troppo poco per farsi intimorire”.

Info:

Venerdì e sabato ore 21 – Domenica ore 17,30

Teatro ARCOBALENO (Centro Stabile del Classico) via F. Redi 1/a , Roma

Biglietti: intero € 19,00– ridotti € 10,00 

Info e prenotazioni: Tel./ Fax 06.44248154 – Cell. 320.2773855

 info@teatroarcobaleno.it  www.teatroarcobaleno.it 

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