VOICE OF MUD@Cuore di Persia: fango e terra ai Teatri di Vita

Entra in scena portando una fiaccola, sembra un uomo primitivo, sta cercando qualcosa. Sulla scena: un barile in metallo al centro, sul fondo; una catasta di legna sulla destra; una vaschetta contenente acqua sul davanti; quella che sembra argilla sulla sinistra. Questa volta non è in un teatro al chiuso, ma dentro una vecchia piscina all'esterno, reinventata come spazio scenico. È entrato e cerca qualcosa, come se stesse in esplorazione. Dà fuoco alla legna. Un uomo che utilizza tutti gli elementi primordiali.

La scena è interamente sporca di terra, così anche lui, è lordo di fango. Si volge verso il barile: lo fa rotolare per terra, ci gioca come fosse un acrobata, disegnando movimenti precisi, poi… Ne esce un altro uomo, anche lui interamente ricoperto di fango, ripiegato su se stesso per poter entrare nel barile e resta in questa posizione; l'altro uomo lo tasta, lo ricopre di terra e acqua, fino a metterlo in piedi. Ricorda una genesi, la creazione di un uomo. Ma si ribella al creatore, e inizia un duello: questi due corpi imbrattati di terra e acqua si avvinghiano e lottano, borbottano versi, si contendono lo spazio. Continua così questa lotta, poi si fermano e l'uomo che per prima aveva scovato l'altro, entra nel barile, come fosse sconfitto dalla sua creatura, e il vincitore esplora a sua volta la scena, gioca con gli elementi, l'acqua, il fuoco e la terra, e fugge via.
 

Era VOICE OF MUD, spettacolo iraniano del Crazy Body Group visto il 7 luglio durante il festival Cuore di Persia, organizzato da Teatri di Vita, regia di Yaser Khaseb.
Se l'intento dei due bravi performer era quello di alludere a dei significati, dare allo spettatore delle immagini suggestive su cui elaborare una memoria primordiale, collettiva, univoca per tutti, questo intento è riuscito. Se stavano seguendo un testo o una anche elementare partitura fisica, non l'abbiamo ravvisata, o forse non c'era nessuna drammaturgia, è stato più un esperimento.
Per una performance di teatro fisico avremmo potuto vedere meno «sporcizia» su quei corpi (erano davvero pieni di fango!) e più ardore – che comunque non è mancato -, più energia presente ma meglio simboleggiata dagli oggetti di scena che dagli attori -, più azione.

Un suggestivo racconto per immagini che tuttavia ci ha lasciati col dubbio se fosse un racconto o solo un mostrare dei corpi fine a se stessi. Resta comunque l'impatto visivo di tutta quella terra, il ricordo degli elementi sulla scena, le tracce lasciate su quei corpi.

Info:
Immagini tratte dalla pagina web del Festival
Voice of Mud
regia di Yaser Khsaeb
produzione Crazy Body Group

Teatri di Vita
via Emilia Ponente 485 – Bologna
giovedì 7 e venerdì 8 luglio, ore 21.15

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