VIRGINIA CHE FECE L’ITALIA @ Rassegna Teatrale Intrecci d’Estate. Se il Bel Paese è nato grazie alla forza di una cortigiana

Intrecci d’Estate 2017, rassegna a cura di Nexus Studio di Gisella Marilli, con Eleonora Cappelletti, porta in scena, nella preziosa cornice di Villa Gerini a Colonnata, per Sesto Estate 2017, lo spettacolo di Gabriele Giaffreda, VIRGINIA CHE FECE L’ITALIA, testo inedito di Elena Miranda. Spicca nel cast la brava Luisa Cattaneo, attrice recentemente premiata ai Nastri d’Argento 2017 insieme al cast protagonista di 7 Minuti di Michele Placido, qui nel ruolo della Contessa di Castiglione, colta, intelligente e moderna donna che, con astuzia e bellezza, ha saputo sfruttare prima di tutti la sua immagine per circuire imperatori, re e ambasciatori nelle eleganti corti di metà ottocento.

Villa Gerini accoglie da cinque anni, con la rassegna Intrecci d’Estate, l’arte e il gusto dei molti spettacoli che in queste stagioni si sono succeduti. Tra gli attori e registi che si sono alternati, tanti provengono dal territorio culturale e teatrale della zona fiorentina: anche stavolta la regia di “VIRGINIA CHE FECE L’ITALIA, Storia di una vestaglia nascosta in un vessillo”, è firmata da Gabriele Giaffreda, legato, come molti degli attori del cast, al vivace Teatro di Calenzano, da cui proviene il noto Stefano Massini.

La Villa, che ha avuto gli illustri interventi di ristrutturazione addirittura dell’architetto Poggi, è una scenografia naturale che si sposa perfettamente con uno spettacolo in costume storico, della Sartoria Fiorentina, con i suoi luoghi magici in perfetto stile romantico: il grande parco di fine ottocento, la grotta, gli isolotti in mezzo all’acqua del lago, la cui luce al tramonto crea suggestioni che invitano lo spettatore ad abbandonarsi alla ricostruzione del tempo che fu. Come in altre occasioni, lo spettacolo itinerante, ci permette di rivisitare i luoghi della Villa, partendo dal giardino all’inglese fino a finire nel prezioso salone da ballo, con pareti foderate di velluti e damaschi, passando da una stanza all’altra, da un affresco, alle statue di marmo, spostandoci nella storia da Firenze a Parigi, dal Regno di Sardegna, dall’Impero di Francia, alla neonata Italia.

Seguiamo le vicende della misteriosa ed affascinante Virginia, attraverso i racconti e gli aneddoti degli illustri personaggi che l’hanno incontrata, la inseguiamo per le stanze del Palazzo senza incontrarla fino alla fine della piéce. Il Conte Cavour ne intesse la trama di spia per conto della futura Italia, le apparecchia la tavola perché possa diventare oggetto e soggetto del Bel Paese ancora da costruire. In un divertente battibecco iniziale con il collerico e grottesco Re Vittorio Emanuele II, armato di carabina, abbiamo il quadro delle intenzioni del fine stratega europeo Conte di Cavour, interpretato da Neri Batisti: la politica si fa nei salotti e non nei trattati internazionali, le guerre si vincono a suon di sottane alzate, piuttosto che con uomini schierati, così la più bella d’Europa, colei che ha il diavolo in corpo, è strumento di potere di Cavour per conquistare il cuore, e le lenzuola, del libertino Napoleone III, averne i favori e l’appoggio contro l’Austria per fondare il Regno d’Italia. La Storia con la S maiuscola scritta dal trucco e dai belletti di una cortigiana, una tigre in gabbia, ambiziosa e intelligente, sfrontata e pronta a tutto per conquistare potere e gloria.

Virginia è una donna estremamente moderna, maritata col Conte Francesco Verasis, interpretato da Eugenio Nocciolini, galoppino del Re di Sardegna, il povero becco, come lo chiama lei, sceglie senza indugi la Fama dei salotti alla Famiglia, la grande e avvincente Parigi, al posto della casa e della cura del Focolare. Con una bella scena, anche se un po’ didascalica, il cugino Cavour e il marito Conte leggono due lettere parallele identiche e opposte, aprono agli spettatori i due mondi possibili per l’universo femminile: la Madre dal ventre ampio e la Donna dalla vulva d’oro. Alternative inconciliabili: fedeltà e cura che abbracciano la casa, i figli e il marito in un ruolo la cui soddisfazione è l’appagamento dell’amore; opposto a fama e intrigo, affermazione e potere, ambizione, che si scioglie in un amore libertino e sensuale, in un eros giocato con malizia devota alla causa tenuta nel pugno di una mano. Così era per le donne di metà Ottocento, così è per le donne del nuovo millennio.

Quando appare finalmente la tanto attesa Virginia, con un suggestivo balzo avanti nel tempo che dal ballo di Compiegne del 1855 ci catapulta alla vigilia del 1900, ci colpisce, nella forza di questa figura e dell’interpretazione dell’attrice, la sconcertante modernità del personaggio: Virginia è una donna che ha usato la propria immagine per creare una rete di notorietà dove fosse riconoscibile, Virginia ha usato l’arte della seduzione e il culto dell’immagine ai suoi primissimi albori, cospargendo le corti di tutta Europa di sue fotografie. Cosa potremmo dire oggi di diverso ad un secolo e mezzo di distanza, del bombardamento mediatico, del succedersi frenetico delle immagini, da facebook o dalla televisione? L’identità di ciascuno non si nutre forse oggi del bisogno di riconoscimento: chi sei se gli altri non lo sanno? C’è una esistenza al di là dello specchio riflesso negli altri?

In questa drammatica riflessione scopriamo la fragilità di Virginia, il dramma di una donna dimenticata, schiava del proprio ruolo di concubina, di bottino da Re, che esiste solo nel presente della propria bellezza, ritratta nella foto ingiallita e conservata come cimelio nello scrigno delle sue carte preziose, le uniche che possano dire chi è, le uniche che possano dire che esiste davvero. Così Virginia, prima della nascita della società dell’immagine, conta comunque i like che si accumulano ai piedi della sua foto, ormai pochi, rari, tristi, memori di un passato glorioso. Lo spettacolo, pur cercando un ritmo ammiccante al comico e al grottesco, non sempre pienamente riuscito, ci ha colpito per la forza di un messaggio esistenziale racchiuso nel dramma: una donna, alla fine della vita, divorata dai topi che le mangiano i sogni di una giovinezza e di una identità svanite.

Info:

VIRGINIA CHE FECE L’ITALIA, Storia di una vestaglia nascosta in un vessillo

di Elena Miranda, da un’idea di Alessandro Ciccarese

Regia di Gabriele Giaffreda

aiuto-regia Ginevra Razzoli

Produzione Nexus Studio di Gisella Marilli

con Luisa Cattaneo, Duccio Baroni, Neri Batisti, Eugenio Nocciolini, Anna Serena, Martina Vianovi,

e con Daniele Basile, Sara Buonadosa, Giada Ciabini, Michela Mugelli, Claudia Nasuto, Lorenzo Lisi, Luca Vivaldi

 

Villa Gerini di Colonnata Sesto Fiorentino

da lunedì 10 a venerdì 14 luglio ore 21.30

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