VIRGINEDDA ADDURATA@Teatro Libero Milano

Uscito dalla vena creativa di Giuseppina Torregrossa, medico e scrittrice vivace e prolifica, ispiratasi a un drammatico fatto di cronaca avvenuto a Trapani non molti anni addietro, il testo di “Virginedda Addurata” (Vergine Adorata)suo ultimo lavoro scritto appositamente per “Palco Off – Autori, attori, storie di Sicilia”, brillante Rassegna in cui il mondo siciliano disvela se stesso – tocca numerose problematiche relative alla posizione atavicamente sottomessa della donna all’uomo dispotico e al rapporto tra divino e umano in un ambiente connotato da una notevole percentuale di ignoranza che va di concerto con la presunzione e di altre ‘qualità’ similari.

Protagonista silente della pièce e fulcro della vicenda è Santa Rosalia (patrona di Palermo vissuta nel XIII secolo, appartenente alla nobile famiglia dei Sinibaldi anche se non si hanno notizie certe sulla sua vita trascorsa in eremitaggio e divenuta famosa per avere, secondo la tradizione, liberato la città dalla terribile epidemia di peste del 1624), la Santuzza interpretata dalla sempre brava Francesca Vitale capace di rappresentare la dicotomia tra l’aulicità e la disponibilità all’altro peculiari di una Santa e il senso di intolleranza verso la moltitudine di fedeli, curiosi e turisti di chi abitando in grotte ha trascorso la propria vita lontana dagli uomini.

Davanti alla sua statua si avvicendano numerosi fedeli tra cui alcune donne, le protagoniste della tragica vicenda narrata, impersonate dalla brava, duttile, entusiasta e appassionata Egle Doria abile nel rendere le diverse personalità: quelle di una donna, vittima di un marito prepotente e prevaricatore, di sua madre, di sua figlia che vede la realtà senza veli e dell’amante del coniuge. Tutte al ritmo di brani di musica leggera si confidano con la Virginedda Addurata affinché esaudisca i loro desideri spesso frutto di una visione distorta della realtà e contraddittori rispetto al vero bene di ciascuna tanto da rendere impossibile ogni azione della Santuzza super partes in quanto ascolta senza giudicare e consapevole che i veri miracoli sono le azioni sagge degli uomini.

Un’altra stimolante regia di Nicola Alberto Orofino che si aggiunge alle precedenti mostrando una visione critica ancorché orgogliosa della propria terra – i cui sapori sono godibili prima dello spettacolo tramite una piacevole degustazione di prodotti tipici preparati da siciliani milanesizzati – oggetto di simpatici dibattiti alla fine di ogni rappresentazione.

Molto interessante il video fotografico Into the Silence – Eremiti del terzo Millennio in cui il fotografo e regista siciliano Carlo Bevilacqua fornisce alcune testimonianze (frutto di una lunga ricerca presentata nel 2015 a Palermo in occasione delle celebrazioni dedicate a Santa Rosalia) di odierni eremiti (‘aghi in un pagliaio’ in un’epoca frastornata e frastornante in cui la riflessione e la meditazione sembrano non avere casa) focalizzando così l’attenzione sull’attualità di una scelta esistenziale tesa a un’ascesi molto rigorosa, propria del mondo orientale più volto alla contemplazione rispetto a quello occidentale pragmatico e concreto, la cui linea di demarcazione è stata nel passato l’Italia meridionale, culla nel Medioevo di una vita religiosa di stampo bizantino.

Oggi, sotto le apparenze di una civiltà evoluta a livello mondiale serpeggiano pericolosamente una solitudine cosmica e un notevole vuoto interiore accentuato da un’ignoranza e una superficialità (trasformatesi da endemiche in epidemiche) camuffate da una sfrontata presunzione: sono nati e nascono ovunque nuovi miti che mescolandosi a quelli del passato non rendono l’uomo autonomo e capace di agire secondo una propria moralità maturata e ponderata, ma ne fanno una pecora debole e fragile pronta a sentirsi leone se intruppata.

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