Selene Gandini, splendide interprete di Little Women l’anno scorso al Teatro Orologio, torna in scena nella stessa location con un nuovo lavoro, VERSO ITACA, ispirato al celebre poema omerico dell’Iliade.
Si passa dunque dalla letteratura all’epica, ma Selene Gandini mantiene un suo registro espressivo affascinante e inconfondibile e non manca quel consueto profumo di femminilità, più forte di quello già avvertito con le sue “Piccole donne” -ancorate ad una dimensione più adolescenziale – che avvolge, più saldamente che mai, le protagoniste mitologiche di VERSO ITACA, le donne di Ulisse. Donne che non si sono mai incontrate nel Poema, né si sarebbero mai amate o apprezzate, ma che avevano in comune solo lo stesso Uomo: Ulisse e il suo abbandono.
Penelope la moglie in attesa, Circe l’amante rabbiosa, Calipso la ninfa innamorata, Nausicaa la via della salvezza. Ritroviamo sul palco due delle attrici che debuttarono in "Little Women": una vibrante Claudia Salvatore dalla performance rabbiosa e allo stesso tempo abominevolmente conturbante, confacente, come registro espressivo e per aspetto fisico, a quello di una Circe offesa, che non ha chiuso i conti con l’uomo che è riuscito a beffarla. Vibrante, precisa come se non meglio, che nella Giò del romanzo della Alcott.
C’è poi Carlotta Piraino (performance decisamente più apprezzabile rispetto a Piccole Donne), una Nusicaa quasi eterea e impalpabile, ma allo stesso tempo non scontata . C’è poi una profonda e dolente Alessandra Salamida dalle doti canore indiscutibili. E infine, una Caterina Gramaglia che disegna una Calipso fuori le righe, ai limiti dello spassoso, canterina ed empatica, indimenticabile nella sua eccentricità, come le tante donne messe in scena in questi anni.
VERSO ITACA si propone come uno spettacolo di teatro-danza dai tratti vagamente sperimentali, che mette in campo una drammaturgia di buon livello e ricercata che dialoga con un audiovideo evocativo e altamente onirico, lasciato sullo sfondo a intervallare le scene nei momenti di passaggio fra una donna e l’altra.
Un’opera più coraggiosa e matura di "Little Women" sul piano espressivo e concettuale (giusto l'insistere su alcuni elementi come le barhette di carta disseminate sulla scena e appese al soffitto del corridoio antistante la porta del teatro quale simbolo di Ulisse ma anche dell'Uomo che fugge); un'opera sicuramente ben riuscita anche se, a parere di chi scrive, i passaggi più narrativi restano quelle in cui la regista si sente più a suo agio e dove il pregio del testo risalta inconfondibilmente.
L’audiovisivo ed il suo utilizzo è un espediente già usato dalla regista Selene Gandini in "Little Women" ma qui viene sfruttato in un altro modo: non tanto per spiegare dei passaggi (non c’è qui una trama vera e propria) ma, per lo più, per sfruttarne le immagini (una spiaggia, i messaggi in bottiglia, le onde del mare, le barchette di carta) cui si accosta una simbologia nascosta nelle pieghe dei pensieri delle protagoniste.
Tutto lo spettacolo vive di questa leggerezza di linee e forme giocate sui chiaroscuro e sulle ombre, sul contrasto fra il bianco delle vesti, il telo bianco e le luci di scena colorate e sgargianti sul fondo di scena scuro. Le performance di danza sfruttano il corpo in un continuo sussulto, uno strusciare e raccogliersi delle attrici in se stessi, raccolte, a volte, nella chiusura sul ventre materno, in un’inquietudine tipica del sonno.
Decisamente coreografica e d’impatto scenico, la performance delle quattro attrici ha anche momenti canori molto commoventi e un testo recitato che mantiene e rispetta il registro omerico, senza tradirlo nel tono. Lo sfrutta invece, per dare voce alle quattro protagoniste, permettendo loro di confrontarsi e comprendere, forse, i propri limiti. E per tutte, sebbene così diverse, aleggia implacabile l’assenza dell’archetipo maschile, dell’uomo, del marito, dello straniero, dell’amante mancato, dell’uomo da salvare. Ulisse ha tanti ruoli quanto la sua personalità ambigua e vagamente truffaldina gli concede di avere. In questa chiave di lettura, tutta al femminile, Ulisse è insieme il grande assente e il grande presente. L’uomo da amare e da odiare, quello che non si vuole capire perché non si fa capire, non si fa afferrare. Un sentimento troppo umano per donne quasi Dee (alcune) o troppo misterioso per quelle mortali (le altre). Donne i cui intenti non sono dissimili da quelle del nostro tempo, alle quali si accostano però con grande timidezza e chiuse in un alone che resta “Mitico”.
L’Uomo vive nei loro ricordi, quasi a loro dispetto, e le riflessioni sulla sua persona si confondono con il concetto stesso di Umano e Divino e sulla capacità tutta umana di Ricordare, amare e lasciare una traccia, un’orma nella vita di qualcun altro, un’orma cancellata dalle onde del mare sulla sabbia, non a caso una delle tante immagini scelte per l’audiovisivo. Una metafora, forse dei passaggi di tanti uomini nella vita di donne diverse, che viaggiano poi altrove, verso altre Itaca (o verso nessuna reale Itaca), lasciando, spesso, solo una dolorosa scia di lacrime.
Dopo il successo di LITTLE WOMEN (vedi la nostra recensione) presentato lo scorso anno all’interno della rassegna HERs, Selene Gandini e la compagnia Kinesisart torna al Teatro dell’Orologio con una nuova produzione: si chiama VIAGGIO VERSO ITACA, e vede l’attrice di nuovo nei panni di regista, alle prese con le suggestioni omeriche, lette in chiave femminile e in scena con un corpo di sole attrici, dal 3 all’8 novembre. Insieme alla Gandini un corpo di attrici d'eccezione, a partire da Caterina Gramaglia (deliziosa inteprete, aapprezzata già ne Le Lacrime di Giulietta,Carlotta Piraino e Claudia Salvatore (già viste in Little Women), e Alessandra Salamida .
La Trama
Ulisse raccontato dalle parole di chi lo ha amato, odiato, atteso e ritrovato.
Le donne che l’eroe della guerra di Troia incontra durante il suo lungo cammino si ritrovano su una spiaggia richiamate da un sogno.
Protagoniste di un amore passionale, difficile, corrisposto, rifiutato, insieme realizzano un altro viaggio creando una tela rossa, i cui fili vengono intrecciati attraverso un linguaggio creato da parole, suoni , canti e danza.
La Compagnia
La Compagnia Kinesisart nasce nel 2012. È un gruppo di lavoro composto da sole donne che realizza eventi artistici legati al teatro, alla fotografia, video-art, scenografia, pittura e musica. L’obiettivo è quello di far confluire in ogni progetto più discipline artistiche.
VIAGGIO VERSO ITACA
progetto di Selene Gandini
con Caterina Gramaglia, Carlotta Piraino , Alessandra Salamida, Claudia Salvatore
regia Selene Gandini
produzione Kinesisart, Sycamore T Company
SALA ORFEO
dal 3 all’8 novembre 2015
dal martedì al sabato ore 21:00 | domenica ore 18:00