VANIA @ Teatro Cantiere Florida. Il ritratto grigio di una generazione in coma

VANIA segna la ripresa della stagione di prosa del Teatro Cantiere Florida una drammaturgia collettiva della compagnia Oyes di Milano trae ispirazione dal celebre testo di Cechov per guardare impietosamente l’inerzia di una generazione che ha rinunciato ai sogni e alla vita.

Menomale che ci è rimasto il teatro: “è la punta avanzata dell’umanesimo: è a teatro che ci si interroga sulla vita, sulla morte, sulla religione, sul senso dell’esistenza, su i temi più controversi della società, della politica e della civiltà” osserva giustamente Massimiliano Civica nell’ultima intervista su TeatroeCritica. Fanno questo i giovani ex allievi della Accademia dei Filodrammatici della Compagnia Oyes: ci permettono per sessanta minuti di sederci al buio e riflettere su cosa sono le nostre vite, quali sogni abbiamo abbandonato, quali speranze nutriamo, nonostante il tempo che passa, per il nostro futuro. Si esce turbati dalla sala del teatro chiedendoci se facciamo parte di quella generazione nè-nè, nè vivi nè morti, nè andiamo nè restiamo, se siamo anche noi spettatori come i personaggi, tratti dall’originale cechoviano, in coma.

Stefano Cordella dirige un gruppo affiatato di quattro attori Francesca Gemma, Vanessa Korn, Umberto Terruso, Fabio Zulli che riportano ai nostri giorni nella desolante provincia lombarda i personaggi deboli, fiacchi e stanchi della vita dell’orginale: del dramma di Zio Vanja conserva il meccanismo di inerzia della trama, la staticità di personaggi rassegnati e colmi di desideri espressi ma irrealizzabili e che non potranno mai concretizzare, che riempiono di acqua il mare, trascorrendo giornate uguali a se stesse, tra il bere e il parlare. Sparisce l’ambientazione borghese di fine ottocento per lasciare spazio alla cappa asfittica di una famiglia di oggi che attende la morte del malato terminale, il Sergio, trasposizione del vecchio professore Serebrjakov, dove si intrecciano le vite e le parole della troppo giovane e bella moglie Elena (Vanessa Korn), che si muove elegante sui tacchi da principessa, del fratello Ivan (Fabio Zulli), un rozzo e popolare Zio Vanja che tenta di rianimare il malato con la comune passione calcistica nel ricordo delle geste eroiche del Milan anni novanta di Savisevic, la nipote Sonia (Francesca Gemma) una punk ribelle, cantante casalinga dalla voce davvero straordinaria, che sogna Londra come una chimera, non più bambina, ma ingenua e procace innamorata di Doc (Umberto Terruso) l’orginale dottor Astrov, affascinante quarantenne stregato dalla bellezza di Elena, perso nei tempi d’oro della giovinezza delle possibilità perdute, nelle scorribande alcoliche con l’amico d’infanzia Ivan.

Nel divertente gioco delle differenze e delle similitudini riconosciamo molto di Cechov: il rispetto sostanziale della trama oltre che l’intreccio e i rapporti tra i personaggi, l’aria irrespirabile ben trasportata in scena dalla presenza della malattia terminale di cui sentiamo il respiro forzato e ansiogeno che accompagna alla morte.

I dialoghi e le scene di Cechov si confondono con la drammaturgia originale del gruppo Oyes tra la tv, le partite di calcio, la musica, le conquiste giovanili, le delusioni, le battute che strappano spesso le risate del pubblico, il Samovar lascia il posto al Negroni, e Pietroburgo a Londra, restano i dialoghi centrali del dramma dove nonostante le parole siano più grette e basse si scorge quel non detto sottile che è proprio di Cechov.

Questo VANIA è un quadro dai toni in bianco e grigio della contemporaneità, illuminato a stento da lampadine immerse nel liquido delle flebo a cui sembrano essere attaccati tutti non solo quel Sergio malato, personaggio assente fisicamente ma sapientemente trasformato in una consolle mixer su cui a turno gli attori si alternano sia per rianimare il moribondo sia per gestire direttamente dal palco suoni e luci della scena. Lo spazio si presenta essenziale ben utilizzato in ogni direzione: tre sedie grigie al centro con due lampade-flebo, e poi gli altrove, il malato-mixer a sinistra, una cornice bianca della porta di casa, un tavolino a destra e una sedia bianca laterale con la sua luce-flebo attaccata.

Gli attori non escono mai di scena e attendono osservando i propri ingressi in uno di questi luoghi, come se nessuno di loro potesse davvero uscire dalla propria irrespirabile esistenza. Tradiscono questa giusta intuizione con la follia dell’algida Elena che esce di scena dalla platea, inutile aggiunta che si distacca dalla trama lasciado il pubblico e gli stessi personaggi basiti.

Davvero difficile restituire le atmosfere delicate, le venature di sofferenza, crepe dell’anima dell’originale cechoviano fatte di nessuna azione, di parole solo apparentemente vuote. Interessante l’operazione di Oyes di riscritttura immersa nella quotidianità di oggi, nell’aria sfittica di una famiglia di una casa normale, ci restituisce quel suo contemporaneo che l’autore stesso ritraeva della decadente borghesia russa di fine secolo. Ma è forse troppo sottile l’equilibrio dell’originale per resistere a questo spostamento. Del resto si esce spesso delusi da una rappresentazione di Cechov, in questo caso ci sono dei momenti che riescono inaspettatamente a coglierne l’essenza, delle ottime idee, dei bravi attori, ma nel complesso la raffinatezza del testo non riesce ad invadere emotivamente lo spettatore.

A proposito del suo teatro, Anton ÄŒechov scriveva: il pubblico vuole che ci siano l’eroe, l’eroina, grandi effetti scenici. Ma nella vita ben raramente ci si spara, ci si impicca, si fanno dichiarazioni d’amore. E ben raramente si dicono cose intelligenti. Per lo più si mangia, si beve, si bighellona, si dicono sciocchezze. Ecco che cosa bisogna far vedere in scena.

“Sonja: Dimmi in coscienza, sei felice? | Helena: No” (Zio Vanja A. Cechov)

Info:

VANIA
Spettacolo finalista Inbox dal vivo 2017
ideazione e regia Stefano Cordella
drammaturgia collettiva Compagnia Oyes
con Francesca Gemma, Vanessa Korn, Umberto Terruso, Fabio Zulli
disegno luci Marcello Falco
costumi e realizzazione scene Stefania Corretti, Maria Barbara De Marco
organizzazione Valeria Brizzi
produzione Oyes
con il sostegno di Funder 35 e Mibact, Regione Umbria, Comune di Gubbio, URA, Next laboratorio delle idee per la promozione e la distribuzione dello spettacolo dal vivo
foto Matteo Gilli

Teatro Cantiere Florida
4 aprile 2018

VANIA – teaser from compagnia Oyes on Vimeo.

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