È estremamente complesso descrivere l’arte di Daria Paoletta, attrice narratrice regista, fondatrice della compagnia Burambò con Raffaele Scarimboli, che nel corso della sua carriera ha vinto numerosi premi, fra cui il premio Eolo e il premio Inbox verde.
Ad Albano il fascino potente della sua narrazione trasporta tutti in un mondo incredibile, quello di Una storia che non sta né in cielo né in terra, una riproposizione di una fiaba, La sposa sirena, che fa parte della raccolta di Fiabe italiane di Italo Calvino.
Marionna e Cataldo sono due giovani sposi: Cataldo, pescatore, si rimette in mare subito dopo il matrimonio e Marionna lo attende ogni giorno, guardando l’orizzonte e sognando di ricongiungersi al suo amato.
Ma l’attesa si rivela più lunga e un giorno il re, al galoppo sul suo cavallo, arriva nel piccolo paesino e lei fugge con lui senza pensare alle conseguenze.
Destino vuole che Cataldo torni e non la trovi a casa.
Destino vuole che dopo un po’ il re, al galoppo sul suo cavallo, annoiato da Marionna, la riporti a casa.
Cataldo si vendica: la prende, la carica sulla sua barca e la lascia in mezzo al mare. Ma Marionna non muore, è così bella che si trasforma in sirena e da sirena salva il suo Cataldo dal canto mortale delle altre sirene.
E così i due si ritrovano, anche se divisi dalle forme e dal mare. L’intervento di una fata e il furto di un fiore che profuma come il paradiso permettono ai due di riunirsi: Marionna riacquista le sue sembianze umane e finalmente torna a casa, anche se…
Non svelo il finale.
Quello però che posso e voglio svelare è la grazia di Daria Paoletta, un’attrice incredibile capace di convogliare nello stesso gesto potenza e delicatezza.
Attraverso la sua narrazione perfetta nei ritmi, nei toni, nelle voci che si susseguono lo spettatore accede a una dimensione di incanto lieve che non sta né in cielo né in terra ma solo nelle immagini che si susseguono sul palco.
Facendo affidamento solo su una sedia, uno scialle, una collana, Paoletta, con uno stile misurato e attento a ogni singolo stimolo esterno, crea un unicum temporale e spaziale dove le comari, pettegole e impiccione, lasciano il posto al re galoppante, così buffo nel suo trionfante ingresso in paese e poi alla dolcezza dell’attesa di Marionna, alla sua disperazione, al suo coraggio.
Potente diventa l’evocazione del mare, amico, nemico, mondo da scoprire, mondo da cui fuggire. Il mare fa da sfondo e diventa improvvisamente protagonista, soprattutto nei momenti più tragici di questa storia.
Ma è anche il mare che permette ai due di ritrovarsi e in questo nuovo incontro i ruoli sono invertiti; Marionna non è più vittima ma salvatrice, Cataldo non è più vendicatore ma indifeso.
Quello che resta alla fine è questa sensazione di meraviglia tenera e struggente, di una magia che trova il suo tessuto fondante nella grazia scenica di Daria Paoletta, che colpisce il cuore e da cui difficilmente ci si distacca.
Una storia che non sta né in cielo né in terra
Di e con Daria Paoletta
Compagnia Burambò
Teatro di figura e narrazione