BESTIE @Teatro della Limonaia: un viaggio nel buio

Un festival coraggioso come Intercity al Teatro della Limonaia di Sesto Fiorentino che dà accoglienza a voci di nuova contemporaneità (Jon Fosse, fulgido esempio, ma anche altri, ancora più inediti, drammaturghi) diventa palcoscenico per un inedito esperimento: rendere drammaturgia un’opera di Federigo TozziBESTIE, testo semisconosciuto (non fosse per il lodevole lavoro di accademici come Giorgio Luti e Marco Marchi) e fiammeggiante scrittore senese, di cui ricorre quest’anno il centenario della morte. Morì all’alba del 21 marzo, domenica di Passione, uno dei più vulcanici e geniali autori del nostro Novecento, e con lui la sua ‘scrittura crudele’ di cui in scena abbiamo l’opera di esordio – indimenticabile.  

BESTIE nuova produzione per Intercity Festival

Diciamolo subito: ne è valsa la pena. In questo inizio di stagione così esitante e piena di ombre, ci sediamo spesso in sala con qualche remora: un’altra lettura, un altro monologo, pochissimi attori in scena, ci diciamo, ne abbiamo voglia? Si può considerare teatro? Avrà le chance di calamitare la nostra attenzione, di interessarci, emozionarci? Nel caso di BESTIE, andato in scena al Teatro della Limonaia di Sesto Fiorentino a cura di Andrea Macaluso, con le voci di Alessandro Baldinotti e Giusi Merli, la risposta è positiva, per molte motivazioni. La mise en espace è curata e levigata, un palco privo di quinte, lungo e buio, occhi di luce, talvolta minuscoli, giochi di luce per evocare, ad esempio, il sole spietato dell’estate senese, o per simboleggiare l’oscurità decisa a divorare il mondo, specie interiore, del personaggio di cui si va narrando. Due interpreti estremamente tozziani, in un’estetica brusca, tagliente, talvolta sgradevole, due voci però educatissime e calibrate, una tastiera espressiva tesa in iperbati ammirevoli, rendono il testo narrativo di Federigo Tozzi una vera e propria partitura. Nessun mezzo è dimenticato per renderlo tale: i due interpreti si intonano e si riecheggiano, variando da una scena in autentico toscano a momenti lirici in cui il passato di Baldinotti con la Societas si tocca con mano. Talvolta questo impegno è addirittura eccessivo, dato lo spessore lirico e poetico del testo meraviglioso che ci viene offerto, e la fruizione di questa meraviglia sarebbe già abbastanza per giustificare lo spettacolo, qualunque fosse stato. Si tratta di prose narrative di un Tozzi giovane, non ancora deciso ad affrontare lo sforzo superiore del romanzo. Brevi novelle, o prose, comunque, talvolta aforismi, lampi, nelle quali un animale fa sempre capolino. Talvolta con funzione allegorica dichiarata, come l’allodola / anima di uno dei racconti, talvolta con funzione narrativa decisamente utile, come la formica che si arrampica sul collo del fiasco e fornisce una pausa nella lite della coppia che smette di scontrarsi per eliminarla. Talvolta l’animale si giustappone misteriosamente, voce e icona di un mondo altro che per paratie porose si collega al nostro. La catena di animali fornisce un legame tra una situazione e l’altra, ma un legame più profondo è costituito dal fatto che ogni breve testo è tessuto delle inquietudini, del malessere, della sensibilità assoluta e abnorme di un genio che si confessa segretamente, e dice senza dire. C’è un filo drammaturgico e teatrale inatteso e inaspettato in Bestie, mai interpretato in questa chiave, c’è un personaggio forte che ammette di essere sdoppiato e interpretato e nel buio del palco ci fa vivere un viaggio mentale e corporeo eccelso e crudele, vertiginoso e cattivo. Un grande regalo di questo coraggioso esperimento.

NOTE SULL’OPERA DI FEDERIGO TOZZI

In Bestie, uscito nel 1917, Federigo Tozzi, grande e poco conosciuto fra gli scrittori Decadenti toscani, sperimenta un genere letterario raro e speciale: sessantotto brevi prose di argomento vario in cui personaggi, situazioni, atmosfere si accostano e si avvicendano legate da un unico filo conduttore, l’apparizione di un animale. Vipere, lumache, formiche e cardellini si affacciano e assistono silenziosi alla scena, facendo da cornice ed allo stesso tempo entrando a far parte della composizione. In queste iconiche apparizioni affiorano le memorie personali dell’autore, che nel mondo animale ritrova quella logica misteriosa e profetica che è la preistoria di ogni uomo. Bestie enigmatiche e silenziose, eppure parlanti nel loro silenzio: simboli e maschere di un leopardiano male di vivere che costituisce una delle cifre di un maestro di una buia scrittura crudele, vertice del nostro Novecento.Intercity Festival, con la direzione artistica di Dimitri Milopulos, ha costituito il coraggioso atto di ripresa del Teatro della Limonaia, e si è snodato per varie settimane annoverando testi di teatro contemporaneo, spesso vicinissimi alla nostra attualità. Una ripresa coraggiosa e innovativa che precede una stagione altrettanto coraggiosa in tempi così tesi per lo spettacolo dal vivo, e di cui Bestie è stato il capitolo conclusivo.

BESTIE

di Federigo Tozzi
a cura di Andrea Macaluso
con Alessandro Baldinotti e Giusi Merli
suono Marco Mantovani
foto Ilaria Costanzo

Teatro della Limonaia, Sesto Fiorentino
Lunedì 19 ottobre 2020
PRIMA ASSOLUTA

image_pdfSCARICA QUESTO ARTICOLO IN FORMATO PDF