E’ andato in scena il 18 Dicembre al Teatro Cantiere Florida di Firenze UN PRINCIPE della compagnia umbra Occhisulmondo che, ispirandosi liberamente all’Amleto di William Shakespeare, ha osato trasformare, con caratteri orientali improntati al gesto e all’essenzialità, i monologhi più celebri e conosciuti del teatro di prosa.
a cura di Michele D’Ambrosio
UN PRINCIPE arriva alla scena dopo duecento giorni di prove in diverse residenze artistiche in tutta Italia. E’ il secondo capitolo di una trilogia shakespeariana di Occhisulmondo iniziata nel 2009 con TO FEEL, rilettura di Romeo e Giulietta, e conclusasi con IL NERO, ispirato ad Otello.
All’entrata in sala ci accoglie una voce metallica: ci avverte che ogni società viene alla luce e cresce, arrivando infine all’inesorabile decadimento, lasciando dietro di sé solo il sogno. Ci svegliamo di soprassalto quando forti luci bianche mostrano i personaggi dai tratti fisionomiici molto marcati e dalle tinte degli abiti molto accese, che rimandano al Pinocchio di Collodi e alle figure delle carte da gioco. In scena solo cubi e personaggi. Inizia da qui il sapiente muoversi a scatti sincopati degli attori: prova di come si può fare del teatro di qualità solo con l’utilizzo del corpo senza alcun scenografico orpello. E’ come se tutti i personaggi fossero delle pedine di una scacchiera, mossi da un filo invisibile e schiacciati da un vetro che li tiene lontani dal pubblico.
L’attenzione è fortemente catturata dai caratteristici costumi di scena, molto vistosi ed estrosi, arricchiti di maschere e trucchi molto appariscenti e simili tra loro, a voler simboleggiare una comunanza tra tutti.
Non c’è spazio per gli oggetti di scena nè per la retorica perchè tutto è in mano all’essenzialità dei gesti che caratterizza ciascun personaggio con un movimento quasi unico e ben riconoscibile. Amleto nel suo muoversi a scatti andando da una parte all’altra rappresenta il dubbio continuo. La regina col suo bacino in avanti è l’incarnazione della seduzione. Ofelia (interpretata da una eccezionale Greta Oldoni) trema, mostrandoci quanto è fragile nel suo amore per Amleto, nella sua pazzia e nella sua morte, dove le note di una canzone di Mina tolgono le parole a Shakespeare ma non la potenza alla scena. Orazio, perennemente a stringersi nelle sue vesti in atteggiamento di chiusura. Tutti i personaggi sono delle marionette, delle pedine mosse da una forza ascrivibile al caos o allo scorrere delle cose, in cui tutti sono chiamati ad assumersi delle responsabilità ma irrimediabilmente nessuno di loro lo fa. Ognuno si muove in uno schema determinato che lo ingabbia: Amleto col suo muoversi continuo e repentino comunica con forza la sua prigione emotiva con sulle spalle il peso del mondo uscito dai cardini.
Si ha la sensazione che sul palco al posto di corpi ci siano solo emozioni e desideri in lotta tra di loro, che si attraggono ma irrimediabilmente si distaccano come schegge impazzite, facendoci entrare in questo puzzle.
Il mondo sembra un promontorio sterile che sta cadendo a pezzi. Colore a questa aridità viene data dalla pazzia che ‘non deve essere lasciata ma sorvegliata’ e Amleto chiama proprio tutta la platea e gli altri compagni del palco per ‘fare il pazzo’ raccontandoci l’omicidio del padre. Al termine tutti tornano indietro proprio come sono arrivati, indietreggiando di fronte alla verità, ciascuno venuto con il proprio panchetto a far da spettatore all’esibizione.
Un finale completamente sorprendente e liberamente riscritto ci mostra come tutte le maschere molto simili dei vari personaggi portano alla distruzione di loro stessi e dei sentimenti: il dubbio, la fragilità, la seduzione, la menzogna portano all’autodistruzione se non vissuti e affrontati responsabilmente. Forte riecheggia l’essenzialità del gesto della morte stessa; in fondo anche la morte è necessaria ed è solo questione di essere o non essere.
UN PRINCIPE è uno spettacolo che serve da banco prova per gli attori e se potevano esserci dei dubbi sul perché dell’ennesimo Amleto, la grandezza degli interpreti li ha fugati tutti: l’attualità struggente di uno dei più grandi classici del teatro riempie davvero il cuore nella genialità della drammaturgia. Massimiliano Burini ha riscritto e osato riproporre una delle tragedie più note di tutti i tempi in un modo lontano dalla concezione della prosa teatrale, in cui anche il monologo dell’essere o non essere viene solo accennato per lasciare spazio alla rielaborazione della maschera e a una immediatezza che arriva senza filtri.
Info
UN PRINCIPE ispirato ad Amleto di William Shakespeare
con Daniele Aureli, Amedeo Carlo Capitanelli, Andriy Maslonkin, Greta Oldoni, Raffaele Ottolenghi, Matteo Svolacchia, Giulia Zeetti
costumi Francesco Marchetti “Skizzo”
realizzazione costumi Elsa Carlani Cashmere
assistente alla regia Matteo Svolacchia
drammaturgia e regia Massimiliano Burini
produzione Occhisulmondo
coproduzione Centrodanza Spazio Performativo, Centro di Palmetta, Teatro Cucinelli, Teatro Mengoni-Magione, Teatro comunale di Narni Giuseppe Manini e con il sostegno di TSU Teatro Stabile dell’Umbria
Teatro Cantiere Florida, Firenze
18 dicembre 2018