UN ESCHIMESE IN AMAZZONIA @ Teatro Cantiere Florida. Firenze contemporanea grazie a Materia Prima

Inizia con UN ESCHIMESE IN AMAZZONIA della Compagnia The Baby Walk, l’articolata edizione 2018 di Materia Prima, curata da Murmuris al Teatro Cantiere Florida: cinque appuntamenti teatrali, un laboratorio e gli incontri col pubblico.

La rassegna di Murmuris

Marzo a Firenze è teatro contemporaneo grazie a Murmuris: per la quinta edizione di Materia Prima, tutti i giovedì a partire dall’8 al 29 marzo quattro spettacoli di grande livello, Un Eschimese in Amazzonia, di Liv Ferracchiati, Premio Scenario 2017; l’attesissimo Macbettu, di Alessandro Serra, Ubu 2017 come miglior spettacolo dell’anno, già sold-out; Sempre Domenica, del Collettivo Controcanto, vincitore del Premio Inbox 2017, a cui è dedicato anche un mattinèe per le scuole; Memoria di ragazza, dall’omonimo libro di Annie Ernaux, con Daria Deflorian, Monica Demuru e Monica Piseddu e un laboratorio sulla scrittrice, nei tre giorni che precedono lo spettacolo. Infine una conclusione ad aprile in collaborazione con Middle East Now Festival, che oltre al cinema apre al teatro, con l’arrivo a Firenze della particolare performance White Rabbit, Red Rabbit del drammaturgo iraniano Nassim Soleimanpour con Fabrizio Gifuni, esperimento sociale di improvvisazione di un testo sconosciuto dallo stesso attore fino all’apertura della busta sul palco. Non mancano anche gli incontri con il pubblico di Casateatro che da anni Murmuris promuove con Unicoop Firenze, di educazione alla visione del contemporaneo.

Più di una rassegna, un’azione culturale nella città, come la definisce Laura Croce, direttrice artistica dell’evento. La scelta degli spettacoli non solo verte sul teatro di ricerca con drammaturgie contemporanee ed originali – compreso Macbettu, che rilegge il classico shakespeariano in dialetto sardo, interpretato da soli uomini, come nella tradizione elisabettiana, ma anche colpisce per i temi che porta all’attenzione del pubblico, dall’identità di genere della trilogia di The Baby Walk, con il terzo capitolo Un eschimese in Amazzonia, al problema del lavoro affrontato da Controcanto, che non c’è, e che se c’è, consuma le vite in Sempre Domenica.

La Trilogia dell’identità di The Baby Walk

In questo sguardo del teatro alla società di oggi, si inserisce il percorso di Liv Ferracchiati, che porta avanti dal 2015, suddividendo il lavoro della sua compagnia The Baby Walk nella Trilogia dell’identità: Peter Pan guarda sotto le gonne, Stabat Mater e l’ultimo Un eschimese in Amazzonia, presentato con un’anteprima al Premio Scenario. L’indagine della compagnia non si limita alle questioni legate al genere, ma il tema è affrontato come qualunque altra forma di identità alla quale come individui immersi in una società siamo chiamati a definirci.

Partendo proprio dal titolo, diretta citazione dell’attivista transessuale Porpora Marcasciano, un eventuale eschimese che si dovesse trovare catapultato in Amazzonia avrebbe numerose difficoltà ad adattarsi a ciò che lo circonda: il caldo, l’umidità, i vestiti da mettere, il senso di inadeguatezza a cui sarebbe sottoposto. Niente di strano.

Con la stessa estrema naturalezza, Liv, nascosto dal cappuccio della felpa nera, si presenta nella scena vuota, poco illuminata, di lato un pallone da calcio e una sedia con una giacca, davanti solo un microfono, e inizia, con voce colloquiale, a raccontare la propria condizione di eschimese, che non sarebbe una cosa di per sè grave, se non fosse che si trova in Amazzonia. È il contesto attorno che costituisce l’anomalia, e non il contrario.

Irrompe la voce del coro, gli altri quattro attori, Greta Cappelletti, Laura Dondi, Giacomo Marettelli Priorelli, Alice Raffaelli, che all’unisono, riporta l’attezione sul piano del genere, del sesso e della sessualità, chiedendo Sei maschio o sei femmina? Che sei? Cosa sei?

I messaggi: oltre il Genere

Il messaggio di Ferracchiati va oltre la propria sensibilità personale sul tema di genere, procedendo per link successivi, connessioni di senso o di assonanza, riferimenti pop dalla musica alla televisione, fino alla politica all’attualità, collegamenti alla letteratura di settore, salta da uno all’altro, come a seguire un algoritmo, logico illogico allo stesso tempo, che stabilisce la visualizzazioni di immagini, suoni, parole, a cui tutti noi siamo sottoposti aprendo un google o un facebook qualsiasi. Esattamente come avviene nella frenetica apertura dello zibaldone della rete, oltre al soggetto, intepretato dall’eschimese Liv, rispondono, interagiscono, offendono e abbracciano tutti gli altri, impersonificati dal coro, cioè la gente, la massa del contesto attorno, dove non c’è distinzione individuale, che restituisce come uno specchio deformante l’identità dell’eschimese.

Si passa, senza spiegazioni, che forse ne avrebbero aiutato una fruizione più consapevole da parte del pubblico bombardato da stimoli diversi, dalla musica pompata di Scream & Shout, agli esercizi dei personal trainers in palestra, dal romanticismo mielenso di Gianni Morandi, alla perifrasi delle parole di Tenco e Vasco, che perdono senso nella loro formulazione senza musica. Fino ad una plausibile intervista a Uomini e Donne, dove il fenomeno è preso superficialmente di mira da una raffica di domande la cui risposta in realtà non interessa a nessuno dei partecipanti. Con ironia e disincanto, privi di ogni lacrimevole compassione, si scontrano i riferimenti alla Dinastia dei Kim di Corea, ad un auspicabile azzeramento dell’umanità grazie alla bomba atomica con la possibilità di ricominciare da capo, contemporaneamente anelito e timore, che desideriamo noi stessi durante l’elenco idiota di riferimenti frullati a Donald Trump, Hilary Clinton e Master Chef. Divertenti e più comunicativi, i link pop, comuni a tutta una generazione, a Lady Oscar e la puntata censurata, Bim Bum Bam e il pupazzo rosa monociglio, Holly e Benji, essi stessi portatori di stereotipi, tornando alla domanda iniziale: Sei maschio o sei femmina?

Il gioco dei link s’innesca nello stesso spettatore, e ve lo proponiamo con ulteriori richiami: MDLSX di Motus con la stessa domanda Cosa sei? Che mostro sei? con cui troviamo molte assonanze, dall’immagine androgina della protagonista, alla idenficazione che mescola il vissuto personale e la narrazione, fino all’accostamento di riferimenti diversi, musicali, iconici e filosofici; Paul B. Preciado, di cui leggiamo su Internazionale la stessa verità quotidiana di disagio confessata con modesta naturalezza dall’imbarazzo di Liv sulle O e le A; l’ironia sferzante de I Soliti Idioti negli episodi dedicati alla autodiscriminazione ossessiva della coppia omosessuale.

Il problema identitario

La forma scelta dalla compagnia di accostamento senza unione di tanti stimoli, per lo spettatore risulta spesso estraniante, non immediatamente comprensibile, rischiando una freddezza emotiva che può lasciare lontano, pur evitando giustamente un approccio lacrimevole. L’approfondimento di questo terzo capitolo della trilogia porta con sè la stanchezza per l’attenzione morbosa al bisogno di definizione identitaria a cui siamo chiamati, invece di esaudire la richiesta semplice di non domandarsi più con tanta ossessione Che cosa sei? nel riconoscimento della fluidità della identità di ciascuno. Sono dissacrati in questo senso anche i momenti più coinvolgenti, come i ricordi post mortem di Eschimese, mentre sullo sfondo palleggia virilmente, che svelano la falsità del racconto della propria adolescenza di conquistatore senza cazzo, e il suo fallimentare braccio di ferro personale con Dio.

Ma ci si domanda: perchè non chiedere un coivolgimento emotivo al pubblico? In una coincidenza temporale allarmente, proprio a Firenze, con l’ennesimo episodio di discrimizione raziale, in un momento di deriva di odio, leva di una classe politica miope, verso il diverso in ogni sua forma, che sia gay, trans, donna, nero, meridionale, senza tetto, come società civile sentiamo piuttosto il bisogno di identificarci nella emozionata ed emozionante manifestazione di Pace di Piazza Santa Maria Novella.

UN ESCHIMESE IN AMAZZONIA

Spettacolo Vincitore Premio Scenario 2017
Ideazione e testo Liv Ferracchiati
Scrittura scenica di e con Greta Cappelletti, Laura Dondi, Liv Ferracchiati, Giacomo Marettelli Priorelli, Alice Raffaelli
costumi Laura Dondi
luci Giacomo Marettelli Priorelli
suono Giacomo Agnifili
organizzatrice di compagnia Sara Toni
ufficio stampa Roberta Rem
progetto compagnia The Baby Walk
produzione Teatro Stabile dell’Umbria / Centro Teatrale MaMiMò / Campo Teatrale / The Baby Walk in collaborazione con Residenza Multidisciplinare Presso CAOS Terni

Teatro Cantiere Florida, Firenze
8 marzo 2018
Materia Prima

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