Il 2 marzo, in scena al Teatro Argot, per la rassegna Perimetri/Partiture/Ri-scritture #SassoliniArgot, a cura del collettivo “Isola Teatro”, UMMONTE, di e con Elisa Porciatti, menzione speciale Premio Scenario 2013.
Una donna esile, in abito da sera nero, siede su di uno sgabello, al centro della sala del Teatro Argot, in mezzo ad un ottagono bianco tracciato sul pavimento, segnato agli angoli da ceri cimiteriali, spenti. La donna, Zoe, interpretata dalla senese Elisa Porciatti, anche autrice del testo, è pronta a lanciarsi in un lunghissimo monologo, di un’ora e mezza circa, agendo relativamente lo spazio scenico, sempre all’interno della stretta area ottagonale.
Il racconto sembra stratificato. Da un lato la storia biografica di Zoe. Vengono evocati e portati in vita numerosissimi personaggi, fantasmi: Ummonte, amico d’infanzia, lavora in banca e sogna di poter firmare le banconote da grande; Massimo, altro amico d’infanzia, disinteressato al soldo ma amante della “giustizia”, per questo avvocato, destinato ad arrivare in cima al monte-banca, al piano più alto e a cadere in disgrazia, inquisito per questo; Vera, negoziante grazie alla quale Zoe è cresciuta, che avendo visto il monte crescere e apportare benefici e ricchezza a tutta la cittadinanza, vi ripone assoluta speranza e fiducia. Viene mostrata con esattezza fotografica la geografia e l’urbanistica di questa cittadina, tanto che allo spettatore nell’ottagono appare, intero, quel microcosmo: le mura da cui escono i soldi, la piazzetta del monte con la grande statua di Sallustio Bandini, inventore delle cambiali, colui che dà il nome alla scuola di ragioneria, l’istituto più frequentato nella città d’oro, il cimitero della Misericordia e tanti altri luoghi ancora.
Dall’altro lato l’incredibile attualità della cronaca. La crisi delle banche, il tracollo economico: “Come nascono i soldi?” “Come crescono i soldi?” “Che fine fanno i soldi?” Queste le regole di Ummonte l’amico e la banca insieme. Nel nome stesso Ummonte appunto, si intrecciano perfettamente i due piani narrativi, quello biografico e quello della denuncia e contestazione di certi meccanismi socio-economici. Ancora: “Secondo te le banche possono fallire?” “Quanto manca alla fine?” Questa sovrapposizione dei piani, giocata sull’ambiguità delle parole o sull’ambivalenza, sull’equivoco o su possibilissimi qui pro quo, oltre a guidare lo spettatore sotto la superficie della parola, ne moltiplica le possibilità di significazione e lo fa ironicamente, divertendolo.
L’identità del monte, del paese chiuso che vi è costruito in cima, degli abitanti che lo popolano, è stata costruita dai padri dei padri sul soldo. “Opera d’arte concettuale”. Il santo di questa isola d’oro è Sallustio Bandini, da notare anche qui l’allusione, la doppiezza verbale, la cui santità sta nell’aver contribuito alla potenza economica della cittadina e il cui miracolo maggiore sta nell’aver inventato le cambiali, appunto.
Quella che Elisa Porciatti compie è un’operazione delicata e necessaria: ci parla di come l’economia governi ogni aspetto della nostra vita, pure quello affettivo relazionale, e di come il soldo in sé non abbia alcun valore se non quello che noi decidiamo di affidargli inevitabilmente, in un mondo fondato su di esso, altrimenti la morte. L’autrice-attrice riesce a mostrarlo semplicemente, narra di meccanismi, dinamiche finanziarie ed economiche con il lessico tecnico a cui la televisione stessa ci ha abituati ma, riportandolo concretamente attraverso la semplicità di una biografia, lo chiarisce, lo svela, mostrandone l’insensatezza e la perversione.
Sublime prova d’attrice di Elisa Porciatti, per la lunga durata del difficilissimo monologo, e per la costrizione di un corpo che a stento riesce a muoversi nell’ottagono segnato dai lumini funebri: le fiammelline rosse che significano “morte, fine, caput” e che si illuminano solo nel silenzio della fine dello spettacolo, quando Zoe, amante delle lettere più che dei numeri, esce da quel perimetro, sulle note del Faber di “Quello che non ho”. L’attenzione dello spettatore è sempre desta, il suo animo divertito e complice, spinto attraverso il sorriso e qualche lacrima alla riflessione e alla presa di coscienza. Una vocalità musicale, polifonica e una fisicità che nell’estremo limite dinamico riesce a trovare libertà assoluta, sono fenomeni del talento inconfutabile di Elisa Porciatti, talento che supera l’accidente di questo stupendo appuntamento scenico ma che imprescindibilmente lo determina.
Visto giovedì 2 marzo
ore 20:30
UNMONTE (menzione speciale Premio Scenario 2013) di e con Elisa Porciatt