TRUCULENTUS@Teatro Arcobaleno: tutta l'attualità di un classico

Dal 15 gennaio al 20 marzo, la compagnia Castalia porta in scena, al Teatro Arcobaleno di Roma, TRUCULENTUS di Tito Maccio Plauto.

Tramite una singolare riscrittura dell'opera, Vincenzo Zingaro, che ne è allo stesso tempo regista, colloca la commedia plautina nella Sicilia degli anni '30, enfatizzando tutta la modernità del testo classico latino, del quale mantiene tuttavia intatti i caratteri fondamentali. Un adattamento non formalmente fedele certo, ma nel quale tanto i personaggi che i meccanismi che li riguardano divengono stimolo per una riflessione trasversale, capace di travalicare epoche e contesti storici, per esemplificare atteggiamenti tipici, descrivendone vizi, debolezze ed idiosincrasie.

La vicenda è semplice. Tre uomini, rappresentativi di tre categorie differenti dell'indole maschile, girano attorno a quella che è considerata la più affascinante e pericolosa delle donne del bordello di paese. Nella contesa per la conquista della stessa, i tre mettono in campo ogni tipo di bassezza pur di prevalere. Sono figure emblematiche, caratteri peculiari della società romana del tempo, quanto di quella attuale.

Capatosta, interpretato da Piero Sarpa, è l’equivalente dell’adulescens: veemente, irresponsabile, sognatore. Tra i vari personaggi forse il più puro. Il Guercio (Mario Piana) è il contadino benestante ed ignorante, figlio scriteriato che va dissipando la fortuna fatta dal padre. Il Generale, il più macchiettistico dei tre, simpaticamente interpretato da Giovanni Ribò, è la personificazione del ridicolo del periodo fascista al quale si allude.

La prostituta Fronesio del testo latino è Frenèsia per la capacità di suscitare agitazione e smanie in chiunque, mentre colui che dà titolo alla commedia, il bieco Truculentus (Rocco Militano), non è più un servo dal ruolo marginale, ma un oste avveduto e cauto. Destinatario delle confidenze dei più, sembra poter prevedere gli sviluppi di quanto va accadendo. Più che misogino appare misurato, giudizioso, ponderato, anche se dal lato sinistro della scena, quello dell’ambientazione della sua cantina, che è in un certo senso luogo della ragione e della coscienza, finisce infine per allontanarsi, facendo anch’egli un’apparizione conclusiva sul versante destro del palco, luogo invece delle passioni impulsive compendiate dall’immagine del bordello.

Quanto all’ambientazione, si è detto, quella greca – ateniese nello specifico – della fabula palliata diviene qui quella di un meridione provinciale ed abietto, vittima delle passioni e dell’ignoranza, nonché di logiche di potere imperanti e stantie, che vedono il primeggiare economicamente come l’unica possibilità di prevalere sugli altri, imponendo i propri interessi e le proprie volontà. Non si distacca da tale scenario il contesto della Roma alla quale si allude, con l’accenno all’inaugurazione degli stabilimenti di Cinecittà. La città diviene piuttosto emblema di un allontanamento dalla concretezza e dalle certezze dei sistemi materiali delle campagne, nelle quali la volgare quotidianità fatta di fatica e passioni risulta infine rassicurante ancoraggio all’essere più immediato. Una rappresentazione dunque che ammicca alla necessità di qualsiasi forma di simulazione di essere veritiera, dinamica e stimolante, proprio come essa stessa è, lungi da quell’immagine immobile e tediosa che il personaggio Capatosta descrive nel raccontare della sua esperienza romana.

L’operazione di rilettura della commedia classica è sempre complicata, in bilico tra un’adesione pedissequa all’originale ed uno stravolgimento totale dell’opera, che lascia nello spettatore la sensazione di aver assistito a qualcosa di totalmente altro da quanto aveva voglia di ricordare. In questo caso l’intervento di Zingaro appare perfettamente in equilibrio tra i due estremi. Permane il sostrato autentico del testo latino e il funzionamento della tessitura narrativa, restano intatti i caratteri tipici della commedia plautina, pur nel cambiamento dei nomi dei personaggi e dello sfondo spazio-temporale della vicenda, mentre emergono al contempo nuove opportunità di discorso e, non da ultimo, nuove possibilità di esistenza per l’elemento comico. Le tematiche delle dipendenze dell’uomo e dell’ansia di possesso, trasferita anche alla sfera dei sentimenti, ben si prestano del resto ad un’attualizzazione contenutistica e formale dell’opera.

La scenografia sembra esemplificare il tutto. Sullo sfondo intero il testo latino è presente a grandi caratteri, ma l’enorme pagina è strappata nel bel mezzo, a far entrare ed uscire i nuovi personaggi. Parole che restano a far da struttura e testimonianza, con tutta la forza di una grafia sobria ed assettata, forte della propria sostanza, ma capace di farsi porta per nuovi messaggi e veicolo per un’ironia fresca ed originale.

Info:

dal 15 gennaio al 20 marzo 2016

venerdì e sabato ore 21:00 – domenica ore 17:30

TRUCULENTUS di: T. M. Plauto

adattamento e regia Vincenzo Zingaro

con Annalena Lombardi, Piero Sarpa, Rocco Militano, Fabrizio Passerini, Ugo Cardinali,
Laura De Angelis, Giovanni Ribò, Mario Piana

Musiche di Giovanni Zappalorto – Costumi di Emiliana Di Rubbo 

Scene di Emlio Ortu Lieto e Vincenzo Zingaro  Disegno Luci di Giovanna Venzi

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