Ha debuttato al Cantiere Florida in prima nazionale venerdì 24 novembre, nell’ambito della stagione di prosa, Trapanaterra, di Madiel Teatro. Il testo scritto dal bravissimo Lino Lopardo, che nello spettacolo è anche protagonista insieme a Mario Russo, con la collaborazione di Rosa Masciopinto, è un’odissea tutta lucana.
a cura di Michele D’Ambrosio e Alice Capozza
Dove ci troviamo? Si chiede lo spettatore all’inizio dello spettacolo, accolto dal suono delle sirene, rumori di ferrami e un fumo che lo avvolge.
In scena l’imponente struttura metallica, scenografia di Andrea Cecchini, in cui si svolgono completamente tutte le azioni dei personaggi, diventa strumento musicale e loop station, da dove partono rumori, suoni, luci direttamente comandate dagli attori. Abbiamo la sensazione di essere in un luogo oscuro e arido. ”Basilicata dove si sta in allegria tutti insieme” è lo spot trasmesso da una radio locale, ma cosa c’è qui di quella terra così splendida e accogliente? Terra affascinante e misteriosa piena di leggende e di racconti sulle streghe. ”Lo sviluppo passa attraverso il petrolio” ci dice l’altoparlante mentre il bravissimo Mario Russo, operaio nella fabbrica di estrazione petrolifera, fa zapping con la radio, e subito riprende a lavorare, con un uso davvero sapiente del corpo e della voce, ripetendo simultaneamente azioni e suoni, con precisione e tecnica, tanto da rimandare la mente alla scena capolavoro di Tempi Moderni di Chaplin.
E’ la rivoluzione industriale! Il miracolo economico anche a Sud, finalmente!
Ad interrompere la routine quotidiana, il suono della fisarmonica, strumento antico e popolare, ancora molto utilizzato a matrimoni e serenate, che proviene alle spalle del pubblico e ci costringe a girarci per scorgere chi viene da lontano, chi se n’è andato per poi tornare, il fratello emigrato e laureato al nord, interpretato da Dino Lopardo. Tornare a casa, tornare nella terra che ti ha partorito e da cui sei scappato. Terra in cui il clientelismo fa da padrone, dove il compare ti fa avere il posto anche al duro prezzo di dover mettere da parte la fisarmonica, perché non si balla e non si canta più in Basilicata. Non ci sono più neanche i giochi dei bambini e le processioni, fatte per ringraziare il Patrono, il Santo Protettore, per i raccolti abbondanti, per i matrimoni fecondi. Adesso invece la processioni di paese vengono celebrate per ringraziare il Dio-Stato per il bonus petrolio. I lucani godono infatti di un bonus di denaro per il rischio di contaminazioni delle falde acquifere legate alle fuoriuscite di idrocarburi.
Cosa resta al posto delle lucciole di pasoliniana memoria? Al posto dei moscerini che di estate ti riempiono la faccia, al posto delle api, che volano solo dove l’aria è pulita? Solo gli scarti del capitalismo.
Eppure il Sud non è questo. A Sud la modernità è una china che risale: è vita!
Meridione è stanze grandi e assolate, sale immacolate perché servono all’ospite che non arriverà mai, è casa. E’ però così tanto familiare e intimo che sfugge e si vende al migliore offerente, con la speranza, sempre disattesa, di non vedere più i propri figli andar via. E’ quello che ricordano i padri spesso emigrati al nord o all’estero per far crescere i figli nell’agio. Proprio nel ricordo del padre, i due fratelli finalmente hanno un unico momento di affettuosità, abbracciandosi e capendo reciprocamente il bisogno di entrambi di andar via. Quel richiamo alla severità e al duro lavoro fa capire che il coraggio in realtà è nel restare e non nello scappare, perché pur andando via, il fardello te lo porti tutto dietro.
L’uso della lingua, totalmente in lucano seppur non stretto, fa da scudo al rapporto intimo dei fratelli e della vita di paese, a volte escludente per lo spettatore. Tuttavia lo spettacolo è onesto, perchè rivela che questo lo può capire solo chi è del Sud, chi viene da lì, chi si sente dire ogni volta che va via qui non c’è niente, beato te che te ne vai.
Non c’è chi vince o chi perde in questa storia: in realtà non è una sfida, è una sconfitta per tutte quelle Basilicate, per tutte quelle Taranto che ci sono in giro per l’Italia, a Sud come a Nord. Abbiamo perso tutti, ogni volta che ci siamo venduti al padrone.
Tutto è più a Sud rispetto a qualcos’altro che sarà sempre Nord, bisogna solo essere consapevoli che Sud è una condizione interiore che ti porti ovunque.
Questa terra è una fotografia bianca e nera. Ti incatena e ti affoga. Così bella che ci puoi morire
Info:
TRAPANATERRA
Di Lino Lopardo
Collaborazione drammaturgica Rosa Masciopinto
con Dino Lopardo, Mario Russo
Musiche Mario Russo
Scenografia Andrea Cecchini
Organizzazione Elena Oliva
Comunicazione Amalia Di Corso
Produzione Madiel
Teatro Cantiere Florida, Firenze
24 novembre 2017