TOMATO SOAP@Nuovo Teatro Sanità: una quotidiana storia di violenza

Il 19 e il 20 novembre, nell’ambito della stagione teatrale 2016/2017 i Manimotò portano in scena lo spettacolo TOMATO SOAP di e con Ariela Maggi e Giulio Canestrelli, regia di Lydie Le Doeuff, uno spettacolo di teatro di figura sulla violenza di genere.

Lo spettacolo affronta la delicata tematica della violenza sulle donne e lo fa raccontando una storia molto semplice: un uomo e una donna si incontrano, si innamorano e mettono su famiglia. Ma gradualmente, quello che sembrava essere amore, si trasforma in una spirale di violenza. In scena Ariela Maggi e Giulio Canestrelli, in una sola parola i Manimotò, che manipolano due pupazzi di nome Gianni e Gilda. Lo stile ricorda quello della marionetta usata da Alain Moreau nel suo spettacolo "Soleil Couchant": pupazzi in gommapiuma, di grandezza naturale e manipolati a vista dagli attori in scena.

Sin da subito è chiaro il tentativo di voler giocare con gli stereotipi uomo/donna a cui siamo abituati. Sul palco infatti la storia non è solo quella dei pupazzi ma è anche quella dei due attori/manipolatori che sin da subito rendono evidente il “doppio gioco”, portandolo avanti per tutta la rappresentazione. Il loro ingresso in  scena è da attori, e sotto gli occhi del pubblico, mostrano la “loro dinamica” (ancor prima di dare vita ai due pupazzi) invertendo i ruoli: sarà l’attrice a manipolare l’uomo violento e l’attore a manipolare la donna che subisce in silenzio. Molto interessante da questo punto di vista il fatto che trattandosi di marionette, per ovvie ragioni tecniche, è uno spettacolo muto. Una motivazione tecnica che però poi diventa scelta dal momento che anche gli attori non parlano. Nel contesto della tematica trattata, il silenzio diventa significativo e assordante.

Le marionette e i loro atteggiamenti vengono resi quotidiani e stereotipati attraverso l’uso di un linguaggio grottesco e tratti trash: ad esempio la scena in cui i due si incontrano per la prima volta in una discoteca e iniziano a corteggiarsi. Il pubblico ride quando vede i due pupazzi che ballano e ammiccano sul ritmo di famose canzoni dance anni ’90. La scena è molto semplice e gli oggetti che servono vengono portati di volta in volta,sia dai due pupazzi che dagli attori. A volte però i cambi di situazione appaiono poco fluidi: non sempre, ma in certi casi, si ha la sensazione che passi troppo tempo prima che inizi la scena successiva (e quindi buio e silenzio sul palco per troppo tempo).

Uno spettacolo che si regge sui contrasti, oltre alla dualità uomo/donna e allo scambio di  ruoli già  spiegato, è evidente che  la scene e i vari elementi che la compongono si reggono su tale meccanismo di opposizione: si alternano atmosfere di gioia e di tenerezza a situazioni cupe, drammatiche e violente. I contrasti sono rafforzati anche da musica e luci. A tal proposito significativa la  scena in cui si palesa, per la prima volta, la violenza. Si passa da una scena musicata ed estremamente illuminata, ad un’atmosfera inquietante: la musica si ferma bruscamente e tutto diventa buio, tranne un fascio di luce che illumina Gilda che troviamo a terra, dolorante e colta in tutta la sua drammaticità. La prima parte della messa in scena è decisamente più ironica e grottesca, il pubblico ride per le dinamiche di coppia mostrate e riconoscibili a tutti noi. Ma nella seconda parte si insinua sempre più forte  il dubbio che quelle stesse dinamiche, a cui pur siamo abituati nella vita di tutti i giorni, possono drammaticamente trasformarsi in violenza estrema.

L’intento dello spettacolo non è quello di voler dare un parere sul delicato argomento in questione, né si arriva a comprendere se Gilda e Gianni riusciranno mai a liberarsi da tale dinamica malsana e violenta. I Manimotò, attraverso questa pillola di quaranta minuti circa, hanno raccontato una storia semplice e “banale” nel senso di quotidiana: la storia di una qualsiasi coppia a cui “sfugge di mano il significato della parola amore”.  Il pubblico alla fine apprezza il lavoro e il sudore di questi due attori, la cui impresa è ardua e ambiziosa: rappresentare in maniera originale e poco scontata la tematica della violenza di genere, tanto attuale quanto discussa.  Avrebbero potuto mettere in scena, come di consueto e più abitualmente accade, le storie e le testimonianze delle tantissime donne vittime di violenza, invece hanno usato il teatro di figura, procedendo attraverso uno studio faticoso e appassionato.

Info:
TOMATO SOAP

Teatronovela sulla violenza di genere in un’unica puntata

Di e con Ariela Maggi e Giulio Canestrelli

Regia: Lydie Le Doeuff

Sonoro: IOSONOUNCANE

Costruzione pupazzi: Ariela Maggi e Giulio Canestrelli

Coaching manipolazione pupazzi: Monica Varela Couto

Coproduzione e distribuzione: Questa Nave

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