TIERGARTENSTRASSE 4 @ Teatro Argot: un'insolita storia di amore e di cura

Al Teatro Argot Studio di Roma è andato in scena TIERGARTENSTRASSE 4– Un giardino per Ofelia, testo di Pietro Florida, regia di Daniele Muratore, una produzione Khora Teatro con Barbara Giordano, nei panni di Ofelia, e Serena Ottardo in quelli di Gertrud: ci raccontano un'insolita storia di amore e di cura ai tempi dell'Olocausto…

"Una società sana si prende cura della sua parte malata" afferma, con lungimirante acutezza e profondità morale Winnicott, alla fine del secolo scorso. L' orrore dell'Olocausto impressiona per la sua vastità, per la sua insostenibile portata devastatrice, Pietro Floridia nel suo testo, si sofferma su un aspetto forse, come dice lui stesso, trascurato dalla storiografia: i provvedimenti di sterilizzazione ed eliminazione dei disabili, tedeschi non ebrei, che sotto la definizione di T4, Tiergartenstrasse 4 -reparto di psichiatria di Berlino- erano finalizzati alla realizzazione della "razzapura".
Da spettatori assistiamo, durante il dipanarsi dei dialoghi, al tessersi della tela che costruisce il rapporto tra due donne, una relazione femminile squilibrata ed asimmetrica: quella tra una disabile e l' infermiera, incaricata di constatare il suo stato mentale per deciderne le sorti, tra l' appartenenza alla razza pura o alla massa di coloro che vengono considerati, in questo tempo di scempio e di follia collettiva, scarti umani. Il bianco e il nero. La luce e il buio.
Ofelia però è malata, autistica forse? Ritardata mentale? Vive nelle costruzioni fantasiose e deliranti che danno vita e animano il mondo inanimato che la circonda. È abituata a questo sin dall'infanzia, ci racconta, da quando da bambina la madre la nascondeva nella serra, tra i fiori: lei, attrice, si vergognava di far vedere Ofelia agli amici. E Ofelia doveva attendere il rientro del padre, per sentir chiamare finalmente il suo nome, OFELIA.
Buio, luce. Qual è il buio? Qual è la luce? Sembra chiedersi il drammaturgo. Chi è malato? Colei che anima i fiori, ci parla, ascolta il ciclo vitale della natura? O chi sradica vite?

La regia di Daniele Muratore sembra rappresentare il conflitto degli opposti, in una messa in scena essenziale e simbolica: tutto della scena è in ombra, ad essere illuminati sono soltanto le due protagoniste e il musicista Marco Polizzi, che con il suo contrabbasso accompagna e scandisce, come una terza voce, i toni delle emozioni. Così come bianco e estivo è il vestito di Ofelia, decorato di fiori, e nero l' abito invernale e uniforme di Gertrud.
Lo spettacolo si apprezza particolarmente per l'aspetto sonoro e musicale delle voci. Anche i brani di Edith Piaf, interpretati con intensità da Serena Ottardo, scandiscono gli improvvisi ribaltamenti emotivi dei personaggi o la suspense che permea lo svolgimento della trama. Particolarmente convincente è Barbara Giordano nell' interpretazione di Ofelia, sembra abitare davvero il suo corpo libero dai movimenti leggeri e naïf del personaggio. Di Ofelia riesce a rendere nella sua interpretazione l' essenziale, vale a dire, dà vita ad una donna che non si lascia imbrigliare nelle regole sociali, che per le donne non prevedono più il corsetto, perché ormai si muovono come se lo avessero. Ha movimenti leggiadri e imprevedibili, così come i pensieri che non riescono a sottomettersi ad un copione da imparare a memoria: le risposte da dare alla Gestapo nell'imminente interrogatorio, che ne dovrà stabilire il destino. Riesce soprattutto ad interpretarne abilmente il candore, quello di una donna che si rifugia tra i fiori, quando fuori, il mondo è oppresso da folli lupi inferociti. Un' altra contrapposizione emerge, infatti, chiara e limpida in questo dramma, e sulla quale nei tempi difficili e ostili al progresso umano dovremmo riflettere: tra l' individuo solo, che sceglie la sua solitudine animata dalla bellezza della natura, e la collettività anonima, che trae dal suo essere massa la forza per fare scempio della vita.

È uno spettacolo coraggioso, dunque, che parla di Olocausto, ma non solo, ci dà un suggerimento per i tempi difficili: prendersi cura dei fiori e delle persone fragili.

Info:
Visto al Teatro Argot Studio il 22 marzo

TIERGARTENSTRASSE 4 – Un giardino per Ofelia
di Pietro Floridia

regia Daniele Muratore
con Barbara Giordano – Ofelia Serena Ottardo – Gertrud Marco Polizzi – al contrabbasso
scene Bruno Buonincontri
costumi Sara Costarelli
luci Camilla Piccioni
aiuto regia Lucia Radicchi
foto e video Mario D’Angelo
traduzione Serenella Martufi

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