TI RACCONTO UNA STORIA @ Teatro di Ostia Antica: tutto il comico e il poetico del nostro narrare

Perfetto per il festival “Il Mito e il Sogno” di Ostia Antica lo spettacolo di Edoardo Leo TI RACCONTO UNA STORIA, andato in scena lo scorso venerdì con grandissima partecipazione di pubblico. Perfetto perché proprio tra mito e sogno si colloca il racconto, che spesso, sublimando la dimensione intima e fantastica della creazione onirica, rende le storie simboliche, leggendarie e popolari.

In programmazione, il 2 agosto, il MERCANTE DI VENEZIA

Del racconto l’attore e regista romano ha parlato per più di due ore, descrivendone tipologie e caratteristiche, ma esaltandone soprattutto le qualità che lo rendono una “manifestazione” tipicamente umana ed emblema di umanità. È vero infatti che, se metà della nostra esistenza è occupata dal fare, almeno la restante metà è densa di raccontare quanto fatto. Amiamo condividere ciò che viviamo in prima persona e ciò di cui siamo spettatori, amiamo riferire storie apprese da altri, amiamo ascoltare dagli altri le loro storie.

Le forme del racconto sono varie e diversificate. Edoardo Leo ne elenca qualcuna, facendo seguire degli esempi. Sulla scena tre grandi lavagne, ma anche poltroncine, abat-jour e scaffali pieni di libri. Sul leggio dell’attore un enorme raccoglitore di storie, un librone rosso che custodisce venti anni di racconti incontrati spesso per puro caso. Così, mentre la chitarra di Jonis Bascir fa da colonna sonora, esaltando gli umori descritti, si susseguono trame di ogni genere: dall’aneddoto alla barzelletta, dal racconto breve a quello lungo, dalla storiella di paese al fax di reclamo di qualche sventurato assicurato. Tra i brani recitati, il discorso di Marquez sul diffondersi delle storie in paese, un decalogo di Baricco sul cambio del pannolino, La minorenne di Luca Goldoni.  

Dalla prima fila, nella quale siedono molti degli attori dei film di Leo, a sorpresa è chiamato a recitare un suo pezzo Massimiliano Bruno, che diverte e incuriosisce il pubblico con una storia tanto surreale quanto quotidiana. La musica del maestro Bascir continua durante questa ed ogni altra narrazione ad accompagnare. E sono talvolta, oltre ai suoni della chitarra, anche e soprattutto rumori, versetti e cantatine ad unirsi alle parole.

A prevalere sono i toni dell’ironia, della comicità, della risata nelle sue molteplici declinazioni. E tuttavia ciò che lo spettacolo si propone di dimostrare è che in fondo comicità e poesia sono più vicine di quanto comunemente di pensi, entrambe capaci di condurre il lettore (o l’ascoltatore) in uno spazio altro, seppur decisamente legato al reale, anzi capace di far vedere di quel reale sfumature spesso ignorate. Dal divertimento fine a se stesso si passa man mano ad un umorismo più di contenuto e, in qualche modo sì, anche poetico, per passare infine ai toni amareggiati di un racconto come quello di Goldoni, che rimpiange la purezza perduta che permetteva di abbandonarsi ad atteggiamenti di vicinanza e partecipazione al mondo dell’infanzia, senza timore di imbattersi nei probabili giudizi di un tempo nel quale il sospetto è giustamente all’ordine del giorno.

A conclusione dello spettacolo, Leo ricorda l’incontro con un racconto in musica straziante e poetico, quando ancora piccolo gli capitò di ascoltare, nella macchina di uno stralunato zio, Nebraska di Bruce Springsteen. E nel ricordo che vuol dare di quella circostanza, l’evento diviene epifanico. Il suo conquistare significato nel corso del tempo avvia la riflessione su cos’è una storia, su cos’è un racconto, su cosa vuol dire infine raccontare una storia.

Dall’incanto dell’anfiteatro di Ostia Antica, il divertimento si è unito ad una certa commozione, per la gioia di trovarsi in un luogo unico ad ascoltare storie, del valore delle quali si è divenuti più consapevoli. Al termine della rappresentazione, migliaia di persone hanno ripreso il lastricato che porta all’uscita del parco archeologico, continuando, durante il tragitto, a raccontarsi storie.

 

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