TI STAVO ASPETTANDO @Non è un teatro per giovani: l’ineluttabilità della solitudine umana

“Si nasce soli e si muore senza nessuno al proprio fianco ma con la speranza che qualcuno prima o poi arriverà”. E’ questa la cruda realtà di TI STAVO ASPETTANDO, in scena dal 12 al 15 maggio al Teatro Studio Uno, primo tra i 6 spettacoli di NON È UN TEATRO PER GIOVANI – SCENE UNDER 25, un progetto dedicato al confronto tra generazioni di artisti che andrà in scena dal 12 maggio al 5 giugno.

La regia e la drammaturgia sono di Laura Nardinocchi con Chiara De Concilio, Claudia Guidi, Ilaria Orlando, Leonardo Bianchi, Livio Berardi, Nicole Petruzza; una giovane compagnia di attori di Cassiopea Teatro.
Il progetto prende spunto da “Quadri da un’esposizione”, una suite per pianoforte che il compositore russo Musorgskij ha scritto su ispirazione del dipinto del suo giovane amico e artista Hartmann “La capanna di Baba-Jaga sulle zampe di gallina”, ovvero un orologio in stile russo, a cucù.
Ed è proprio un uccellino in carne ed ossa, in un luogo fantastico e grottesco, a scandire il tempo e a riempire il vuoto della solitudine di una vecchia strega, disprezzata da tutti a causa del suo brutto aspetto.
Una voce (proiezione di un sé vitale) che lega emotivamente la vecchia al suo doppio ma che non basta a condividere la quotidianità, e i cui acuti sembrano spezzarle l’anima.

L’incapacità dell’uomo di rimanere solo è il tema centrale di TI STAVO ASPETTANDO, una solitudine che genera sofferenza e vuoto nell’animo e spinge a condividere la propria esistenza con l’altro. Una realtà ineluttabile che si percepisce sin dalla prima scena: una bambina, l’altra protagonista, che dal suo bocciolo/feto con ripetuti slanci si apre al mondo e ad una madre che cela dietro le parole di una ninna nanna una fredda e lucida violenza, quello dell’abbandono. Si nasce soli e si muore senza nessuno al proprio fianco, è questa la realtà presentata senza giri di parole. Dietro l’immagine di un cordone ombelicale spezzato si compone quella dell’essere umano e del suo incessante bisogno di amare e di essere amato: una bolla di sapone con cui solo due giovani amici riescono a giocare (riferimento all’amicizia tra il compositore Musorgskij e l’artista Hartmann).
In questo autunno dell’anima l’unica cosa ferma, che resta da amare, è una pigna. Le parole nella messa in scena non si sprecano. La comunicazione tra i personaggi avviene tra silenzi, gesti, versi e mugolii: al pubblico arriva “Mia!”, il nome della piccola protagonista (e quello che lei stessa assegnerà alla pigna), la canzone della vecchia-cucù e la filastrocca per la pozione magica preparata dalla strega, soluzione estrema al bisogno di avere un amico.

Essenziale è anche la scenografia, ma i pochi oggetti in scena ricreano in modo interessante e credibile l’ambiente in cui i personaggi si raccontano. Le musiche inedite di Francesco Gentile accompagnano e segnano il ritmo delle scene mentre le luci, creando un effetto ombre cinesi, sono un mezzo di comunicazione con cui narrare la violenza, tenendola nascosta dietro una porta.
Diverse e di diversi livelli le prove attoriali dei sette giovani attori in scena. Centrati, molto espressivi e in ascolto i due giovani amici che regalano momenti di leggerezza, di gioco e creatività.
Finale lasciato un po’ a sé, interrotto. Non suscita e non regala l’emozione proposta all’inizio e che ci si aspetterebbe di ricevere dalla messa in scena di un tema così profondo e denso come quello della solitudine umana.

E PROSSIMAMENTE….
NON È UN TEATRO PER GIOVANI
La prossima settimana di programmazione:
 

19-22 maggio | Sala Teatro

Le Beatrici

di Stefano Benni

con Luisa Banfi, Clara Morlino, Giuditta Pascucci, Giulia Sucapane

Assistente alla regia: Alfonso Carfora
Voce fuori campo: Simone Bobini
Scene e costumi: Adelaide Stazi
Installazione pittorica: Beatrice Banfi
Grafica: Giulia Sucapane
Produzione Associazione Culturale Ingranaggi

 

Lo spettacolo "Le Beatrici" mette in scena cinque monologhi di donne scritti da Stefano Benni nell'omonimo testo teatrale. La messinscena propone un viaggio, scevro da ogni giudizio, nella mente di cinque personalità femminili che divengono così paradigma della vulnerabilità della psiche umana in tutte le sue sfaccettature. Linguaggio e gesti della loro quotidianità diventeranno strumento per narrare, tra tragico e comico, sfumature dell'essere più che mai universali.

"Io non voglio far altro che vivere
Tra una corda e l’altra saltando
Dentro la cassa di una viola da gamba
Voglio ascoltare le voci di fuori
Ringhio di porco voce di dama
Tamburo indio amore che chiama
E voci spezzate di cento popoli
Che dalla mia terra non voglio scacciare
Io voglio vivere, non ho altro da fare"
Le Beatrici – Stefano Benni

 

19-22 maggio | Sala Specchi

Opzione Smart

di Carlo Galiero

con Piero CalcantiCarlo GalieroChiarastella Sorrentino

scenografia e costumi Rosita Vallefuoco, musica Alessio Pignorio

assistente scenografie e costumi Vincenzo Fiorillo

 

Opzione Smart è il racconto paradossale di una compravendita. Protagonisti sono un cliente e un venditore, e il bene da acquisire è la donna dei sogni del consumatore, prefabbricata in modo corrispondente alle esigenze del fruitore. É una commedia che ironizza e denuncia la retorica del linguaggio pubblicitario, e che apre degli squarci inquietanti sulla società contemporanea. Se la nostra è una società dello spettacolo come sostenne Guy Debord il consumo non è consumo materiale, ma ideale. Il cittadino è un consumatore solitario di illusioni. Il mondo di Opzione Smart è un mondo in cui la donna si fa oggetto, non fisico, ma ideale al servizio dell’uomo alienato in solitudine, un individuo che è ridotto a terminale di informazione, e non pretende altro dalla vita se non un prodotto che sia conforme alle proprie esigenze. Un passivo nell’appiattirsi sulle esigenze che una fabbrica di illusioni promette di poter soddisfare.

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