THE NIGHT WRITER @ Teatro Fabbrichino: viaggio nell’intimità  carnale di Jan Fabre

L’attore Lino Musella si è cimentato per la prima volta sul palco del Teatro Fabbrichino di Prato in The night writer, lettura teatrale di Jan Fabre, l’artista belga contemporaneo la cui prima mostra personale in Italia si tenne proprio nella città laniera nel 1994 al Centro d’arte contemporanea Luigi Pecci. Dal 19 al 24 marzo le contraddizioni, l’intimità contrastata e le vicissitudini della vita dell’artista hanno preso corpo e voce per delineare, più che il profilo dell’uomo, l’interiorità della sua profonda natura terrena in dialogo con una dimensione superiore infinita nel tentativo di “misurare le nuvole”.

E’ sufficiente percorrere il breve corridoio prodromico dell’intimo spazio del teatro per sentirsi proiettati ed immersi in una nuova dimensione che sembra priva di tempo e di confini. La distesa di cristalli di sale davanti ai nostri occhi appare senza limiti come se fossero crollate le pareti e ci si potesse immaginare quel paesaggio vagamente lunare ripetuto all’infinito in un immaginifico gioco di specchi. Il pianeta sul quale ci troviamo è quello dove vivono l’estro e la corporeità dell’artista belga Jan Fabre grazie all’interpretazione di Lino Musella, unico attore al centro della scena. Grazie ad un canovaccio, che talvolta si fa copione, scorrono l’uno dopo l’altro, tratti dagli scritti dello stesso Fabre, i pensieri e gli episodi di una vita fatta di un’infanzia difficile ma stimolante, di viaggi, di incontri, di dissidi interiori e col mondo esterno. E non serve che l’attore riempia con il corpo lo spazio: in contrapposizione con l’infinito apparentemente a sua disposizione, lui è confinato nella limitatezza della sua scrivania al centro della scena, sulla quale sono sapientemente disposti gli oggetti suoi coprotagonisti. Con movimenti accorti e con lo sguardo attento sembra instaurarsi un dialogo con essi per cui l’attore diventa loro interlocutore nonché regista in tempo reale, disponendoli laddove devono restare per parlare al pubblico.

Mentre luoghi e date dei diari di Fabre si susseguono nascondendo aneddoti, pensieri, iperboli che sono poi finiti anche negli scritti dello stesso artista, tutti accuratamente citati, cominciano a delinearsi i tratti dell’anima Fabre. Non è il profilo dell’artista/autore che si sviluppa brano dopo brano, tanto che difficilmente si potrebbe anche solo abbozzare un suo ritratto. Siamo immersi invece nelle viscere di un uomo come se attraverso i pori della sua pelle potessimo perderci nei dedalici sentieri dei suoi vasi sanguigni e linfatici. E non dobbiamo aspettarci di trovare allora solo quel sangue, solo quell’urina, solo quello sperma con cui Jan Fabre ha spesso realizzato opere. “Nelle vene scorre il colore dell’oro”: l’arte non deve essere il mero risultato di una progettazione ma deve letteralmente secernere da un essere umano pulsante e pensante, il pensiero deve sgorgare per diventare fonte di abbeveramento e irrigare la terra desolata intorno, di eliotiana memoria, arida e ricoperta di sale. In tutto questo l’uomo si trova però limitato nei confini della propria realtà fatta di una carnalità, di una finitezza che lo costringono in una gabbia spesso troppo stretta per conquistare la vera bellezza, quella scomoda e sovversiva che in quanto tale diventa messaggio di riconciliazione.

Sebbene non credente, lo sguardo dell’artista non può cercare altre vie di fuga alla contingenza del tempo e dello spazio se non rivolgendosi verso l’alto, un infinito che ci sovrasta e con il quale è necessario instaurare un dialogo. Pertanto, gli occhi sono spesso rivolti durante lo spettacolo alla lampadina al centro della scena che calata dall’alto, appunto, rappresenta la fonte di luce, di ispirazione, di vita. Quasi catturato in estasi Lino Musella/Jan Fabre sembra talvolta estraniarsi per immergersi in un’altra dimensione, per cercare risposte, per immaginare la sua arte. Se, infatti, le leggi della sua vita sono l’anarchia dell’amore, dell’immaginazione e dell’arte, quest’ultima non deve necessariamente rispondere al vero perché la bellezza può trovarsi anche oltre. E l’artista che rispetta queste leggi diventa pertanto un burattino che, improvvisamente, spunta a lato dello spazio scenico come una sorta di alter ego mosso dai fili dell’ispirazione che lo illumina e al quale si allunga il naso come Pinocchio. Il cerchio così si chiude: pur raggiungendo apici che sfiorano il delirio di onnipotenza, il confronto con la verità degli uomini è inevitabile e il desiderio insoddisfatto di misurare le nuvole, di comprimere un infinito per renderlo concepibile, deve fare i conti con la “limitata” mente umana, ultima reale fonte di abbeveramento.

Gli oggetti di scena sono ben studiati e si intuisce chiaramente che c’è un’attenta disposizione degli stessi sul tavolo di vetro. Da una parte il fuoco rappresentato da fiammiferi, sigarette e posacenere, dall’altra l’acqua contenuta in due bottiglie di cui una a forma di teschio come una sorta di memento mori ma anche di rappresentazione della mente come sorgente. Sullo sfondo uno schermo proietta alcune delle citazioni più significative e alcuni filmati mostrano il porto fluviale di Anversa in occasione di una performance dello stesso Jan Fabre risalente al 1988 in cui affida al fiume Schelda, per immersione, le parole “Hé, wat een plezierige zottigheid!” (Ehi, che piacevole pazzia!) realizzate in tubi di vetro di Murano.

Non conosce sbavature l’interpretazione dell’impeccabile Lino Musella. Capace di saltare da un’estasi, provocata dall’ispirazione e nella finzione scenica anche da sostanze stupefacenti (non è un segreto che Jan Fabre ne faccia uso), ad un’inquietudine tutta umana, il protagonista ha mantenuto costantemente un livello di tensione nervosa che sembrava percorrere tutto il corpo e che pareva calmarsi solo quando interagiva con gli oggetti sul tavolo. Lodevole la capacità di trasmettere sensazioni, emozioni, turbamenti modulando tono e timbro della voce, regolando sapientemente il ritmo delle parole al fine di riprodurre l’ossimorico dissidio interiore dell’artista. Molto graditi anche i momenti in cui Lino Musella/Jan Fabre appare più umano coinvolgendo il pubblico nel canto, quasi fosse una sua valvola di sfogo, come spesso succede ad ognuno di noi, e mostrando i cervelli sullo spazio scenico, ovvero delle pietre distribuite sulla distesa di sale i cui nomi sono giocati sulla traduzione della parola pietra in tedesco (Stein).

Se l’obiettivo di Fabre è la costante ed instancabile ricerca di una Bellezza non solo razionale, presente e reale, l’artista diventa un mezzo che trasforma col proprio corpo un’ispirazione che arriva da un altrove, indefinitamente localizzato tra e sopra le nuvole. Con questa lettura teatrale lo spettatore diventa protagonista di questa ricerca ed indagatore al fianco dell’uomo che nel buio trascrive il frutto del suo percorso introspettivo, costruito passo dopo passo, giorno dopo giorno. E lo spettatore non si creda di poterlo accelerare: si deve accomodare accanto al cavaliere della tartaruga di Searching for Utopia (opera di Fabre del 2003) e procedere inesorabile verso l’obiettivo raccogliendo il testimone di una staffetta iniziata all’alba dei tempi. Dopo lo spettacolo la sensazione è che la cavalcata sia iniziata e non ci se ne possa più sottrarre: d’ora in poi ognuno si senta responsabile della vittoria finale che potrà finalmente essere conquistata solo quando il metro rivolto verso le nuvole ci darà una risposta.

Info:
THE NIGHT WRITER
una lettura teatrale di Jan Fabre
con Lino Musella
musica Stef Kamil Carlens
drammaturgia Miet Martens, Sigrid Bousset
traduzione Franco Paris
direzione tecnica Geert Van der Auwera/Javier Delle Monache
direzione di produzione Gaia Margherita Silvestrini
fonico Marcello Abucci
produzione Troubleyn/Jan Fabre e Aldo Grompone
in coproduzione con FOG Triennale Milano Performing Arts, LuganoInScena-LAC, Teatro Metastasio di Prato, TPE – Teatro Piemonte Europa, Marche Teatro, Teatro Stabile del Veneto
produzione esecutiva e distribuzione Aldo Miguel Grompone

Teatro Fabbrichino Prato
21 marzo 2019

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