Festeggiano le oltre cento repliche Carrozzeria Orfeo al Teatro di Rifredi di Firenze della tragicommedia politicamente scorretta Thanks for Vaselina, ormai un cult della drammaturgia contemporanea in tournèe in tutta Italia da oltre quattro anni. A Roma Gufetto ha recentemente scritto del loro nuovo lavoro Cous Cous Klan.
a cura di Alice Capozza e Michele D’Ambrosio
Ci invadono con l’insolenza di uno schiaffo Gabriele Di Luca, Massimiliano Setti, Beatrice Schiros, Francesca Turrini e Ciro Masella in una pièce roboante, una sinfonia accellerata, che ci tiene incollati tra battute esilaranti e ciniche e bolle poetiche di nuda verità, costruite in un equilibrio drammaturgico ed interpretativo, sempre fuori dai denti, come dinamite che colpisce al cuore, lasciando il segno della commozione e del divertimento intelligente: “la vita sarebbe tragica se non fosse divertente” ci ha detto il genio di Stephen Hawking, da poco scomparso.
Non appena entrati in sala, si capisce di assistere ad uno spettacolo diverso di teatro contemporaneo: da subito la radio ci annuncia che c’è disagio nel mondo della cultura. La scena, molto curata anche se semplice, ritrae l’ingresso di una casa modesta con un divano, un tavolo, tre sedie, una finestra sulla strada e tre camere per piantagioni, serre riscaldate organizzate con imponenti tubi di aerazione per la coltivazione di marijuana. Nessun padrone di casa impeccabile e dai modi gentili ci apre la porta, ma Fil, interpretato dallo stesso autore Gabriele Di Luca, che ci fa subito capire chi comanda e come va il mondo. E’ un trentenne disinnamorato della vita, cinico e solo apparentemente gretto: vuole esportare in Messico la maria che coltiva con l’amico Charlie, visionario e guru di casa. Dall’inizio alla fine prevale sempre uno stato di agitazione, calmierato a volte da folate di odore di marijuana che arrivano fino alle poltrone in sala.
I personaggi di THANKS FOR VASELINA sono gli ultimi, i dimenticati, mostri ruvidi, induriti dalla vita, dalla strada, dal dolore, ma con il cuore capace di provare e riconoscere l’amore, in un mondo senza trine e fronzoli, capace di essere insieme assurdo e totalmente realistico. Non risparmia nessuno dei personaggi la storia della famiglia di Fil, condannati e perdonati come anime perse, il cui cinismo è tirato fino al dramma e sfonda nella disperazione. Vivono una storia assurda che non sarebbe raccontabile forse, se non proprio come hanno fatto gli attori, al confine di quello che siamo abituati ad etichettare come normale. Ma ciò che più colpisce è che, pur passando da bestemmie, turpiloqui e linguaggi più che usuali, non c’è mai giudizio nei confronti dell’altro: così che possiamo essere cinici e crudi come Fil, rivoluzionari come Charlie, pragmatici come Lucia, la madre di Fil, dolci e sensibili come Wanda o transessuali come Annalisa, senza mai sentire il peso del giudizio addosso.
Lo spettatore è su un’altalena, non sa se ridere o piangere di una vicenda grottesca, ma che riesce a smuovere qualcosa dentro. La protagonista è davvero la vaselina, perchè ci aiuta a subire i colpi della vita, che inesorabilmente non possiamo evitare, con quel benessere-malessere che ci fa ascoltare, dopo aver riso dell’ultima battuta cattiva verso l’handicappato, il transessuale o la balena grassa di turno, la descrizione cruenta e spietata dell’allevamento di polli, le cui ossa si spezzano e grondano sangue, pensando solo alla fine che quei polli siamo noi tutti, stritolati in un meccanismo di cattiveria senza senso, incapaci di accorgersi dell’amore, di quante sono le possibilità dell’amare, tante quanti “gli insetti che lottano dentro ai muri e cercano ogni fessura possibile per trovare la luce, l’amore attraverso le crepe: è questa lotta la parte migliore della vita.”
Il sapore contemporaneo sta tutto nella drammaturgia originale di Gabriele Di Luca che mostra, con scorrettezza divertente e dissacrante, tanti dei temi con cui la società di oggi fa bastardamente i conti: la famiglia, sgangherata eppure così vera, con una madre sola, dipendente dal gioco, con alle spalle un percorso di disintossicazione, che vive della pensione della vecchia prozia malata, e un padre scappato in Messico e diventato una transessuale in preda al delirio religioso. L’ironica ricerca di un corriere internazionale della droga, prima un carlino zoppo, poi una ragazza grassa. Il sesso dei disabili, fatto dalla principessa obesa Wanda al fratello down. La diversità in ogni sua forma, che sia l’anca sbilenca del cane, i polli senza alette, la cicciona “pastasciutta”, la malattia, il down, il panico o i trans, definiti con incredibile lucidità il torsolo duro e brutto della mela, indispendabile per l’esistenza delle due metà del frutto. Anche le musiche originali di Massimiliano Setti accompagnano con discrezione le vicende della storia, fino a sostituirsi alle loro parole in un concerto tintinnato di cucchiaini e tazzine, momento sublime di sospensione che accarezza il cuore degli spettatori.
THANKS FOR VASELINA è un frullato del disprezzo irriverente del Grande Lebowski e la tenerezza delicata de L’Erba di Grace, il divertimento dissacrante di Dio esite e vive a Bruxelles e le atmosfere di assurdo realismo di Almodòvar, un mix che sta tutto in un a frase: “come disse il buon Dio scaccolandosi nella sua Jacuzzi: mi sa che ho creato molti amanti, ma non altrettanto amore”. Uno spettacolo che ha bisogno del suo tempo per poterlo assorbire e farlo proprio, che trascina il pubblico in balia di tante forti emozioni, anche se racconta situazioni lontane dal vissuto comune: siamo col protagonista nel commovente monologo sulla cima del monte messicano a innondare la miseria del mondo con il suo piscio.
Info:
THANKS FOR VASELINA dedicato a tutti i familiari delle vittime e a tutte le vittime dei familiari
Carrozzeria Orfeo
drammaturgia Gabriele Di Luca
regia Gabriele Di Luca, Massimiliano Setti, Alessandro Tedeschi
interpreti Gabriele Di Luca (Fil), Massimiliano Setti (Charlie), Beatrice Schiros (Lucia), Ciro Masella (Annalisa), Francesca Turrini (Wanda)
musiche originali Massimiliano Setti
luci Diego Sacchi
costumi e scene Nicole Marsano e Giovanna Ferrara
disegni e locandina Giacomo Trivellini
organizzazione Luisa Supino
ufficio stampa leStaffette
coprodotto da Carrozzeria Orfeo e Fondazione Pontedera Teatro
in collaborazione con La Corte Ospitale, Festival Internazionale Castel dei Mondi di Andria
Teatro di Rifredi, Firenze 14 marzo 2018