Al Centro Culturale Il Funaro di Pistoia, capitale italiana della Cultura 2017, giovedì 23 e venerdì 24 marzo è andato in scena in prima nazionale lo spettacolo TERRE NOIRE: regia di Irina Brook, tratto dal testo che lei stessa ha richiesto al noto drammaturgo Stefano Massini, ispirato ad una storia vera, spettacolo in francese con sovratitoli in italiano, prodotto dal Thèatre National de Nice Cote d’Azur (Francia), con Romane Bohringer, Hippolyte Girardot, Jeremias Nussbaum, Babetida Sadjo, Pitcho Womba Konga.
a cura di Michele D’Ambrosio
Il Funaro nasce come centro culturale nel 2009, dopo il recupero di una zona artigianale e dei suoi fabbricati: è sorto grazie all’impegno di artisti e attori del territorio pistoiese, nazionali ed internazionali, non solo Enrique Vargas, che ne ha fatto la sede italiana del Teatro de los Sentidos, ma anche Juan Carlos Corazza, Cuocolo/Bosetti, Mark Down e The Blind Summit, Chiara Guidi, Joz Houben, Jean–Jacques Lemêtre, Kristin Linklater, Marcello Magni, Cristiana Morganti, Kenji Takaji e altri che hanno negli anni dato vita ad una intensa attività formativa professionale nel campo teatrale. Oggi è uno spazio dedicato all’arte performativa, alla formazione, alla ricerca e alla creazione artistica, che può vantare diversi spettacoli interessanti in cartellone tra cui l’anteprima internazionale TERRE NOIRE.
Il Funaro lascia a bocca aperta i suoi visitatori, all’interno si respira un’aria preziosa ed accogliente, la caffetteria, le sale attrezzate, la residenza per attori, la biblioteca: ogni dettaglio è curato e parla di un luogo di passione, creatività e produzione. Quando un centro di questo spessore artistico nasce in una città di provincia (non ce ne vogliano i pistoiesi!), ha in sè un valore ancora più potente: è la barriera, è la resistenza all’annullamento dei sogni di chi vi abita, un puntello per non sprofondare nella banalità della periferia dell’umanità. Il Funaro è anche la sede dell’Associazione Teatro Studio Blu, delle fondatrici del Centro, che fa parte del sistema di educazione degli adulti nella provincia di Pistoia, che nonostante la sua vocazione internazionale, ha sempre mantenuto un legame profondo con la comunità della Città. La biblioteca è interamente dedicata al teatro e alla ricerca teatrale del ‘900 e contiene testi sulle drammaturgie, sulla pedagogia e sulla formazione teatrale, compresa una sezione audiovisiva, vanta la donazione preziosa del Fondo Andrès Neumann, produttore teatrale di fama internazionale e vincitore di molti premi UBU in diversi anni, nonché collaboratore di Pina Bausch. Il Funaro ha avuto per la sua attività importanti riconoscimenti: il Premio Micco (la massima onorificenza della città di Pistoia), il Premio dell’Associazione Nazionale dei Critici di Teatro 2012 (ricevuto al Festival Primavera dei Teatri) e il Premio Speciale Ubu 2012 per l’attività.
E’ sicuramente un modo diverso di fare teatro, innovativo. Il cortile del teatro diventa una Agorà dove ci si ritrova e si respira cultura in una serata quasi primaverile: diventa quotidiano e tattile ciò che spesso è davvero un’eccezione. Questa è l’incredibile e bella sensazione che abbiamo avuto al nostro arrivo.
Per lo spettacolo di TERRE NOIRE dal cortile, tramite un corridoio esterno ci siamo ritrovati in campagna, non però sulle amene colline toscane, bensì siamo stati catapultati nel Continente Nero con le piantagioni di barbabietole da zucchero, due scrivanie moderne e al centro della scena una coppia che vive la propria quotidianità. E’ tutto palco, anche lo spettatore diventa parte dello spettacolo e veniamo immersi nella semplice vita dei due coniugi, scandita dal passare delle stagioni, dove l’evento più importante è rappresentato dalla mietitura delle piante che servono a produrre zucchero di canna. Il cantare dei grilli e le immagini di terre floride e fertili scorrono davanti ai nostri occhi, fino al suono del clacson, quando l’Occidente arriva con la sua offerta di denaro, pronto a mutare per sempre la vita tranquilla dei contadini. Ha inizio l’intrigo, tramite un sapiente gioco di quadri teatrali, di scene non tutte incasellate secondo l’ordine cronologico. Il Dio denaro irrompe nella vita della campagna a sconvolgerla per sempre: tremila dollari per due africani possono cambiare la vita. Dal terreno di famiglia, passato di padre in figlio, dove il vero lavoro è svolto dalla terra e non dal contadino, come insegnano gli anziani, da un terreno che vive di vita propria, che è rigoglioso, che ogni anno puntualmente è pronto a donare le messi, che conosce la mano del suo padrone, si passa al grigiore e al piattume della coltivazione intensiva data da semi costruiti chimicamente dove tutto ha il nome della ricca e potente società occidentale che l’ha comprato (Earth Corporation).
Il raccolto tuttavia va male. I tanto sperati risultati e le false promesse del Nord del Mondo non sono andati in porto. E il Sud rivuole ciò che è suo: si rivolge ad una giovane avvocatessa, anche lei, come il Sud, ultima tra gli ultimi. E’ stata scelta perchè il suo numero è l’ultimo tra quello degli avvocati, iniziando il suo cognome con la lettera Z. Si dimostra sin da subito una donna forte, mossa da saldi e sani principi, rappresenta la parte dell’Occidente che non ci sta, che non cede ai ricatti e alle ingerenze dei più forti. Comincia quindi il gioco al rilancio degli avvocati. Si contrappongono le due faccie del nord del mondo. Viene offerto più denaro, si rilanciano le offerte, si rifiutano, si cerca il compromesso e si cerca la corruzione della parte più debole (l’avvocato donna).
In questo pour pourì di botta e risposta a suon di carte e soldi tra avvocati e società, centrale rimane la purezza della coppia. Ammaliati dal sogno di una vita migliore, riconoscono di aver commesso un grave errore, che ben emerge dai monologhi strazianti dei due bravissimi attori.
Ottime le scelte sulla scena, le luci, le musiche, volumi e suoni, che ci accompagnano in questo crescendo dell’intrigo sul business ambientale delle società occidentali: musiche di Jean-Louis Ruf-Costanzo, scena di Noëlle Ginefri, suono di Guillaume Pomares, luci di Alexandre Toscani, i costumi di Élisa Octo.
TERRE NOIRE è sicuramente uno spettacolo che non lascia indifferenti, che fa e deve far riflettere su quale sia la direzione verso cui si sta andando. Torna imperterrito lo spettro del mondo capitalista che sfrutta chi non ha mezzi e strumenti per sopravvivere. Non bastava il colonialismo, lo sfruttamento delle risorse minerarie e i vari club con le più svariate sigle, tirati su come cattedrali nel deserto sulle coste del sud del mondo. Bisognava andare oltre, si doveva arrivare a sottometterli a beneficio della grande produzione alimentare. Anche gli insetti sono ormai andati via, persino loro non si sentono più a casa nei campi d’Africa. In nome di un Dio chiamato Denaro, l’uomo è arrivato a perdere uno dei contatti più naturali che dovrebbe avere: il legame con la terra.
Terre Noire teaser
Info:
TERRE NOIRE
di Stefano Massini
Regia di Irina Brook
con Romane Bohringer, Hippolyte Girardot, Jeremias Nussbaum, Babetida Sadjo, Pitcho Womba Konga
Compagnia/Produzione: Théâtre National de Nice – cdn Nice Côte d’Azur
Centro Culturale Il Funaro
23 e 24 marzo 2017