Il 22 marzo torna in scena al Teatro Studio Uno (in zona Torpignattara) con la quarta "puntata" teatrale l'interessante esperimento: “Teresa Santa, Puttana e Sposa” di Marco Bilanzone, regia Lorenzo Montanini, produzione del Teatro Studio Uno. Resterà in scena fino al 25 marzo.
Si tratta di un esperimento teatrale che strizza l’occhio alla serialità televisiva (idea che avevamo già visto in opera per I TRE MOSCHETTIERI al Teatro Astra e 6 BIANCA al Gobetti) , proponendo ogni mese uno spettacolo diverso – anche in termini di caratteristiche della messa in scena – legato, anche se non in rigida successione temporale, alle vicende della giovane Teresa, personaggio immaginario di una imprecisata regione del sud del primo novecento.
Ricostruiamo le prime tre puntate di questa originale "Meta-fiction" teatrale incentrata sulla figura di Teresa (schiava/prostituta di un cabaret napoletano d’altri tempi, in cerca di riscatto) che andranno in scena ogni due mesi, fino ad una performance “cumulativa” finale.
Chi è Teresa e in cosa consiste la "serie"?
Artista, prostituta, ragazza povera e sfortunata ma volitiva alle prese con un amore lontano, un passato di violenza, un futuro da coraggiosa salvatrice di anime perdute e chissà cos’altro. Il tutto in una chiave ironica e a tratti spassosa, a tratti cupa e sofferta, in un mix che ha decisamente colpito il pubblico del Teatro Studio Uno e continua a incuriosire, rompendo le difficoltà legate al carattere episodico.
Ogni puntata finora vista è infatti autoconclusiva e può essere seguita senza aver visto le altre (che pure vengono in qualche modo richiamate) e non necessariamente segue un filo temporaneo univoco (il che la distingue dagli esempi di serialità a teatro che abbiamo visto su Gufetto finora).
A Giugno i cinque capitoli andranno in scena tutti insieme, in uno sforzo ammirevole di questo collettivo di artisti, di volta in volta chiamati a interpretare vari ruoli (eccezion fatta per la nostra Teresa), così da mettere in luce la rispettiva versatilità interpretativa.
Le Puntate di Teresa, Santa, Puttana e Sposa – recensione e commento
Nel primo capitolo (“Teresa ed il Castigo dell’Usuraio”) abbiamo conosciuto Teresa, cantante di punta e impropriamente “PUTTANA” nell’equivoco Cabaret “Madamadorè” del fantomatico paese di Sant’Esolo.
Lo spettacolo fu costruito nel giardino del Teatro Studio Uno e pensato come una serata di cabaret con tanto di palco e sedute ai tavoli per gli spettatori in una formula di “sceneggiata napoletana” dal carattere brioso e allegro.
Un'opera collettiva dove spuntavano personaggi volutamente sopra le righe, a tratti caricaturali e superflui, che riempivano l'ambiente con performance di teatro e di canto, a conferma della matrice pluri-artistica dei tanti attori in scena.
La fanciulla che sgozzò il caporale con il coltello per tagliare la carne secca – 2º puntata Teresa Santa Puttana e Sposa
Nel secondo capitolo, andato in scena a Dicembre nella sala Specchi del Teatro Studio Uno (“La fanciulla che sgozzò il caporale con il coltello per tagliare la carne secca”), siamo tornati indietro, all’infanzia di Teresa.
Scopriamo che è stata venduta da avidi zii ad un Caporale che la tratta da “SCHIAVA”; è stata oggetto di pettegolezzi e si è innamorata, non del tutto ricambiata, di un uomo che invece di salvarla dalla sua condizione si rivelerà un patetico bugiardo e codardo.
In questo secondo capitolo è emersa una messa in scena più sinceramente teatrale ed intimistica: dapprima la recita comincia nel foyer del Teatro, d'improvviso, sotto gli occhi degli spettatori che attendono di entrare in Sala Specchi. Spostatici poi nello spazio scenico, entriamo nella nuova vita di Teresa, nel suo incubo da prigioniera-serva dove nasce anche la sua caparbia. La messa in scena tutta si apre poi a rappresentare la piazza di un paese, dove tre donne danno seguito ai pettegolezzi su Teresa, sfruttando semplicemente una impalcatura a finestra aperta sul palco dalla quale esprimono i loro giudizi, e si smarriscono le attese di essere notate dai giovani del Paese, più interessati all'insignificante Teresa.
Centrale in questo secondo capitolo, l’utilizzo dei fiori in senso evocativo e analogico dell’atto sessuale: il loro utilizzo, unito alla mimesi delle violenze fisiche, elegantemente trattate dalla regia con gesti mimetici a distanza fra i protagonisti, permette al testo drammaturgico, molto forte nei significati di essere colto senza risultare pesante, evidenziandone invece la buona portata drammatica.
Più decisa e più forte in questo caso, l'interpretazione di Nadia Rahman-Caretto (una Teresa più viscerale) che qui ritrova la sintonia già riscontrata con l’ottimo, davvero ottimo, Riccardo Marotta una spalla validissima, intenso e credibile, contrapposto alla fisicità e possanza di Mattia Giordano, decisamente migliorato rispetto al primo capitolo.
L’altro punto di forza del secondo capitolo sono state le ricorrenti Flavia Germana De Lipsis (impegnata ancora con una sfida dialettale nuova, ma sempre credibilissima sia in ruoli drammatici e comici), Elisabetta Turco (sensualissima e ammaliante ma anche oscura e dalla buona mimica) e Jessica Granato (ancora qui conferma estro e spirito ed una buona capacità di espressività passando bene dal comico al drammatico).
ABC del combattimento tra Teresa e il vaiolo nero – 3º puntata Teresa Santa Puttana e Sposa
Nel Terzo capitolo “ABC del combattimento tra Teresa e il vaiolo nero” in scena fino al 4 febbraio, la scelta registica è quella di mettere in scena una sorta di radio-dramma incentrato su una epidemia di vaiolo che decima la popolazione del sempre immaginario paese Cozzuto Volturno, mantenuta del dottorino Ottorino Viburno Spinazzola (un Giuseppe Mortelliti scatenato). Tutto lo spettacolo è pensato dietro una lastra di plexiglas che taglia in due la scena e attutisce tutti i rumori, amplificati però dall’uso di microfoni pendenti su un tavolo intorno al quale si pongono tutti i personaggi, la nostra Teresa (Nadia Rahman-Caretto) e le ormai ben affiatate Flavia Germana De Lipsis, Jessica Granato, Eleonora Turco, oltre al più in luce Alessandro Di Somma (sempre spiritoso e più libero di esprimere la vena ironica che sempre lo contraddistingue), oltre al Giuseppe Mortelliti (cui si restituisce uno spazio recitativo ed interpretativo più impegnativo di quello del “poeta” del primo capitolo).
Lo spettacolo colpisce la nostra attenzione per le scelte registiche di Lorenzo Montanini, davvero interessanti: questa volta punta tutto sulle tecniche rumoristiche che impegnano tutti gli interpreti, infilati in un contesto che dà pochissima mobilità e castra il movimento scenico a non ampi movimenti e a veloci entrate/uscite dalle quinte o brevi messe in luce degli interpreti stessi, sempre distanti però dal proscenio; scelta questa premia la coralità sacrificando però l'interprete principale oltre ad essere funzionale alla resa da “radiodramma” che doveva distinguere questo capitolo dal secondo, più sofferto e drammatico e vicino empaticamente e contenutisticamente al pubblico (il tema della violenza sulle donne è di forte presa sul pubblico e necessitava un approccio che avvicinasse il pubblico alla scena – non a caso alcune sedute erano proprio sul palco, intorno alla scena, come a renderci tutti partecipi del dramma ).
Tuttavia, in questo capitolo, è proprio la Teresa (Nadia Rahman-Caretto) a rimanere inspiegabilmente più in ombra, relegata com’è in un angolo a destra del pubblico e sempre di fatto posta al di là della lastra (non sarebbe stato meglio rompere quella parete e portarla in proscenio davanti agli occhi di tutti?) e illuminata sì quando serve ma non per questo più in vista degli altri (contrariamente invece alla trama che la vede vincente ). Emergono così tutti gli altri personaggi, le prostitute comprimarie che quasi “rubano la scena” anche per via della caratterizzazione spiritosa e quasi bonaria che le si concede ancora (come nel primo capitolo). Ci convince la scelta rumoristica, è davvero l’elemento più artigianale e innovativo di questo capitolo dove è il Vaiolo e la malattia il vero protagonista (un richiamo alla tematica dei Vaccini) e comprimarie le reazioni dell’uomo spaesato e in cerca di una guida: lo spettacolo è dunque un abecedario della crisi dell'uomo davanti alla natura: alcune frasi della drammaturgia vengono proiettate con un audiovisivo su lastra, guidando il lettore alla lettura dello spettacolo, neanche fosse un bugiardino.
Cosa ci aspetta nella Quarta puntata?
Salvata dal carcere, dalle violenze e dal postribolo da un uomo potente, Teresa vive gli anni più felici della propria vita accanto al suo benefattore, il dottor Emiliano Ghedin, diventandone l’amante. Di molti anni più grande di lei, il ricco industriale trasforma Teresa da schiava in una donna libera, consapevole e colta. La forza indomita che l’aveva mantenuta in vita da ragazzina si trasforma nella consapevolezza della maturità, seppur ancora in giovanissima età.
In questo capitolo la narrazione sposta completamente il suo punto di vista, invitando il pubblico ad entrare dentro la casa dei due amanti, a condividerne l’intimità e a seguirne la storia d’amore.
TERESA SANTA PUTTANA E SPOSA – Capitolo 4
La notte in cui Teresa dormì con la morte
di Marco Bilanzone
regia Lorenzo Montanini
Con Nadia Rahman-Caretto, Alessandro Di Somma, Giuseppe Mortelliti, Riccardo Marotta, Eleonora Turco
Grafica Leonardo Buttaroni
produzione Teatro Studio Uno
Dal 22 al 25 marzo 2018
Info:
“Teresa Santa, Puttana e Sposa Cap.IV ” 22-25 Marzo 2018 (Sala Teatro)
Teatro Studio Uno, Via Carlo della Rocca, 6 (Torpignattara).
Ingr. 12 euro. Tessera associativa gratuita
Giov – Sab ore 21.00, Dom. ore 18.00
PRENOTAZIONI http://j.mp/prenotaTS1
Per info: 3494356219- 3298027943
info.teatrostudiouno@gmail.com