Dal 26 novembre al 1 dicembre al Teatro Lo Spazio è andato in scena “Tangenziale”, Rock Theatre Live Show, spettacolo dalla forte componente musicale, scritto e diretto da Romano Talevi.
La scena accoglie il pubblico con il celebre murales di Banksy in cui una scritta “cancelled” lascia intravedere il messaggio originario “Follow your dreams”.
A luci ancora spente è impossibile non notare che l’allestimento del palcoscenico è al servizio della musica, dagli sgabelli e i microfoni ai leggii, dalla batteria alle chitarre, senza altri elementi di scena.
"Tangenziale" è uno spettacolo che nelle intenzioni vuole tessere le voci di anime notturne, destinate a vivere ai margini di una impietosa metropoli, restituendole allo spettatore in musica. Un obiettivo, sicuramente ambizioso, che non si è riusciti a centrare. Le storie narrate non riescono ad arrivare nitide, la sensazione è quella di un mancato trasporto verso i personaggi che mano a mano si svelano.
Entrano tutti insieme, in abbigliamento stile disco anni 70, ognuno prende il suo posto sul palco ed ecco che davanti al pubblico si compone un eccentrico affresco underground.
Dal primo pezzo, il repertorio appare dominato da musica originale – con piccole incursioni di cover – dello stesso autore e regista Talevi, personaggio sicuramente istrionico ma la cui personalità finisce per dettare tempi e interpretazioni non sempre in maniera efficace.
Una prima nota è sulle musiche: lo stile non classificabile – e questo non è necessariamente un male – rientra in una matrice pop-rock in senso lato. Laddove del potenziale creativo si intuisce è vanificato però da un’esecuzione apparentemente priva di una direzione chiara che porta più volte a delle vere e proprie insicurezze.
Certa produzione di Broadway sembra essere stata d’ispirazione ma utilizzare tali stilemi ed espedienti in scala più limitata è altra cosa. Diversi passaggi armonici e ritmici appaiono eccessivamente audaci e di fatto mettono in difficoltà più di una volta – fra gli altri – il loro stesso autore; nell’economia generale dello spettacolo questo crea uno straniamento laddove la sospensione dell’incredulità nel pubblico è già di per sé fortemente messa alla prova.
Anche la scelta di formazione è ambiziosa, ma non è un demerito aver cercato di unire insieme anime – e apparentemente esperienze – diverse per uno stesso spettacolo. Effettivamente ognuno ha modo, grazie al testo, di avere il proprio spazio. Batteria, basso, due chitarre – con le incursioni di un’acustica – violino, flauto e ben 5 voci, inclusi lo stesso Talevi e Ceccanei – questi più una voce recitante con pochi passaggi cantati – e una di formazione lirica.
Purtroppo nell’economia generale i singoli talenti, quando non limitati nel loro potenziale a causa di arrangiamenti poco curati, vengono messi in difficoltà da una poco incisiva direzione musicale: tonalità non consone alle voci pur dotate, unisoni fra strumenti la cui intonazione è resa precaria dalla difficoltà del passaggio, l’incompatibilità talvolta di sonorità fin troppo diverse, la forzata convivenza – soprattutto per ciò che riguarda le voci – fra musicisti con una formazione più solida e altri meno sicuri sotto il profilo tecnico.
Dispiace perché le singole doti degli artisti in scena si sono solo intraviste senza brillare: l’entusiasmo nel cercare di raggiungere un risultato grandioso ha probabilmente compromesso la cura di tanti dettagli che avrebbe invece garantito un risultato più solido e soddisfacente da entrambi i lati del palcoscenico.
La scelta di affidare ai testi delle canzoni il compito di raccontare le storie di vita dei protagonisti trova il suo limite nella lunghezza a cui lo spettacolo è stato costretto. Lo schema del racconto impiega poco a risultare ripetitivo: un brano per ogni soggetto. La linearità della struttura della narrazione non lascia spazio alla sorpresa e il ritmo ne esce appesantito.
Alla recitazione viene lasciato un ruolo marginale e in alcuni passaggi dialoga con contributi video con i quali gli attori-musicisti interagiscono. Si tratta di filmati in cui il personaggio interpretato da Pistoni dialoga con il personaggio principale della rappresentazione, Krapp, il musicista cieco e veggente capace di scrutare ognuna delle anime irrequiete e solitarie che nella musica e nella notte cercano consolazione.
Tali incursioni video, ben realizzate e dall’ambientazione suggestiva, non contribuiscono però a dipanare la trama poco chiara dello spettacolo.
“Tangenziale” è sicuramente uno spettacolo ambizioso, da cui traspare un grande entusiasmo di tutta la compagnia per un progetto effettivamente complesso da realizzare. Purtroppo il ‘disegno generale’ del suo autore pare aver offuscato il lato più strettamente tecnico e di realizzazione, che avrebbe beneficiato di una direzione musicale e di una regia più solidi e talvolta critici.