STELLE NERE è il magistrale lavoro drammaturgico di Fabio Banfo, a cui abbiamo avuto il piacere di assistere al Teatro Ygramul nell’ambito del DOIT Festival.
Banfo mette in scena i personaggi di Luisa Ferida, Osvaldo Valenti e Pietro Koch (Cecilia Di Donato e Umberto Petranca), nell’ambientazione della Villa Triste di Milano. Lo spettacolo riflette sul ruolo dell’artista e dell’arte in relazione a un Potere violento, gretto e distruttivo.
Le luci fredde si accendono su una stanza completamente in nero, eccezion fatta per un telefono bianco; sul palco si alterneranno le voci di Luisa Ferida, Osvaldo Valenti e Pietro Koch, intrappolati nella bolla scenica della rappresentazione drammaturgica, col susseguirsi di momenti di crudo realismo a visioni allucinate e a rappresentazioni svenevoli e macchiettistiche che riprendono il gusto del cinema dei telefoni bianchi.
I personaggi, tra scene da provare mentre solo a un piano di distanza, nel semninterrato, i membri della banda Koch torturano e seviziano i prigionieri di Villa Triste, si chiedono cosa sia reale e cosa no per un attore, chi siano loro aldilà dei loro personaggi e, soprattutto, si e ci chiedono quale sia il ruolo dell’Arte all’interno di un regime autoritario.
Contenuti
Luisa Ferida e Osvaldo Valenti: la storia e i telefoni bianchi in Stelle Nere
Luisa Ferida e Osvaldo Valenti furono due attori tra i più noti degli anni 30-40, protagonisti di svariati film del cinema dei telefoni bianchi, genere in voga in quel decennio dai temi romantici ed edulcorati, spesso ambientati in immaginarie città dell’est Europa per evitare la censura di vicende proibite in Italia, come l’adulterio e relazioni clandestine.

Il richiamo a questo immaginario cinematografico, oltre a essere costantemente evocato dal telefono bianco sul palco, fa capolino spesso nella bolla scenica dei piani superiori di Villa Triste, con calde luci che si proiettano sui volti di Cecilia Di Donato e Umberto Petranca, capaci di passare da una recitazione cruda e drammatica a un’impostazione lasciva e trasognata.
Petranca riesce a rendere l’ambivalenza interiore di un giovane Valenti volontario della Xa Flottiglia MAS della repubblica sociale italiana per circostanza, terrorizzato dai suoi comandanti e da Koch, dall’integrità che riconosce ai prigionieri politici ma allo stesso tempo affascinato dalla forza del Potere; Cecilia Di Donato dà vita a una Ferida ora dura, ora confusa e allucinate dalle droghe, trasportandoci in un mondo di festini orgiastici in cui sogno e veglia diventano indistinguibili.
Qual è la realtà? I contorni tra Arte e Storia si fondono e confondono e i loro confini si fanno sempre meno netti fino a scomparire del tutto quando Pietro Koch/Fabio Banfo esce dai suoi panni e chiede agli attori il senso dell’arte teatrale.
Stelle Nere: cosa rappresenta l’arte in rapporto al potere?
Lo spettacolo non pretende di darci una risposta a questa complessa domanda, compito forse impossibile, ma ci fa vedere le diverse strade intraprese da Ferida e Valenti persone e personaggi: in quanto “stelle nere”, trasferendosi a Cinevillaggio (il centro cinematografico della R.S.I. a Venezia), hanno performato un’arte asservita al potere che viene rappresentata dal luogo scenico dei piani superiori di Villa Triste, completamente in nero: un luogo-non luogo in cui si decidono di ignorare le terribili torture a cui sono sottoposti i prigionieri della banda Koch.
Luogo-non luogo è anche la strada intrapresa dal cinema dei telefoni bianchi, un arte da intrattenimento e consumo, da distrazione sognante e oblio.
L’ultima strada è un’arte consapevole del mondo esterno, un’arte che prende coscienza, e in questo senso la rappresentazione di Stelle Nere è una redenzione post mortem dei due attori che, da personaggi, hanno avuto modo di dare vita a un’arte impegnata e vigile.
Stelle Nere: considerazioni finali:
Dopo la visione di Stelle Nere si esce con più domande che risposte, domande che l’arte ha il dovere di porci e a cui, forse, è compito della Storia rispondere. Fabio Banfo, con una regia fluida e impeccabile e con un lavoro di ricerca degno di nota, ci ha regalato uno spettacolo drammatico profondo: con un sapiente gioco di luci possiamo passare freneticamente dalla fredda ambientazione di Villa Triste al set di un romantico film del cinema del telefono bianco, come in un viaggio onirico.
Cecilia Di Donato e Umberto Petranca, con la loro presenza scenica, hanno saputo rendere perfettamente le opposizioni tra le varie forme di arte scenica rappresentate.
Visto il !6 settembre
STELLE NERE
Drammaturgia e Regia Fabio Banfo
Con Cecilia Di Donato | Umberto Petranca | Fabio Banfo
Primo spettatore Marco Maccieri
Musiche originali Riccardo Burs
Produzione Centro Teatrale MaMiMò – Scandiano (RE)