Gufetto è controcorrente e va a teatro anche la settimana di Sanremo. All’interno della Stagione del Teatro Trastevere abbiamo assistito alla prima di “Sàrtori non deve morire”, uno spettacolo scritto e diretto da Raffaele Balzano in scena fino al 6 febbraio. Ecco la recensione.
La scena e l’incipit di Sàrtori non deve morire
Un uomo strimpella casualmente sulla chitarra, in una stanza che ha qualcosa di particolare: dalla platea infatti ci si presenta una parete interamente tappezzata di ritratti, un unico volto che si ripete, assieme a dei fogli che non riusciamo a leggere. Lo spettacolo si apre così, e mentre assistiamo al risveglio di Mimmo Sàrtori, importante e acclamato produttore teatrale, ci rendiamo conto della drammatica situazione: Sàrtori è stato rapito. Ma perché? E come mai il rapitore che insiste a ripetere che il produttore sa bene chi lui sia?
Di cosa parla “Sàrtori non deve morire”
“Sàrtori non deve morire” racconta del desiderio di rivalsa e della frustrazione professionale, al limite tra il comico e il grottesco. E’ uno spettacolo a tre scritto da Raffaele Balzano (che ne è anche interprete e regista), che costringe i personaggi in un gioco al massacro dove i confini tra vittima e carnefice si confondono. Il misterioso rapitore si rivela essere Gianni Talamone, attore “incompreso” che ha architettato tutto insieme a un complice (Marco Zordan) per rivendicare una volta per tutte l’occasione di una vita: un provino con il grande produttore Sàrtori, interpretato da Geremia Longobardo.
L’atmosfera dello spettacolo e il desiderio di Talamone
Una delle prime battute dello spettacolo è un criptico “Quant’è serio il tempo”. Scopriremo che Talamone è un personaggio che si prende molto sul serio. Come in uno Stephen King dell’assurdo, una serie di rivelazioni ci svelano i retroscena e le contraddizioni dei tre uomini che si trovano, ognuno a modo suo, strettamente legati l’uno all’altro.
I ritratti e i documenti sulla parete non sono altro che le innumerevoli candidature di Talamone che non hanno ricevuto risposta. Perciò l’attore non vuole ottenere soldi, ma un riscatto morale: un regolare provino. Il provino dovrebbe essere come il caso. Imparziale, senza pregiudizi, equo…. Almeno in teoria.
L’audizione di Talamone e il tema dell’ambizione
Questa finta audizione, in cui Talamone vuole avere tutto sotto controllo e in realtà è Sàrtori a interpretare un personaggio, è esilarante e amara allo stesso tempo. Nella storia surreale di Talamone infatti si esprimono le piccole follie del quotidiano e ci si interroga sulle ambizioni e ossessioni, che sono più o meno le stesse per tutti. La situazione, sopra le righe fin dall’inizio, non può dunque che escalare esponenzialmente fino all’ultimo, definitivo gesto, che scambia ancora una volta le carte in tavola e chiude lo spettacolo. Forse Talamone è riuscito a uscirne vincitore, anche se non nella maniera che si aspettava.
Visto il 4 febbraio 2022
Avviso ai Soci
COMUNICATO STAMPA
Associazione Culturale Teatro Trastevere
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lo spettacolo EVENTO
Dal 4 al 6 febbraio 2022
SÁRTORI NON DEVE MORIRE
scritto e diretto da
Raffaele Balzano
con Geremia Longobardo, Raffaele Balzano, Marco Zordan