SOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE @ Teatro Elfo Puccini: l'intramontabile forza del classico

Pressappoco qualsiasi frequentatore di teatri, più o meno sporadico, si è imbattuto almeno una volta in Sogno di una notte di mezza estate: il classico shakespeariano senza tempo.
Alla corte di Atene si stanno per celebrare le nozze di Teseo e Ippolita, re e regina. Nel frattempo altri due giovani coppie sono alle prese con magagne amorose: Ermia, costretta dal padre per ragioni economiche, si trova a dover sposare Demetrio, ma in realtà è follemente innamorata di Lisandro, con il quale progetta una fuga amorosa nei boschi. Elena, promessa sposa di Lisandro, è d’altra parte sfrenatamente attratta da Demetrio: Elena informa quest’ultimo della fuga di Ermia e Lisandro. Nel bosco, misterioso regno del mito, si intrecciano le storie di altri personaggi quali Oberon, re degli elfi, e Titania, regina delle fate, che sono in dissidio per futili motivi e una squinternata compagnia di teatranti scalcagnati capeggiata da Bottom che provano uno spettacolo teatrale per allietare le nozze di Teseo ed Ippolita.

Elio De Capitani, regista della compagnia Teatro dell’Elfo, torna a lavorare sul testo di cui nel 1986 propose una prima messinscena caratterizzata da un’atmosfera cupa e toni dark nella quale l’effetto tragico preponderava sugli aspetti comici a tal punto da destabilizzare gli spettatori dell’epoca.
Dieci anni dopo, nel 1997, al regista viene proposto un nuovo allestimento, questa volta realizzato sulla base di una cifra stilistica di più ampio respiro: concepire un piacevole “spettacolo-festa” e forgiare accuratamente un dispositivo teatrale leggero, divertente e brioso, in altre parole plasmare un terreno di sperimentazione fertile, tale da poterlo lasciar decantare per  poi essere ripreso, guarnito e valorizzato.
Dall’ultima versione, in scena fino a fine marzo al Teatro Elfo Puccini di Milano, si evince come il lavoro sul testo classico, lungi dall’essere una riproposizione pedissequa, sia concepito come possibilità di ricerca teatrale, ricognizione di vecchi stilemi ed esplorazione di nuove prospettive sceniche, frutto della contaminazione di elementi eterogenei ed estri artistici diversi che hanno interagito nel corso degli anni.

De Capitani restituisce al classico linfa vitale, dotandolo di un'effervescente allegria perfettamente amalgamata all’affascinante inquietudine del mondo degli spiriti e all’umorismo esilarante e irriverente degli artigiani aspiranti attori. Ogni nota di questa giocosa partitura realizzata ad hoc è gestita con sagacia, esaltando e affinando le risorse del testo shakespiriano: la dimensione meta-teatrale della cricca di comici che sta cercando di mettere in scena Piramo e Tisbe, gli elementi folklorici della tradizione anglosassone quali elfi e fate e l’atmosfera onirica e perennemente sospesa fra sogno e realtà.

De Capitani opera una renovatio della commedia shakespeariana scegliendo come energia propulsiva l’eros, l’impulso erotico che mette in moto la sequela di equivoci atti a regolare il meccanismo comico: nel contrasto tra l’istinto sessuale più carnale e il sentimento puro l’idea romantica dell’amore si degrada all’insegna della cieca voluttà erotica. Ogni personaggio, in modo più o meno esplicito, è schiavo di un temperamento libidinoso che si innesta inesorabilmente nei precari equilibri relazionali.
Non c’è spazio per la morale, la carica erotica irrazionale prende il sopravvento.

L’altro elemento cardine attorno il quale De Capitani orchestra questa nuova versione del Sogno è la suggestione onirica, suggerita in primis da una scenografia minimale, ma versatile ed efficace: un palazzo fiabesco che all’occorrenza si apre rivelando motivi floreali, simbolo del bosco, sede del sovrannaturale.
La scenografia, ingegnosa cornice fiabesca, è supportata da un sapiente uso delle luci e delle musiche, entrambe atte a valorizzare la costruzione di uno scenario sospeso tra l’onirico e il reale.

In quest’apparato si inserisce un gruppo teatrale coeso e in assoluta empatia con il testo: la forza del linguaggio teatrale espresso risiede nell’accuratissima partitura dei gesti e nelle coreografie quasi da musical: gli attori sono protagonisti di un raffinato divertissement barocco dove ogni segmento convive in armonica sintonia con gli altri per rendere appetibile e contemporaneo tanto il cliché, quanto la nuova trovata.

Il Sogno della compagnia dell’Elfo è uno spettacolo democratico: lo shakesperiano incallito si confronta con una visione fedele e intatta, semmai potenziata e valorizzata, il frequentatore occasionale può fruire di un esempio di buon teatro classico e una scolaresca può saggiare un testo divertente e facilmente digeribile che per quasi tre ore, tra il gusto dello sberleffo e l’attrazione per l’arcano, una pièce che riesce a tenere alta la soglia dell’attenzione. Uno strumento di divulgazione teatrale straordinario e un grande gioco senza discrimine: nell’approccio leggero e mai fatuo, affabile e mai stucchevole si coglie la peculiarità di questa commedia dell’equivoco e del perturbante da gustare abbandonandosi placidamente al piacere del racconto.        

Info:

SOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE
di William Shakespeare
traduzione di Dario Del Corno
regia di Elio De Capitani
scene di Calo Sala
costumi di Ferdinando Bruni
musiche originali di Mario Arcari, coro della notte di Giovanna Marini
luci di Nando Frigerio
con Corinna Agustoni, Giuseppe Amato, Marco Bonadei, Sara Borsarelli, Carolina Cametti, Enzo Curcurù, Loris Fabiani, Lorenzo Fontana, Vincenzo Giordano*, Sarah Nicolucci, Emilia Scarpati Fanetti, Luca Toracca, Vincenzo Zampa

 

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