SOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE @ Globe Theatre: ed è solo maggio

Il Silvano Toti – Globe Theatre di Roma si sveglia dal torpore del lungo inverno e si presenta maestoso al pubblico nella sua cruda bellezza. Un involucro rude che nasconde al suo interno, come fa lo scrigno, la bellezza e la ricchezza, qui del Teatro. Il  2 luglio ha debuttato SOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE la più visionaria delle opere del bardo. La regia è di Riccardo Cavallo, non più tra noi, ma la sua poesia come quella dell’autore può ancora vivere sotto le stelle di questo luglio anzi di questa mezza estate.

L’azione si svolge in una notte magica del calendimaggio, come si dice da subito tra le prime battute e ci ricorda Cavallo, in una nota ereditata dalla compagnia e pubblicata. Dunque il luogo è il bosco greco, il tempo è la primavera: l’uno e l’altro sono sinonimi di risveglio. I personaggi sono immersi dentro una nube onirica e fantasiosa. Sogni inclini a degenerare presto in incubi; realtà che può divenire Teatro; amore che può scadere in conquista della preda: dunque coercizione.

Tre livelli narrativi bene intessuti. Shakespeare costruisce ad arte tre scatole cinesi: una giostra tumultuosa di sentimenti e al loro interno altri e altri ancora. C’è fame d’amore e felicità, ma tutto sembra pervaso dalla follia tra i rami fitti del bosco incantato, dove la felicità è fuggevole e dura il tempo breve dell’attimo. In quel continuo divenire Puck (qui Fabio Grossi che conoscevamo solo come regista) sparge pozioni magiche dello stesso colore del fuoco (abile effetto speciale) e interviene magicamente sul volere degli amanti e ne sovverte le intenzioni come un abile Cupido senza frecce. Dunque, diverte il pubblico l’amore scacciato da Demetrio (Sebastiano Colla) e quel cane d’amante di Ermia (Valentina Marziali) che più è ripudiata più si lega al suo biondo desiderio proprio come e solo sa fare la bestia fedele e domestica. Ma anche Lisandro (Marco Paparella) è scombinato nelle intenzioni e non arde più per la bella Ermia ma per Elena (Federica Bern).

C’è poi il richiamo di notti speziate e lontane nel racconto di Titania (qui Claudia Balboni). Un’India che ha affascinato il bardo tanto da scriverne, sino a immaginare quelle “vele ingravidarsi e farsi gonfie tra le mercanzie d’oriente”. Fascino esotico proposto a un pubblico d’allora che sedeva le panche scomode del Globe, venuti prepotentemente e fiduciosi di sognare come da promessa del titolo della pièce. Promessa che si rinnova in questa mite notte di luglio romana.

La commedia è una cavalcata tumultuosa dove ciascuno dei personaggi è impaurito e cerca uno spazio nel  bosco, sotto la luna piena. I cuori tuttavia rimangono nel bosco e non seguono la mente per loro natura o forse per “incatamento”.

Ci piace la compagnia dei guitti (qui invece tutti bravi attori) che preparano anzi tentano di preparare la loro messinscena tragica ma per noi divertentissima con un regista Peter Quince (Marco Simeoli) qui uomo del nostro sud che tenta di dare le intonazioni e montare scene impossibili a partire da quella luna che non c’è e non ci sarà all’ora e giorno del debutto. Qui emergono tutte le ansie e smanie dell’attore dell’epoca mai cambiate: voglia di protagonismo, paura di non ricordare la parte e tutto il resto noto a chi calca le scene. E questo è un altro mondo che convive nel bosco e si mischia agli altri nella formidabile girandola teatrale.

Ci diverte Roberto Stocchi nei panni di Flut anzi della zeppolosa Tisbe, eppure siamo davanti ad un ottimo attore e doppiatore. Preciso Gerolamo Alchieri (Bottom o Chiappa) con la sua presenza e voce da primo attore e doppiatore. Giusto nelle battute Martino Duane, qui Duca d’Atene. Fairy è Cristina Noci ed è perfetta proprio come Snaout per noi Claudio Pallottini, e poi c’è Snug ovvero Andrea Pirolli e la sua incontenibile incontinenza. Ottima presenza di Carlo Ragone (Oberon) che con  la sua bella voce alla fine, fuori campo, ci dice e recita quella frase tanto forte e famosa “Siamo fatti della stessa sostanza dei sogni”. Qui il regista prende a prestito la battuta da un’altra opera “La Tempesta” ma ci sembra una chiusa perfetta probabilmente apprezzabile dallo stesso autore. Poi c’è il simpatico Raffaele Proietti, Maestro di cerimonie. L’ottimo Alessio Sardelli (padre di Ermia) e la brava Daniela Tosco (Ippolita).

Attori tutti “normalmente bravi” com’è giusto e onesto che sia: perché è così che deve essere per un pubblico pagante che occupa un posto e il tempo di una serata. Quindi tutti bravi come deve essere senza sorprese. Ognuno di loro se portato in qualche altra rappresentazione ne uscirebbe come “attore straordinario”. Qui è il coro di attori che fa grande la commedia e giustifica l’applauso sostenuto. Cura delle intonazioni, giusta articolazione, ottima dizione, movimenti giusti, canto emozionale. Questo è l’attore: un tecnico, un esecutore che non può nascondersi dietro l’alibi dell’arte,  della passione ed energia profusa e sconoscere gli strumenti come fanno credere certi metodi fintamente rivoluzionari. Qui c’è tecnica e forse passione, ma della seconda ci importa meno o nulla. Ci importa dello spettacolo e c’è tutto.

Scarna la scenografia come nella migliore tradizione del Teatro elisabettiano. Ci sono lanterne animate da fioche luci e poi piume d'oca che scivolano come neve o polvere bianca dolcemente sulle tavole del Palco al passaggio burrascoso degli attori, curiose a guardare la scena propio come il pubblico in platea.

Spettacolo da vedere in scena sino al 14 luglio al Globe.

Info:
dal 2 al 14 luglio ore 21.15 (escluso i lunedì)
Sogno di una notte di mezza estate
Regia di Riccardo Cavallo
PRODUZIONE:
Politeama Srl

Regia:
Riccardo Cavallo

Traduzione e adattamento:
Simonetta Traversetti

Costumi:
Manola Romagnoli

Direzione tecnica:
Stefano Cianfichi

Scene:
Silvia Caringi e Omar Toni

Assistente alla regia:
Elisa Pavolini

Light designer:
Umile Vainieri

Sound engineer:
Franco Patimo/Daniele Patriarca

Foto:
Marco Borriello

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