SOFOCLE. ALLA RICERCA DI ANTIGONE @ TeatroKerkà¬s: il rituale della classicità 

Appartiene al ciclo tebano uno dei miti più struggenti e irrisolti della civiltà occidentale: si tratta di Antigone, icona della tragedia greca e simbolo della ribellione solitaria contro il potere dispotico.
Eteocle e Polinice, fratelli di Antigone, erano giunti ad un compromesso: entrambi decisi a diventare re, si sarebbero alternati al trono, un anno a testa. Su di essi grava però la maledizione lanciata dal loro padre-fratello Edipo: poiché entrambi non si erano opposti al suo esilio da Tebe, sarebbero stati condannati a darsi la morte l’un l’altro. Il mancato rispetto della parola data da parte di Eteocle, rifiutatosi di cedere il titolo, scatena una sanguinosa guerra civile. Il culmine della violenza si raggiunge quando Eteocle e Polinice, l’uno per difendere una città ormai non più sua di diritto, l’altro per acquisire con la violenza il potere, si uccidono reciprocamente. Il potere va in mano allo zio di Antigone, Creonte: al corpo di Eteocle sarà data degna sepoltura e gli saranno tributati gli onori di difensore della città, mentre il corpo di Polinice sarà lasciato insepolto. Quest’ultimo, nell’ottica di Creonte, è stato irrispettoso del valore della pòlis, combattendola, pertanto è condannato a non trovare pace con la sepoltura. Antigone prende posizione e trasgredisce l’ordine del re: esce di notte dalla città e va al campo, prende un pugno di polvere e lo sparge sul cadavere del fratello a cui Creonte ha negato sepoltura.

Creonte crede nella legge dello stato, Antigone nei valori della famiglia: a chi la ragione? L’associazione Kerkìs – Teatro Antico in scena termina la sua stagione con Sofocle. Alla ricerca di Antigone, frutto del lavoro degli allievi del Corso di Alta Formazione Teatro Antico in Scena dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. È indispensabile una parentesi su quest’eccezionale realtà nazionale e internazionale nata in seno all’Università: Kerkìs nasce nel 2011 fondata da un gruppo di studenti e docenti con la finalità di mettere in scena testi greci e latini, al fine di incentivarne la fruizione da parte di un pubblico sempre più ampio. Si evince come l’aspirazione di quest’associazione culturale sia, in prima istanza, sensibilizzare al patrimonio culturale classico, offrendo attività didattiche e artistiche a scopo formativo, in sinergia con l’attività di ricerca scientifica svolta dall’Università. L’associazione si occupa non solo di formazione attoriale, bensì cura anche attività collaterali quali musica, costumi, scenografia e drammaturgia, coniugando sapientemente gli aspetti pragmatici del teatro e quelli più intellettuali, all’insegna della creatività e del dialogo con altri enti.

A fronte di una scena teatrale straripante di riscritture, rifacimenti, rielaborazioni e adattamenti, talvolta a dimostrare un incontinente bisogno di contemporaneità, Kerkìs propone con umiltà spettacoli classici frutto di un lavoro certosino e professionale.
Paradigmatico, in questo senso, è l’esito del Corso di Alta Formazione 2019 dal titolo Sofocle. Alla ricerca di Antigone. Giovani attori con poca esperienza e tanto talento mettono in scena il testo di Sofocle nell’originale, puntuale e fruibile traduzione della professoressa Elisabetta Matelli, docente di Storia del Teatro presso la Cattolica di Milano. Non ci sono tagli o variazioni: registro aulico e quotidiano si amalgamano dando vita ad una lingua armoniosa e avvolgente, che fluisce come un’elegante melodia. Un parlare sofisticato e sempre intellegibile, elegante e mai artificioso, frutto del rigore filologico nell’approcciarsi al testo classico: il brillante cast di giovani universitari parte da un attento studio del testo per interiorizzare le sfaccettature caratteriali degli epici personaggi e carpire le tematiche di imperituro valore.

I personaggi sul palco, interpretati da studenti, conservano la velatura mitica, la statura leggendaria degli eroi tragici. Il Creonte e l’Antigone in scena appaiono come due personaggi dal temperamento energico e risoluto, dall’indole irriducibile: l’uno vuol far cedere l’altro, entrambi irremovibili e indisposti al compromesso. Dal conflitto emergono soprattutto le rispettive debolezze: Creonte, inflessibile despota, appare come un personaggio paranoico, terrorizzato di apparire debole davanti a una donna e tormentato dall’idea che qualcuno possa mettere in discussione il suo potere assolutistico; Antigone, d’altra parte, è sì una dissidente emancipata che antepone gli affetti familiari alla legge, ma a sua volta incapace di mediazione e vittima di un orgoglio cieco che segnerà la sua rovina.

Interessante come anche i deuteragonisti siano puntualmente caratterizzati, divenendo a loro volta figure memorabili e contribuendo, per contrasto, a delineare ulteriori connotati dei protagonisti: Emone, pur mostrandosi rispettoso nei confronti dell’autorità, non teme di mostrare i suoi sentimenti verso Antigone nel tentativo di indurre Creonte a ragionare e, prendendo le distanze dal complesso di virilità paterno, si dimostra incline al compromesso, seppur mancando di risolutezza. Ismene, prototipo della donna remissiva e sottomessa, si contrappone alla natura volitiva della sorella Antigone rammentandole i limiti delle donne in una società patriarcale.

I toni enfatici e la gestualità eloquente sono il frutto di un lavoro laboratoriale meticoloso che si premura di render chiaro ogni passaggio e restituire un accurato quadro psicologico di ogni personaggio: a dibattersi sulla scena troviamo eroi della tragedia greca, figure iconiche della classicità, ma anche uomini e donne della contemporaneità, con le loro ossessioni, i loro tormenti, le loro debolezze e i loro destini. Sono soggetti dilaniati, divisi fra gli affetti e le convenzioni imposte dalla società a muoversi in uno spazio disadorno e dotato di pochi elementi scenici essenziali, con indosso tuniche austere: pochi, efficaci elementi che rimandano a un’idea di classicità.

In questo senso suscita particolare interesse il coro, fulcro della tragedia greca: coerentemente con lo spirito ellenistico, i membri del coro camminano e danzano all’unisono, osservano, commentano e se necessario si relazionano con gli attori. Il coro non si schiera, ma supporta lo spettatore nel leggere l’intimità dei personaggi e poter articolare un giudizio morale libero e autonomo.  
Questa raffinata cornice classica ambisce, come vuole la tradizione, ad essere teatro di questioni socio-culturali e dilemmi morali: chi sta sbagliando? Antigone, anarchica e orgogliosa ribelle, o Creonte, sovrano risoluto e intransigente? Come Sofocle, i ragazzi di Kerkìs non vogliono dispensare risposte preconfezionate: raccontano, valorizzano, coinvolgono e appassionano facendosi custodi di una memoria atavica mai sopita e ci lasciano liberi di coltivarla come preferiamo.

 

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