Vi raccontiamo la prima assoluta di SETA a cui abbiamo assistito venerdì 17 marzo scorso: un atto unico scritto e diretto da Nino Sileci, con Valeria D’Angelo e Silvia Ponzo. Lo spettacolo è andato in scena al Centro Culturale Artemia di Roma, per la direzione artistica di Maria Paola Canepa, nell’ambito della rassegna “Il sipario delle donne”, conclusasi ieri con l’aperitivo comico-musicale “Donne sull’orlo di una crisi di pausa”, che ha registrato il sold-out come la maggior parte delle altre serate. Questo era il terzo spettacolo della rassegna, dopo il grande successo ottenuto da Laltra con Franca Cianca e Number one con Maria La Scala, a cui ha seguito la messa in scena di Savoir faire.

SETA: una famiglia rievocata attraverso i dialoghi e le memorie delle donne
SETA, famiglia è femmina perché finisce per A, opera scritta e diretta da Nino Sileci, è uno spaccato familiare di un mondo d’altri tempi, che ormai non c’è più, il mondo delle nostre nonne. In scena quattro personaggi femminili, interpretati da due attrici, le bravissime Valeria D’Angelo e Silvia Ponzo, che vestono i panni delle sorelle Irene e Flora, della badante peruviana Pilar e di Rusì, cugina di Teresa, la madre delle due sorelle, anziana e malata, che è presente in scena solo simbolicamente per mezzo dei bachi da seta, che raffigurano il baldacchino del letto di morte dell’anziana donna. Le due bravissime attrici, attraverso l’alternarsi di dialoghi e ricordi, fanno rivivere la storia di una famiglia raccontata al femminile.
SETA: uno spettacolo suggestivo e complesso
Seta è uno spettacolo complesso e suggestivo, sia per la ricca regia di Nino Sileci che per il complesso alternarsi delle due attrici nei quattro ruoli. La scenografia dello spettacolo è molto ben riuscita e perfettamente funzionale al testo. Sottolineata da luci particolari, ovattate e calde, riporta efficacemente all’ambiente familiare d’altri tempi ed è impreziosita dall’elemento dei bachi da seta, che simboleggiano il baldacchino del letto di morte di Teresa, intorno a cui ruota tutta la scena, ma che sono anche una metafora del ruolo delle donne come custodi dei segreti della vita familiare. Notevole e impegnativo il lavoro di regia nel coordinare i suoni della vita familiare domestica mimati dalle attrici, dal rumore dei piatti a quello della preparazione dei cibi: un gioco molto ben riuscito che, con pochi mezzi in scena, rende tutto il significato della magia del teatro, capace di ricreare la ricchezza dei profumi e il calore dell’ambiente domestico attraverso il solo gioco sinestetico di gesti e suoni.

SETA: un riuscito incastro di personaggi
Molto brave le due attrici, Valeria D’Angelo e Silvia Ponzo. La D’Angelo,precisa e pulita nella padronanza della propria arte drammatica, diverte molto nei panni di Pilar, la badante peruviana dallo spiccato accento sudamericano. I suoi personaggi dialogano con il giusto ritmo e creano un interessante contrasto con quelli interpretati da Silvia Ponzo. Convincenti sono state le parti dei ricordi, che possono essere molto delicati e velati da una patina di nostalgia o raccontare il ricordo di una violenza brutale ricevuta, come nella scena interpretata con misura dalla Ponzo. Gli Incastri tre la due attrici sono studiati alla perfezione e ben riusciti nei tempi e nelle entrate. Le due attrici si scambiano ripetutamente nei ruoli in scena, alternandosi tra i personaggi, in un effetto che è molto divertente. Lo spessore e la varietà dei caratteri sono raggiunti dall’alternanza dei differenti personaggi, che invece in sè possono risultare a volte un po’ monocordi, con il rischio di vedersi ridotti un po’ a macchietta.
SETA: uno spettacolo che crea immedesimazione nel pubblico
Tutto lo spettacolo presenta una coerenza stilistica marcata in ogni aspetto, dalla scenografia alle luci, dalla regia alle scelte interpretative. Il testo mette in scena una storia di donne (del passato) come cardine della famiglia e custodi dei segreti della vita familiare. L’uso di un’ironia e di battute da Italia anni ‘50, quando il decoro e il senso della famiglia era affidato alle donne, sono per chi assiste un tuffo in un mondo di altri tempi. Scatta così, nel pubblico, un senso di immedesimazione molto forte, perché ci si ritrova a rivivere quel mondo delle nonne che, in un modo o nell’altro, un po’ tutti abbiamo vissuto direttamente o indirettamente.

SETA: un’opera prima non priva di difetti
Seta ha molti elementi di merito e di pregio. Trattandosi di un’opera prima è normale che sia da perfezionare e che non sia esente da difetti. Qeullo che traspare innanzitutto è una certa lunghezza e un eccesso di complicazione che possono renderlo, così com’è, un po’ difficile da seguire. Gioverebbe sicuramente asciugare alcune parti. L’alternanza delle attrici nello scambiarsi di personaggio, un elemento divertente e caratteristico della pièce, a volte è un po’ abusato e rischia di diventare un cliché; sarebbe maggiormente valorizzato se utilizzato in alcuni momenti specifici funzionali alla messa in scena e per sottolineare i cambi di registro. Con qualche taglio e adattamento ne gioverebbe l’effetto delle singole parti e dell’insieme e, allo stesso tempo, acquisterebbe maggior coerenza e potenza espressiva il tutto.
SETA: una pièce dal grande potenziale
Quello a cui abbiamo assistito è uno spettacolo dal grande potenziale. Innanzitutto l’atmosfera che riesce a ricreare è al tempo stesso familiare quanto magica e suggestiva, complice una scenografia particolarmente curata ed efficace, con quei bachi da seta che sono un elemento così potente e teatrale nel suo simbolismo che colpisce immediatamente il pubblico. Le idee e le trovate di effetto sono tante e significative. I registri si alternano dal comico al drammatico, in una tavolozza espressiva ricca ma, allo stesso tempo, coerente. I suoni mimetici dell’ambiente familiare a commento sonoro dei gesti delle protagoniste divertono e stimolano la fantasia, con la potenza e la magia che solo il teatro sa dare.
Seta è uno spettacolo ancora un po’ acerbo, con alcuni aspetti da mettere a punto, limare e ottimizzare, ma che già così è stato molto apprezzato dal pubblico di Artemia, uno spazio che si riconferma per la qualità e la varietà dell’offerta artistica, oltre che per il costante impegno nello scoprire e promuovere giovani talenti, come nel caso di quest’opera di Nino Sileci. Siamo sicuri che, con un lavoro di fino sulle parti, questa pièce potrebbe essere applaudita da platee più vaste anche in teatri più grandi.

SETA: credits
CENTRO CULTURALE ARTEMIA
Direttrice Artistica: Maria Paola Canepa
Rassegna “IL SIPARIO DELLE DONNE – 2023″ – VII edizione
Da venerdì 17 a domenica 19 marzo 2023
SETA
diretto da Nino Sileci
con Valeria D’Angelo e Silvia Ponzo
Ufficio stampa: Andrea Alessio Cavarretta #scrittoremetropolitano
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Media Partner: KIROLANDIA
CENTRO CULTURALE ARTEMIA
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