SENZA GLUTINE @ Teatro Argot Studio: Un batterio di troppo

A grande richiesta è tornato in scena al Teatro Argot l’ironica commedia SENZA GLUTINE. Con grande alchimia e affiatamento sono andati in scena Giuseppe Tantillo (attore e autore della commedia), Orsetta De Mario, Valentina Carli, Vincenzo De Michele, con la regia di Tantillo e Daniele Muratore. Per chi avesse ancora la velleità di credere che l’amore è quello descritto e raccontato dalla cara Jane Austen in “Orgoglio e Pregiudizio”, beh, si sbaglia di grosso. Anzi, molto probabilmente Giulietta di Shakespeare potrebbe essersi suicidata non a causa della vista di Paride e Romeo morti accanto a lei, ma a causa di un’influenza intestinale.

Inetto, sdolcinato e fin troppo cieco è l’essere umano nei confronti dell’amore. E fin troppo delusa rimane la sua aspettativa nel continuare ostinatamente a cercare una persona che non farà mai al caso suo, in un modo o nell’altro. SENZA GLUTINE ci spiega (o vorrebbe farlo) perché, noi romanticoni, facciamo fatica a trovare la persona adatta: nella maggior parte dei casi la verità è che non accettiamo il lato più umano e “organicamente materico” di noi stessi e, di conseguenza, anche quello degli altri.

C’è la tendenza a nascondere il proprio odore con profumi costosi e a coprire con un chilo di cerone l’orribile brufolo spuntato la sera prima in fronte e così facendo, pretendiamo che anche il nostro compagno/a lo faccia, per nascondere senza rivelarlo, il suo lato più genuino e “umano”.

SENZA GLUTINE ci racconta, senza spiegare esaustivamente le sue ragioni, che molto di tutto quello che ci piace definire amore, sia in realtà frutto della capricciosa flora batterica presente nell’intestino di ognuno di noi. È infatti preferibile condividere con la persona amata non tanto interessi o passioni comuni, piuttosto un equilibrato e sano regime alimentare in modo tale da riuscire ad andare realmente d’accordo nel tempo. Nel caso contrario, si finirà con il discutere o lasciarsi definitivamente, in preda ad un ingestibile umore (intestinale).

La scena si apre con 4 spot di luce e una sistemazione scenica davvero semplice dove sono presenti due tavoli, due sedie, una brandina che ricorda un letto e altre sedute che funzioneranno d’appoggio per aiutare l’evoluzione degli attori in scena. L’insieme ricorda un triste e sbiadito reparto IKEA: forse ad evidenziare che, in realtà, la versione più vera (e non quella svedese) delle famiglie è ben diversa dal candore e dall’organizzazione presente nelle camere ben disposte e luminose della grande catena di mobili svedese. Tuttavia vediamo comparire nel primo spot luminoso Giuseppe Tantillo (Fran), che con una breve premessa, ci riassume in sostanza da cosa sono dettate le relazioni d’amore.
A prima vista sia la sala che la scena, sembrano essere i protagonisti di una fiction americana: superficiale, scarna e velata da un’ironia spicciola anche se apparentemente splendida ed intelligente. Entra in scena la nostra Valentina Carli (Lisa), fidanzata del protagonista e sempre pronta a sfornare bambini nonostante veda che la loro situazione sentimentale, stia andando alla malora. La scansione del tempo da una scena all’altra fa spesso salti temporali di anni, e per non disorientare lo spettatore vengono proiettati molto semplicemente, sul muro di segatura compatta che fa da sfondo alla scena, i giorni e gli anni che passano nella storia. E così la storia comincia ad evolversi e a far entrare almeno altri due personaggi: l’amante di Fran, chiamata Felicia e interpretata da Orsetta De Mario e il capo di Lisa interpretato da Vincenzo De Michele anche chiamato Paolo: amante di Lisa.

Un intreccio davvero poco originale che in più non ha nulla a che vedere con la premessa inizialmente fatta da Tantillo. Risulta davvero poco chiara la presenza dei batteri intestinali e della loro prevalenza sulla vita amorosa delle persone, se non per il fatto che il protagonista Fran è afflitto da continui crampi addominali che lo costringono a lasciare la scena ogni due per tre per far visita al bagno. Tra le risa divertite degli spettatori si consuma la vicenda fatta di banalità e parolacce pronunciate a sproposito senza una reale spiegazione logica dell’azione.
Le luci che prendono vita dalla regia sezionano lo spazio e lo rendono diverso a seconda della necessità: si passa dalla casa acquistata da Paolo ma usata soltanto da Felicia per gli incontri segreti con il suo amante Fran, fino all’ufficio, all’interno del quale lavorano maliziosamente gli altri due amanti Lisa e Paolo, per ritornare nuovamente alla casa dei due giovani fidanzatini, Lisa e Fran.
La conclusione dell’intera commedia vede la coppia insieme da meno tempo, lasciarsi dopo aver messo al mondo due figli, mentre l’altra si riunisce sorprendentemente con una proposta di matrimonio e un infarto scampato.

Nel corso dell’intera ora e mezza, ci viene esaustivamente spiegato come mai sia così difficile lasciarsi e di quanto dopotutto non sia poi un male rimanere nel limbo di una relazione infelice senza mai avere il coraggio di prendere definitivamente una posizione. Infatti, secondo il testo, è proprio in questo status che riusciamo a conoscere pienamente l’altra persona, e a vederne la sua essenza. è chiara la posizione dell’autore: tolto il velo dell’innamoramento dagli occhi, e subentrato il naturale scorrere del tempo e delle abitudini, cominciare a notare quello che più ci infastidisce dell’altro. Ed è proprio qui il fulcro dell’intero discorso. Non basta essere innamorati, ma lavorare costantemente sulla base dell’amore per l’altro, affinché la relazione possa evolversi e maturare.

Nonostante la bellissima e attraente voce di Orsetta De Mario dal dolce e voluto accento siciliano della simpaticissima Valentina Carli e dell’autentico coinvolgimento generato da un sorprendente Vincenzo De Michele, non viene ancora una volta giustificato il povero batterio intestinale chiamato a sovraintendere l’intera vicenda amorosa. Nonostante questo il pubblico rimane sempre attento nel corso della rappresentazione senza mai destare nemmeno un cenno di stanchezza o disperazione per l’incomprensibilità delle azioni svolte in scena.

 

Visto il 14/12/2017

Info

TeatroArgotStudio, Via Natale del Grande 27, 00153

Tel. 06.5898111

Di Giuseppe Tantillo

Regia di Giuseppe Tantillo e Daniele Muratore

Con Valentina Carli, Vincenzo De Michele, Orsetta De Rossi e Giuseppe Tantillo

Scenografia Francesco Ghisu

Disegno luci Daria Grispino

Durata: 1h 20’

image_pdfSCARICA QUESTO ARTICOLO IN FORMATO PDF