SEMPRE DOMENICA @Teatro Cantiere Florida. Tra comicità  e amarezza

SEMPRE DOMENICA interessante creazione di Controcanto Collettivo vincitore del Premio Inbox 2017 è il terzo appuntamento della rassegna di teatro contemporaneo Materia Prima di Murmuris al Teatro Cantiere Florida dopo Un Eschimese in Amazzonia e Macbettu di cui vi abbiamo parlato nelle scorse settimane su Gufetto.

Il Collettivo di personaggi

Cinque sedie in fila sul palco tutte diverse, cinque attori sempre seduti, nessun cambio scena, nessun cambio luce. La semplicità della scena e la fissità delle posizioni non penalizza affatto l’intensità emotiva della performance. In SEMPRE DOMENICA Federico Cianciaruso, Fabio De Stefano, Riccardo Finocchio, Martina Giovanetti, Andrea Mammarella – la compagnia al Teatro Florida si è presentata con un attore in meno: assente Emanuele Pilonero – ci regalano una carrellata di personaggi, le cui storie si intreciano in un continuo gioco di rimandi, mettendone in luce il proprio rapporto con il lavoro, frutto di un percorso collettivo di creazione della drammaturgia accompagnata e guidata dalla regista Clara Sancricca.

Comicità e verità

Quindici personaggi semplici, comuni, capaci di parlare in modo diretto alle vite degli spettatori, un fattorino, un insegnante, una segretaria, uno studente, un operaio, si svelano al pubblico in una drammaturgia efficace fatta di dialoghi o momenti collettivi, comici, amari, umani, veri, in una composizione di storie che scorrono, staccano e ritornano dal punto in cui le abbiamo lasciate. Gli attori passano da un personaggio all’altro in modo fluido, pur fissi nella posizione, mobili e ben identificabili nei tipi che interpretano, dalle inflessioni romane sfumate o proprio dialettali, ciascuno prevalentemente concentrato su uno, ma di volta in volta comprimari.

Scopriamo passo passo la storia dell’efficiente segretaria Marina dell’affascinante avvocato Ascanio, ma che ha studiato storia dell’arte e vorrebbe occuparsi delle sculture del Bernini e non delle pratiche legali dello studio; il corriere Piè innamorato della ragazza a cui fa le consegne, che si confida con lo zio Dante e con gli amici nel ristorante dell’amico, che vorrebbe piuttosto che portare pacchi trasformare la sua casa in un b&b; il dottorando Lorenzo, a cui il professore procura un colloquio per un lavoro che non vorrebbe: esilarante la sua preparazione all’incontro, chi l’ha provato ne riconosce tutti gli stereotipi in cui ci si imbatte in queste occasioni. La storia del giovane di belle speranze Marco operaio che sogna la rivoluzione collettiva contro l’accordo con la fabbrica per aumentare gli straordinari senza aumento di paga, ma che come il collega rumeno Bogda ripiegato sulla sedia, firma pur di tenere il posto. La pena e lo stento dell’indaffarata mamma che cerca di conciliare i massacranti turni del supermercato con la gestione della famiglia, e il marito Massi meccanico che vorrebbe metter su un noleggio di auto d’epoca per matrimoni. Inevitabile affezionarsi a tutti loro, ai sogni infranti, alle speranze illusorie, rotte sul muro della realtà, unica e senza alternative, e ci si chiede “Arbeit macht Frei“ il lavoro rende liberi? Da affermazione diventa domanda.

Il lavoro come identità

Segno spesso identificativo della persona, il lavoro costituisce per la maggior parte di noi tutti ciò a cui si dedica un numero incredibile di ore e di energie, le migliori, sia in termini di anni che nell’arco della giornata, in molti casi spese in un’occupazione estranea, a volte svilente, che assorbe e sfianca la propria identità anzichè emanciparla e liberarla. La compagnia affronta con lucidità e potente amara comicità il paradosso per cui nella nostra società questa invadente schiavitù che toglie energia alla vita è accettata come ineluttabile, quasi fosse un dato biologico, connaturato alla natura umana. Ci chiede la regista: “come spiegheremmo ad un marziano che abbiamo deciso di vivere così assurdamente?” Perchè tutte queste ore, tutti questi anni dedicati al lavoro, che toglie spazio alle relazioni, che toglie energie ai sogni, alle aspirazioni, che toglie tempo al pensiero, alla riflessione, alla ricerca di sè, alla propria realizzazione umana, senza vedere alcuna alternativa? Questa la dura e dolorosa domanda alla base del lavoro di Controcanto Collettivo.

Controcanto: gli attori

Gli attori con estrema semplicità ma grande umanità e verità sono capaci di far sentire chiamato in causa ciascuno nel pubblico, anche chi nella vita ha la fortuna di avere un’occupazione che sente gratificante, ha conosciuto nel proprio percorso compromessi e momenti di svilimento di sè nel proprio lavoro.

SEMPRE DOMENICA ci ricorda con piacere certo cinema italiano: l’intelligenza di Virzì in Tutta la vita davanti, lo spirito canzonesco e popolare di Smetto quando voglio o il giovanilista Generazione mille euro, ma anche i più drammatici 7 minuti e Gli ultimi saranno gli ultimi, film con un carico di verità, nella comicità o nella tragedia, capace di parlare a tutti. Il lavoro, la precarietà e la necessità di dipendenza della vita dal lavoro, anche frustrante, senza alternative che possano liberarci, è diventato una malattia sociale, un costo generazionale pagato alla crisi non solo economico ma anche psicologico e di relazione, oggetto di studi sociologici autorevoli come su Il Sole 24 Ore. Nel lavoro di Controcanto ritroviamo anche riferimenti letterari: la giovane coppia divisa tra il supermercato e l’officina sgretola la tenerezza del racconto dei turni in fabbrica di Calvino de L’avventura di due sposi dove Arturo ed Elide si incontrano fugaci tra il suono della sveglia di lei e i passi di rientro a casa di lui, quell’avventura, orfana delle speranze del boom economico, oggi è diventata arida, un sogno secco, una misera favola senza speranza. Canta Vasco Rossi: «T’immagini | Se fosse sempre domenica | Tu fossi sempre libera | E se tua madre fosse meno nevrotica | Fantasie, fantasie che volano libere | Fantasie che a volte fan ridere | Fantasie che credono alle favole | Favole, favole, favole»

Materia Prima prosegue

La quinta edizione di Materia Prima 2018 è davvero una azione culturale nella città, non solo per la scelta di drammaturgie originali, ma anche per i temi affrontati negli incontri con il pubblico organizzati da Casateatro e Unicoop Firenze. Al termine di SEMPRE DOMENICA la compagnia si è confrontata con Laura Croce, direttrice della rassegna e Daniele Calosi, segretario della Fiom CGIL Firenze, parlando del controverso rapporto con il lavoro, della mancanza di speranze delle nuove generazioni, di sogni e prospettive, dove s’intreccia il ruolo difficile del sindacato, anch’esso incapace di dare risposte.

La rassegna prosegue con Memoria di ragazza, dall’omonimo libro di Annie Ernaux, con Daria Deflorian, Monica Demuru e Monica Piseddu e un laboratorio sulla scrittrice, nei tre giorni che precedono lo spettacolo, la conclusione ad aprile in collaborazione con Middle East Now Festival che porta a Firenze la performance White Rabbit, Red Rabbit del drammaturgo iraniano Nassim Soleimanpour con Fabrizio Gifuni.

SEMPRE DOMENICA

Drammaturgia Controcanto Collettivo
Ideazione e regia Clara Sancricca
con Federico Cianciaruso, Fabio De Stefano, Riccardo Finocchio, Martina Giovanetti, Andrea Mammarella, (Emanuele Pilonero)
Organizzazione Gianni Parrella | E45
Vincitore del Premio Inbox 2017 – Rete di sostegno del teatro emergente italiano

Teatro Cantiere Florida
22 marzo 2018
Materia Prima

(foto 1 e 4 scattate durante la serata da Alice Capozza)

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