A volte il teatro è una possibilità fra tante, altre invece è l’unica risposta possibile a una sera ventilata di un Marzo ancora giovane e capriccioso. Ed è per questo che ci lasciamo inghiottire dal teatro Ghione, dalla sua atmosfera senza tempo e un po’ bohemienne, trascinati verso il basso fino al palco. Qui, dove tante storie sono state rese immortali come l’eleganza di questo luogo, abiteranno Daniele Salvo, Martino Duane, Patrizio Cigliano e Simone Ciampi con la loro personale interpretazione di SE QUESTO E' UN UOMO, in scena fino a domenica 10 marzo.
Nei minuti che precedono lo spettacolo, quando tutti hanno trovato il loro posto, inizia a spargersi quel chiacchiericcio frizzante che riempie l’aria nell’attesa che il sipario si apra e riveli alla platea una storia in questo caso conosciuta, ma che è necessario risuoni ancora nella memoria di tutti. Viene fatta una premessa da uno degli attori, che con tono algido introduce il racconto di quello che è stato il viaggio di molti uomini all’inferno di Auschwitz, una sconfitta per tutti, per sempre. Una sconfitta che è vera e fa parte da allora della storia di tutti i popoli e della coscienza di tutti gli uomini.
Gli attori in scena sono quattro, di età diverse, e scelgono di dividere lo spettacolo in canti che ripercorrono i capitoli del racconto di Primo Levi, dal rastrellamento degli ebrei dal ghetto di Roma, fino all’arrivo ai campi polacchi, passando per Fossoli. Posizionati davanti a leggii scuri e circondati da neve e valigie sparse , gli attori, interpretano i le voci e i bagliori di quelle emozioni che Levi riesce inesorabilmente a trasmettere ogni volta, fino a toccare punte di disagio visibile dal volto di chi assiste. Vengono urlate parti in tedesco, magari le stesse che i comandati delle SS rivolgevano sprezzanti agli uomini dei campi. Si nota subito come si sia scelto di dare maggiore respiro ad alcune parti della storia, a discapito di altre forse troppo macinate dal tempo; allo stesso orribile viaggio verso i campi vengono assegnate sensazioni nuove che i libri di storia non raccontano. I rapporti tra i deportati mutano con il passare del tempo e della stanchezza, provando a conservare un po' di quella preziosa dignità che rende le forme scheletriche ancora umane. La vita nei campi è lenta, con pochi attimi frenetici per conquistare un morso di pane in più o il posto meno lurido nelle latrine, piccoli escamotage che ritardano l’arrivo della morte di qualche giorno. La pièce è arricchita da numerosi effetti speciali che rendono la realtà del campo più comprensibile allo spettatore attraverso filmati d’epoca che decorano lo sfondo dietro gli attori, o neve che cade sulle spalle dei teatranti.
La ricchezza di una testimonianza come quella di Primo Levi non è contenuta tanto nel suo valore storico quanto in quello umano, dei rapporti quotidiani di uomini che hanno vissuto e sono morti per un progetto preciso e per mano di altri uomini troppo obbedienti.
SE QUESTO E' UN UOMO è la storia dello stupore davanti a tanto odio, non del perché c’è stato. Tra le tematiche principali spicca quella della sorpresa: uomini fino un attimo prima intenti nelle loro vite “che si trovano stipati verso l’ignoto per la sola colpa di essere nati” come disse la sopravvissuta Liliana Segre e che sono costretti a un’attesa snervante, in balia dei capricci del destino. Le voci temperate dei quattro attori liberano dalle pagine anche antichi dialoghi fra prigionieri, increduli e arresi. La drammaturgia messa in scena si protrae fino ai giorni di metà Gennaio, quando grazie all’arrivo dei Russi i campi furono distrutti e svuotati e i corpi degli ultimi internati, gli Hafling, vennero ammucchiati senza mai ricevere la giusta sepoltura.
Non è l’immagine di quello che è stato a terrorizzare, ma il fatto che non ci sia ancora un perché valido a prendere le parti di un, seppur inutile¸ movente. Un perché che sappia, almeno in parte, spiegare cosa rende l’uomo perverso quanto un dio malato e selvaggio che riduce i suoi simili a dei numeri, spogliandoli della loro identità e bruciando i loro corpi cosi che tutto possa essere dimenticato, cancellato dalla storia.
Info:
da martedi 5 a domenica 10 marzo 2019
SE QUESTO E’ UN UOMO
di Primo Levi
con:Daniele Salvo, Martino Duane, Simone Ciampi
reading a cura di Daniele Salvo