SCENE DA UN MATRIMONIO @ Teatro Eliseo: uniti nella gioia e nel dolore del sà¬

L'Eliseo ci accoglie tra i fasti della prima, nel foyer invaso di bollicine, gente di Teatro e pubblico. Ci assale la sensazione e speranza che l'antica Arte (tanto bistrattata) possa ancora sopravvivere. Strappa un applauso il suo direttore, Barbareschi, quando inveisce placido contro l'amministrazione comunale sorda alla richiesta di sostegno a monumenti nazionali come l'Eliseo, e qui aggiungiamo ai Teatri tutti. Per chi vi scrive la Cultura ha il merito e colpa di diffondere la cultura e quindi il pensiero.
SCENE DA UN MATRIMONIO di Ingmar Bergman, in scena fino all'11 novembre al teatro Eliseo, fa il suo sfavillante esordio in una serata piovosa di novembre che apre uno stuolo di ombrelli colorati su via Nazionale.

La Commedia originale ed il riadattamento di Andrei Konchalovsky

La commedia è scritta all'inizio per la televisione, e poi per il cinema in una versione ridotta. Qui il regista: Andrei Konchalovsky, riadatta la piéce per il Teatro e non solo: opera un'altra voltura chirurgica dato che trasferisce gli avvenimenti in una Roma in pieno boom economico e intellettuale. L'esplosione invade ogni campo. I due personaggi vivono serafici la loro esistenza stretta dall'indissolubile vincolo matrimoniale. Il sì. Non c'è nessun coinvolgimento delle fede cattolica, ma le pulsioni vengono qui assuefatte dal perbenismo borghese. La storia difatti trova la sua collocazione in un signorile immobile dei Parioli: da sempre quartier generale della Roma bene. Lui è un docente ambizioso e rapito dal lavoro che anestetizza ogni desiderio ulteriore. Lei è russa, vive felice accolta da mura domestiche e l'amore incondizionato del marito; tra una pranzo domenicale e l'altro con la suocera e le telefonate con la madre.

SCENE DA UN MATRIMONIO: un ritmo magmatico

C'è un ritmo lento, quasi magmatico che è solo un preludio, introduzione all'opera madre che tuonerà d'archi e fiati. Lui si accorge tra un nodo di cravatta e un'occhiata al televisore neonato, che la vita gli gira intorno come una giostra. E' preso dunque in giro da quello che lui stesso ha edificato e voluto con fatica. Ogni tanto affiora in Milenka il desiderio di un viaggio perché avverte a naso e cuore l'aria stantia: un luogo esotico o almeno nuovo. Diverso. Una tenda soffia vento nell'elegante appartamento, arriva in platea la sensazione che la storia si svolga in un piano alto, ma d'improvviso si cade giù sino ai piani bassi, sino alla cantina del mondo. Lui, Giovanni, pensa e dice: «un giorno ti trovi d'improvviso nella discarica!». Sono parole dette piano, confuse dalla quotidianità. Ancora siamo nella fase implosiva. C'è una demolizione interna di quello che si è costruito senza conoscerne l'architettura finale.

Federico Vanni e Julia Vysotskaya in una recitazione placida

La recitazione è ancora lungamente lenta e crediamo sia voluta per restituire al pubblico la farsa vera dei personaggi, il rispetto formale e duraturo dei due conquistati dalla quotidianità. Ma forse per colpa di quel boom economico che ti dà tutto o quasi. Giovanni vuole altro e comunque è solo quello che ha il coraggio e inizia: si innamora di una allieva e non sa come. Lei ha una non reazione. Sembra capire e si preoccupa di cosa lui indosserà per quel viaggio a Parigi con Paola. «Ma le cose stanno bene così?» Dice lei. Lui è confuso: non è forte. Non ha le palle. E intanto affoga il dubbio nell'angolo bar del salone col liquore e qualche partita di calcio. Uniti anche dopo, nel bene e nel male ma in case diverse. E' esposizione. E' dislocazione logistica e di cuori. Anche lei avrà delle relazioni. Il resto è storia scritta e da vedere. Si disquisisce sul mistero del sentimento. L'autore che ha creduto tanto nel matrimonio tanto da sposarsi cinque volte: definisce l'essere un analfabeta del sentimento. Ci insegnano tutto tranne ad amare.«Mettiamo maschere…» dice Bergman, e chissà che non abbia letto dalla sua Svezia qualche opera del nostro Pirandello?

La recitazione dei due attori parte placida, voluta da Andrei Konchalovsky. In altri momenti avremmo voluto Giovanni, qui Federico Vanni, più forte. Presente. Non ci sono i nervi nei muscoli delle corde vocali, ma forse anche qui il bravo attore segue le indicazioni del suo regista. Ci piace molto Julia Vysotskaya, alla quale perdoneremo le tante esitazioni, ma ci restituisce oneste le intonazioni della donna forte e debole dell'est Europa. Julia è nata in Russia come il regista. Finalmente non abbiamo dovuto assistere ai pietosi tentativi di alcuni attori di interpretare stranieri che riducono a macchietta qualsiasi commedia.

Le scenografie sono ricche, ben fatte: nascono e muoiono davanti gli occhi del pubblico tra una una proiezione e l'altra o nell'intervallo. Il sipario rimane a guardare come uno spettatore. C'è un uso esatto e verosimile delle luci in armonia con il tempo che scorre.

Spettacolo da vedere.

Teatro Eliseo

Scene da un matrimonio

in scena sino al 17 novembre

di Ingmar Bergman,

con Julia Vysotskaya e Federico Vanni. 

Scene e costumi Marta Crisolini Malatesta. Luci Gigi Saccomandi. 

Video Mariano Soria

La regia è di Andrei Konchalovsky.

 

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