Gli intenti del regista Andrea De Rosa e del drammaturgo Francesco Piccolo sono più che lodevoli e ambiziosi: scrivere un testo che parti dal Satyricon di Petronio per riscrivere un testo contemporaneo che come il romanzo dell’autore latino metta in evidenza la decadenza dei costumi, l’opulenza della ricchezza e gli stantii e ripetitivi rituali che vi gravitano attorno.
Svolge una funzione fondamentale in questo SATYRICON aggiornato ai giorni nostri e in scena fino al 1° dicembre al Teatro Argentina il linguaggio: usato e abusato con banalità dall’uomo del ventunesimo secolo, e di conseguenza svuotato di senso e verità e per questo deleterio per il pensiero che, invece che allenare l’intelletto, lo annienta. A tal proposito, il drammaturgo Francesco Piccolo riscrivendo Satyricon ha voluto utilizzare frasi pervase di luoghi comuni e ripetitive che dovrebbero essere il linguaggio dell’uomo comune moderno.
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SATYRICON: allestimento interessante al Teatro Argentina
La messa in scena è molto interessante, visivamente parlando. L’enorme palcoscenico del Teatro Argentina e le sue mura, sono rivestite di una carta da parete d’orata al cui centro capeggia un altare dove sopra è riposto un water: Il degno trono di Trimalcione, cafone arricchito che passa il tempo a scimmiottare i ricchi emulandone i vizi e i passatempi peggiori. Lo spettacolo prende in considerazione proprio questa cena, crocevia di personaggi provinciali e mediocri che vivono di pochezza intellettuale e spirituale, dei veri e propri parassiti che non sprecano alcun tipo di energia né nel pensiero né nella vita pratica, come tra l’altro quegli stessi personaggi che ci hanno già fatto vedere egregiamente al cinema Paolo Sorrentino nella grande bellezza e Fellini nella dolce vita.
Questo nuovo Satyricon ci presenta dei personaggi ben vestiti (chi in giacca di pelle, chi in tailleur, chi con una bella giacca floreale di “settantesca” memoria) che si muovono a ritmo di musica d’aperitivo in modo meccanico e ridicolo per dire frasi inutili e perdersi in una retorica spicciola da luoghi comuni. Gli attori sono molto bravi nei movimenti di scena e molto accademici nelle loro interpretazioni, il che può essere un pregio o un difetto a seconda dei gusti. Ma nel complesso orchestrano bene una festa mondana col suo caos e le sue frivolezze.
Ma dove sono volgarità, il senso del patetico e del tragicomico del Satyricon di Petronio?
Nonostante però una forma visiva ben fatta e degli attori/ esecutori che adempiono perfettamente agli esercizi di stile che il regista Andrea De Rosa ha congegnato per la sua messa in scena, la pièce stenta a decollare, suscitando noia e più di uno sbadiglio. I motivi sono vari. Innanzitutto, il primario è l’assenza della volgarità, del patetico e del tragicomico presenti tanto nel Satyricon di Petronio quanto nella società contemporanea occidentale. Dove sono? Non è nostra intenzione parlare di politica ma questo Satyricon ci mette nelle condizioni di doverlo fare perché la drammaturgia troppo pulitina di Piccolo è un miscuglio tra gag di un programma televisivo alla Colorado Caffè ma anche di un Pippo Kennedy show fatto peggio, condite da una visione molto da sinistra da caviale sul mondo e le sue situazioni che è ben lontana dalla realtà che questo nuovo Satyricon si prefigge di rappresentare. In poche parole, qui si scimmiotta la decadenza e si mostra una presunta volgarità con gli stilemi di dei radical chic.
Ne consegue un uso del linguaggio più fasullo del linguaggio che dovrebbe rappresentare perché la scrittura non guarda realmente all’uomo comune ma a una cerchia ristretta di persone che con l’uomo comune, ahimè, poco hanno a che fare.
Se questo Satyricon vuole celebrare la sinistra da caviale lo fa pure discretamente, se però ha la pretesa di mettere in scena un’umanità ridicola e tragica. Il cuore, l’anima della realtà che dovrebbe far salire sul palco, su quel palco non sono ben gradite perché evidentemente troppo “scomode”.
SATYRICON
di Francesco Piccolo
ispirato a Petronio
regia Andrea De Rosa
con Antonino Iuorio, Noemi Apuzzo, Alessandra Borgia, Francesca Cutolo
Michelangelo Dalisi, Flavio Francucci, Serena Mazzei, Lorenzo Parrotto
Anna Redi, Andrea Volpetti
TEATRO ARGENTINA
dal 21 novembre al 1 dicembre 2019
orari spettacolo
prima ore 21.00
martedì e venerdì ore 21.00
mercoledì e sabato ore 19.00
giovedì e domenica ore 17.00
lunedì riposo
durata 70’