Dal 1 al 4 Marzo 2018 Antonia di Francesco direttrice del Teatro Pegaso di Ostia, interpreta le passioni e gli eccessi emotivi della geniale affabulatrice del teatro e del cinema di fine ‘800.
In un portico anni ’20 completamente bianco e romantico, Sarah Bernhardt (Antonia Di Francesco) ormai anziana, riposa su una poltrona di bambù. La sveglia con il tramestìo delle sue faccende, l’elegante segretario Pitou (Alessandro Moser) che si preoccupa per lei, rimasta troppo al sole e dimentica delle sue terapie e medicine. Il loro rapporto altalena tra l’affettuoso e il bisbetico; tra racconti poetici e isterismi drammatici. La grande diva chiede in continuazione a Pitou di interpretare personaggi della sua intensa vita da attrice: la madre che la mortificava, il marito tossicodipendente, il produttore americano che la pressava e il macchinista che per negligenza la fece infortunare e perdere la gamba; così da poterci interagire come stesse vivendo di nuovo il momento passato e sviluppare il racconto delle sue memorie.
I due attori in scena sono commoventi. La protagonista femminile, completamente ispirata e immersa nella parte, così come sosteneva proprio la grande attrice francese: «l’attore lascia in camerino la sua personalità, spoglia l’anima dalle sue sensazioni… non può dividersi tra sé e il proprio ruolo; finché resta in scena perde il suo io.» E Antonia Di Francesco lo fa, dimentica la sua identità per appropriarsi di quella di Sarah. È intensa, energica, esagerata e completamente visionaria. Si percepisce il suo innamoramento alla parte, la sua emozione, e ce la regala generosa. Anche Alessandro Moser sembra essere il vero Pitou: raffinato e meticoloso, con la tenerezza di chi si nutre di un mito e gli è devoto. Alterna vari personaggi con grande dolcezza e maestrìa ed è divertente quando finge di non tollerare più “la divina” e si esaspera come una diva anche lui.
Bravi e capaci, anche nei movimenti di un palco ristretto pieno di oggetti di scena, di un teatro piacevole e intimo, dove si respira la militanza dell’arte a tutti i costi. Complice anche il disegno luci di Silvio Biagini e i costumi di Lucia Mirabile, tutto ben fatto e ben orchestrato dal regista Luca Pizzurro. Soprattutto molto gradevole la scenografia, accurata e piacevole alla vista con questa cromìa di bianchi di pizzi e crinoline miste a mobili da esterno dall’aria parigina. Solo una piccola nota stonata: l’ombrellino parasole della diva, trionfo di volant bianco panna, come volevano gli anni ’20, si smaschera, quando viene aperto con il meccanismo cromato a molla di più recente produzione, anche se la Di Francesco lo apre con la solenne lentezza teatrale della Bernhardt, che incanta e distrae dal luccichio fuori luogo.
Insomma, uno spettacolo di prosa ben fatto, appassionato e veramente gradevole per chi ama le storie intense ed è appassionato di teatro come lo era la Bernhardt e come lo è la brava direttrice di questo spazio piccolo, ma coraggioso.