SALOME’ @ Classico Contemporaneo: i sette veli dell'incomunicabilità 

Percorrendo via Spaccanapoli, lasciarsi distrarre dalla moltitudine di suoni, colori e profumi è l'unica scelta possibile senza correre il rischio di raggiungere una delle piazze più famose della città partenopea e non accorgersene. In pieno centro storico, vicino via Mezzocannone, Piazza San Domenico Maggiore attira l'attenzione dei passanti col suo obelisco. Dall'omonimo vicolo si accede al delicato chiostro, luogo scelto per le rappresentazioni di CLASSICO CONTEMPORANEO, la rassegna teatrale che, sotto la direzione artistica di Mirko Di Martino e Gianmarco Cesario, giunge alla sesta edizione.
Dieci appuntamenti della rassegna estiva, inserita tra gli eventi dell' Estate a Napoli, propongono classici interpretati in chiave contemporanea e quasi tutti gli spettacoli sono prime assolute di giovani registi napoletani. Ispirato all'opera di Oscar Wilde, al debutto anche Salomè – Il settimo velo, per la regia Roberta Misticone e promosso dall'associazione La chiave di Artemysia”.

Salomè è la figlia di Erodiade, la quale ha sposato Erode Antipa, fratello di suo marito. Giovanni Battista condanna questa unione e affascina con la sua voce la giovane principessa, la quale desidera baciarlo. Il profeta la rifiuta suscitandone l’ira. Quando Erode, intrigato da Salomè, le chiede di danzare per lui, promettendole quello che vuole, Salomè accondiscende esigendo la testa di Giovanni su un piatto d'argento.

Due spazi temporali, classico e contemporaneo: la rassegna sottintende un ossimoro nel titolo, così come lo spazio deputato alle rappresentazioni, aperto ma chiuso, il chiostro della chiesa di San Domenico Maggiore. In questo plumbeo chiostro è allestito il piccolo palco, quasi vuoto se non per un trono e uno specchio, simulacri del potere reale, e suggerisce intimità e parole sottovoce. Sin dall’inizio della rappresentazione l’allusione alla testa decapitata di Giovanni incombe sulla scena sotto forma di palla luminosa: i personaggi infatti compaiono danzando in un circiuto e passandosi la sfera coperta da un velo. Questo occultamento con uno dei sette veli che Salomè utilizzerà per danzare invita all'interpretazione delle ambiguità rappresentate in scena: gli abiti reali nascondono persone nobili o sono corazza per potenti spaventati? Sotto il velo di sensualità e bellezza della principessa c’è una futura degna sovrana o una donna abituata a ottenere sempre quello che desidera? Erode è consapevole del suo ascendente o abusa del potere politico per soddisfare le sue passioni?

La Salomè  di Livia Bertè mette in scena l'ostentazione del potere della sensualità e l'incapacità di confrontarsi, lei stessa riesce a esprimersi solo attraverso il linguaggio del corpo mentre danza e il profeta, pericolosa voce della verità, viene imprigionato e reso silente. Iokanaan e Salomè abbandonano il codice linguistico tradizionale per preferire quello corporale: ignorando totalmente la quarta parete e inglobando così la platea nelle loro discussioni danzanti, i due appartengono a due mondi troppo lontani per incontrarsi.

Attraverso le musiche originali scritte dal maestro d'arpa Gianluca Rovinello, il musicista è parte integrante della rappresentazione. Danza e musica sostituiscono la voce dei personaggi, impregnando l'aria della loro personalità attraverso le note e gli strumenti: l’arpa per Giovanni, il violoncello per Salomè e le percussioni per i Tetrarchi. Di fronte a Erode ed Erodiade, rispettivamente Peppe romano e Roberta Misticone, che con la loro interpretazione richiamano alla memoria “King of Kings”, lo spettatore si lascia guidare alla scoperta di una storia antica ma ora nuova, permeata del mondo giudaico del I secolo a.C., ma moderna nel suo aspetto umanamente tangibile.

SALOME’
da Oscar Wilde
regia di Roberta Misticone

image_pdfSCARICA QUESTO ARTICOLO IN FORMATO PDF