Prodotto da Teatri di Bari è andato in scena 19 e 20 gennaio presso il Teatro Ghirelli di Salerno lo spettacolo tratto dal testo di Antonio Tarantino per la regia di Teresa Ludovico.
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Barabba: la scena

Sulla scena aperta troneggia un’impalcatura a due piani con tubi a vista, ai lati della quale non si nascondono due strutture verticali di fari. Suoni di campane in lontananza segnalano lo scorrere del tempo. Due scale di metallo -una per piano- tracciano due diagonali opposte all’interno dei quadrilateri perimetrati dai tubi innocenti.
Barabba: il monologo del protagonista
Quando l’attore Michele Schiano di Cola inizia il suo monologo da carcerato, del tutto svestito a eccezione di un indumento intimo, insinua la testa tra due pioli: seppure senza catene o porte -anzi il ponteggio, in quanto aperto e provvisorio, è un elemento lontanissimo dalla rappresentazione di una cella– esprimere le critiche alle pene riservate ai nemici della pace sociale così faticosamente e strenuamente, rende in modo tangibile la costrizione della galera. A mano a mano che avanza il suo discorso, rivolto a un pubblico indefinito, a un compagno di cella o a una folla, decide di insinuare la testa tra i pioli inferiori: questa scelta costa maggiore sudore e affaticamento all’attore, che in questo modo suscita negli astanti la sensazione di un disagio quasi asfissiante, che solo la cella angusta e fatiscente di cui parla può causare.
Barabba: chi è?

L’interprete è un peccatore della Giudea che ha inflessioni dialettali di tutta la penisola italiana: Barabba chi è? Non conta la collocazione spaziale o temporale del condannato, quale che sia il luogo o il tempo il denominatore comune è essere privati della libertà in condizioni che mettono a rischio la dignità umana.
Barabba: un testo tra commedia e tragedia
Antonio Tarantino, vincitore di due Premi Riccione, tre Premi Ubu, dedicandosi sempre a personaggi labili e profondamente umani nella loro marginalità, scrive questo testo crudo nel 2010 ma verrà pubblicato postumo. La scrittura confonde commedia e tragedia, tra toni ironici e drammatici, e insieme ondeggia tra versi e prosa, tra rime e assonanze, in una continua melodia interrotta dallo sbattere delle botole che il penitente apre e chiude per recarsi da un piano all’altro, mentre è intento a rivestirsi per prepararsi ad affrontare la folla che ha deciso di urlare il suo nome e graziarlo al posto di Gesù: lo squillo di un vecchio telefono ci consegna la verità del popolo.
Barabba: una messinscena essenziale

La regia di Teresa Ludovico non nasconde l’ironia e le ombre del testo nella “necessità di scorticare le belle parole per trovare la voce, magari rauca, di quella umanità che ha paura dell’altro, che si sente continuamente minacciata e chi vive di doppiezza”, come dice lei stessa. La regista, già legata alla messinscena di altri testi di Tarantino, opta per una rappresentazione essenziale e scarna, in cui grazie al contributo delle luci di Vincent Longuemare, può emergere agevolmente l’interpretazione di Michele Schiano di Cola, che dà il meglio nella performance in vari dialetti incidendo meno nella conclusione.
BARABBA
di Antonio Tarantino
regia Teresa Ludovico
con Michele Schiano di Cola
spazio scenico e luci Vincent Longuemare
Produzione Teatri di Bari