S.P.E.M. @ Teatro Orologio: violenza e simpatia

Dal 12 al 15 gennaio al Teatro Orologio va in scena S.P.E.M., una sovversiva e ironica “conferenza-show” liberamente ispirata allo S.C.U.M. Manifesto di Valerie Solanas.
Innovativo, giovane, attuale, lo S.P.E.M. di Cristina Pelliccia e Giulia Trippetta incanta il pubblico. Ma lascia perplesso il critico. Un mosaico complesso tra sonorità, scenografie avanguardiste, danza, multimedialità, attualità e temi pregnanti, S.P.E.M. è uno show potente e audace che coglie bene il momento di attualità.

La prima dello spettacolo è andata in sold out, gli attori (soprattutto le attrici) applauditi e richiamati sul palco più volte, e per tutta la durata dello show seguito da commenti benevoli, risate di complicità e applausi improvvisi. Decisamente è una rappresentazione scenica che ha saputo cogliere le richieste del pubblico teatrale romano per la novità, per una certa sperimentazione formale e per un discorso impegnativo sugli argomenti importanti.
È un teatro che vuole essere contemporaneo, e a seconda del giudizio del pubblico sicuramente ci riesce. Ma non è né geniale né veramente visionario. S.C.U.M. era rivoluzionario e meravigliosamente squilibrato.

S.P.E.M. è ammiccante. Trarre uno spettacolo da un testo che non ha niente a che vedere con la scrittura teatrale non è una novità assoluta, ma comunque un gesto ancora abbastanza inusuale.

La scelta del testo base questa volta fa anche riflettere su cosa vorrebbe dire “liberamente ispirato a”. S.P.E.M. indaga il tema della sottomissione femminile nella società, prendendo un po’ in giro le forme terroristiche del manifesto della Solanas e della maniera agguerrita che spesso caratterizza il femminismo, e proponendo dunque una rielaborazione abbastanza irrispettosa. Parrebbe che non sia tanto ispirato alle idee di una delle più radicali ideatrici del femminismo, quanto allo sconforto provato di fronte a esse.

Ciò non significa che lo spettacolo è antifemminista. Ma non è neanche femminista. È simpatico. Sono simpatiche e brave le attrici protagoniste vestite in modo da richiamare sottilmente le divise naziste, con le pettinature color grigio; sono altrettanto simpatici i video che spezzano l'azione scenica, proponendo ulteriori modi di trattare i ruoli troppo rigidi attribuiti ai due sessi; è simpatica l'ironia con cui vengono sbandierate le dichiarazioni del fantomatico ed esagerato movimento “S.P.E.M.” (Società per l'eliminazione del maschio); e più simpatico di tutti è il maltrattato Maschio dello spettacolo, che si arruola nell'Ausiliare maschile dello S.P.E.M., fiero di affermare finalmente di essere ciò che ogni maschio dovrebbe (secondo il programma della “Società”) capire di essere – inutile.

Gli aspetti più funzionanti dello spettacolo si concentrano però proprio laddove questa dolce simpatia viene meno: il brillante e feroce accompagnamento sonoro e i momenti di vera interazione con il pubblico. Entrambi partono al momento dell'ingresso degli spettatori in sala, facendo sconfinare i limiti dello spettacolo in sé.

Le musiche sono composite e variegate, il ché permette di intrattenere e catturare il pubblico mentre si sistema piano piano sulle scarne sedie del teatro.
Poi, una trovata veramente acuta divide il pubblico (sopprimendo i comprensibili tentativi di obiezione!) in due parti, femmine a sinistra, maschi a destra; in seguito costruisce delle battute su questa divisione, inizialmente sconcertante per chi la subisce; per poi finalmente costruire una sequenza di interazioni, brillanti ed estrose, dove il pubblico viene letteralmente interrogato sotto forma di finta indagine sociologica. Un momento in cui non solo si abbatte a modo la quarta parete, ma si creano addirittura i legami orizzontali tra il pubblico. Questo sì che è teatro contemporaneo d'avanguardia!

Info:
S.P.E.M. 
dal 12 al 15 gennaio, Teatro dell'Orologio

Ispirato al manifesto femminista "S.C.U.M" di Valerie Solanas e riadattato e diretto da Cristina Pelliccia e Giulia Trippetta
con Luigi Biava, Verdiana Costanzo, Elena Crucianelli, Cristina Pelliccia, Giulia Trippetta
Musiche originali di Paolo Gatti – Ph. Manuela Giusto

image_pdfSCARICA QUESTO ARTICOLO IN FORMATO PDF