Il Teatro Le Salette è una deliziosa nicchia all’ombra del Passetto: quella camminata che univa il potere temporale a quello spirituale. In quel sacro distretto, la vista è morigerata dalla imponente Cupola (o Cupolone per i romani) che non posso fare a meno di osservare ogni volta che mi trovo al Borgo. Stefano Palmitessa firma la regia di Turandot la fiaba di Carlo Gozzi. C’è un uso caro al regista di stratificare il palco per consentire la vista solo parziale dei corpi ridotti o ampliati nell’emersione di maschere narranti. L’amplificazione è rimandata all’intima fantasia che ciascuno degli spettatori saprà o vorrà usare. La commedia ha debuttato ieri 28 febbraio e rimarrà in scena fino al 5 marzo.
Contenuti
TURANDOT: CAPRICCIO D’AMORE

La storia di Gozzi trae ispirazione da novelle persiane pubblicate per la prima volta a Parigi da François Pétis de la Croix. Conosciamo meglio la versione musicata da Puccini. È la storia d’amore e capricci crudeli di Turandot, figlia dell’imperatore della Cina. L’affascinante donna, per evitare di sposare un principe, fa emanare un editto che impone al futuro sposo di sciorinare tre indovinelli. In caso di errore, l’aspirante sposo sarà decapitato. Turandot è entrata sempre più nelle storie o fiabe popolari, tanto che un astronomo gli dedicò anche un pianeta o forse è più romantico dire una stella. Quello stesso puntino luminoso che gli innamorati sospirando guardano senza rischiare anche loro di perdere la testa. Semmai solo per il tempo di una stagione d’amore. Ed è qui, a mio giudizio, la metafora della fiaba: per amore si rischia di perdere la testa…
TURANDOT: STORIA DI MASCHERE LONTANE

Stefano Palmitessa mi ha già abituato a quest’uso del palco in una sua indimenticata “Cenerentola”: ci sono corpi mozzati. Emergono maschere da scuri strati di palco, sovrapposti alla vista curiosa del pubblico. La platea viene da subito educata a questo inusuale utilizzo dello spazio scenico. Ci sono maschere in sintonia con la tradizione della Commedia dell’Arte, tanto cara ai drammaturghi veneziani. Celebre la polemica di Gozzi con Goldoni. L’autore della Turandot, veneziano dunque, difendeva gli artifici vecchi ma validi della Commedia dell’arte alla modernità di Goldoni. Naturalmente c’è una forte contaminazione pechinese voluta dal regista. La suggestione ci riporta a quel remoto oriente, dove dragoni colorati corrono rapidi sul pelo di scenografie orizzontali. Palmitessa ci regala un mirabile salto nel tempo e nello spazio accomodati nella nostra solita poltrona rossa.
LIBERTA’ DALLA TIRANNIA
Mentre Turandot si trastulla a inventare enigmi e si moltiplicano le teste da mozzare, il popolo discute sul valore della libertà. E l’idea di liberarsi dalle Tirannie e soprusi del mondo si riverbera su altre maschere sorridenti e stanche. Nel testo del drammaturgo rincarate dalla recitazione volutamente enfatica di questa pièce, c’è la ricerca della fiducia. L’esigenza di credere alla religione laica della sorte. I capricci dei potentati ci sembrano assai attuali in questo triste presente, dove lo stesso popolo combatte la stessa guerra. Non possiamo che notare l’assurdità della guerra tutta e di questa in particolare tra Ucraina e Russia. I potentati, figure identiche a semidei, inventano enigmi e intanto rotolano teste al suolo. E ci sembra, ai noi quaggiù, per mero diletto. La guerra è ancora una volta simile a una triste e squallida replica teatrale già raccontata già ai tempi del Teatro greco.
TURANDOT: RECITAZIONE SINCRONIZATA
La regia di Palmitessa orchestra la compagnia degli attori con battute a sincrono su movimenti volutamente meccanici. I personaggi sono pupi che emergono per recitare la loro parte con sorrisi di maschera. Sono tutti puntuali. C’è naturalmente un uso enfatico della mimica. Il sorriso amaro vuole a volte confermare altre dissimulare le intenzioni più intime dei personaggi al pubblico più acuto e appassionato di fisiognomica.
INFO – INFO E CAST

www.teatropalmitessa.it
presenta
TURANDOT
Di Carlo Gozzi
Drammaturgia di Francesca e Natale Barrea
Regia di Stefano Maria Palmitessa
Interpreti
Arina Sazontova, Giovanna Castorina, Alessandro Laureti
Mary Fotia, Marco Laudani, Carmen Pompei,
Simone Proietti, Giovanni Prattichizzo
Assistente alla regia e musiche
Giovanna Castorina
Costumi
Mary Fotia