TRADIMENTI @ Teatro Basilica: un Pinter così non ce lo aspettavamo!

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Sarà in scena al TeatroBasilica dal 1 al 11 dicembre, Tradimenti, opera del Premio Nobel per la Letteratura Harold Pinter con la traduzione di Alessandra Serra, regia Michele Sinisi, con Stefano Braschi, Stefania Medri e Michele Sinisi. Lo spettacolo torna a Roma per due settimane, a grandissima richiesta, dopo il successo dello scorso anno.

Leggi anche la recensione di TRADIMENTI di Pinter, scritta da Serena Spanò sulle pagine di Gufetto!

TRADIMENTI: genesi di un’opera

Michele Sinisi e Stefania Medri in Tradimenti

Scritto nel 1978 e rappresentato per la prima volta lo stesso anno al National Theatre, Tradimenti è certamente una delle commedie più famose di Harold Pinter, premio Nobel per la letteratura nel 2005, morto nel 2008.

Prima di addentrarci nella messa in scena a opera di Michele Sinisi, bisogna però chiarire alcune caratteristiche essenziali di quest’opera, così particolare e innovativa ancora oggi.

Pinter racconta: come è nato TRADIMENTI?

In un celebre libro, ormai purtroppo introvabile, Conversazioni con Pinter di Mel Gussow, il nostro autore ribadisce che, ogni volta che scrive, si ritrova di fronte dei personaggi che agiscono, parlano e si muovono; suo compito è “semplicemente” seguirli e trascrivere sulla pagina quello che accade.

Così succede anche con Tradimenti: all’improvviso si è trovato di fronte un uomo e una donna, seduti in un pub, che non si vedevano da molto tempo. Ascoltandoli e guardandoli, ha scoperto di cosa stessero parlando: “parlavano del passato, così ho pensato che era meglio procedere a ritroso e stare a vedere che cosa succedeva”.

Ecco che la commedia si articola per flashback che partono dal 1977 e arrivano fino al 1968, segnando i confini di una storia che comincia dall’ultimo istante e si riavvolge all’indietro, esplorando quello che è un meccanismo umano e, per questo, fallibile, alterabile, confondibile: la memoria. Il tutto potenziato da una parola densa, perché molto è il non detto, il silenzio che dà sostanza, come sempre avviene in Pinter.

TRADIMENTI: la trama

 1977, Emma e Jerry si incontrano in un pub. È molto tempo che non si vedono e l’imbarazzo è palpabile. Parlano, ricordano e lentamente si capisce che i due hanno avuto una relazione clandestina ma solida, piena di amore e passione. Solo che Emma è sposata con Robert, migliore amico di Jerry. Da questo punto in poi, tutto si snoda all’indietro, viviamo i momenti salienti di questo triangolo fatto di bugie, sotterfugi, timori e svelamenti. Il tempo procede al contrario e arriviamo, attraversando gli anni, al 1968, quando tutto è iniziato.

TRADIMENTI: la messa in scena di Biancalani

Stefania Medri e il muro di Federico Biancalani

Al centro della scena, perfettamente incorniciato dalla volta del Teatro Basilica, c’è un muro fatto di lettere che di volta in volta si accenderanno per creare nella materia le didascalie del testo originale. Ecco dunque che il tempo diventa immediatamente protagonista: diventa piena presenza materica, manovrata attraverso un piccolo mixer dagli stessi attori.

La costruzione scenica di Federico Biancalani è significante ancor di più perché esplicita questo gioco sulla memoria: le didascalie del copione – per altro, presente in scena l’edizione Einaudi del Teatro di Pinter, ulteriore gioco fra scena e mondo – non sono solo un mero punto di riferimento perché nessuno spettatore si perda nei meandri di questa memoria in itinere, ma sembrano quasi scavare nel tempo, come un sortilegio che riporta di fronte ai nostri occhi i flash di questa storia. Non è un caso che a un certo punto la superficie di questo muro crolli, lasciando solo l’intelaiatura, quasi a svelarci l’ossatura di questa storia, in cui tutto sembra scarnificarsi fino allo stremo.

Ecco allora che altri elementi scenici concorrono a questa crudezza: il pollo crudo che penzola dall’americana, arrostito, per non dire bruciato, da Emma, la testa di cervo depositata come feticcio/trofeo sul tavolo tra Robert e Jerry, la busta blu di Ikea che contiene un prezioso regalo veneziano per Jerry: non ci sono abbellimenti, anzi, potremmo dire che gli elementi scenici sono crudi, che il loro “naturalismo” è un elemento di distorsione della realtà, che ci infastidisce e ci attrae insieme.

TRADIMENTI: la parola che si fa sostanza

In questo gioco scenico la parola diviene allora il vero e potente appiglio.

I dialoghi sono serrati, sì, ma celano un universo di sensi e di tensioni che rendono l’aria pesante, massiccia, come ci trovassimo in presenza di una fossa profonda nella quale sprofondiamo. Cosa ancora più incredibile, è che sprofondiamo ridendo: l’ironia di Pinter esce fuori in tutta la sua forza e lo spettatore non può che rimanerne sorpreso, affascinato, coinvolto.

Le Pause pinteriane in Tradimenti di sinisi

Il non detto, quel silenzio che per l’autore dà consistenza e presenza ai suoi personaggi, le pause pinteriane, famose per chiunque mastichi di teatro, sono vive, materiche, spiazzano per l’impatto che hanno non solo nel mondo sonoro che si va via via creando in scena, ma anche per il mondo visivo che vanno a delineare. Ogni silenzio crea una diagonale visiva, un tracciato evidente fra i personaggi in scena, che non hanno bisogno di nulla se non del loro stare, del loro essere implacabilmente fissi, direzionati, presenti.

TRADIMENTI: la densità della presenza – le interpretazioni

Stefania Medri e Stefano Braschi in Tradimenti

Questo è merito ovviamente del cast di questa edizione di Tradimenti. Stefania Medri (Emma) ha un qualcosa di nevrotico che la pervade all’inizio e che poi scompare, permettendo di vedere una giovane donna passionale ma anche fresca e sognatrice. La sua metamorfosi all’indietro ci mostra, alla fine, una giovane che balla felice e leggera su un mix di canzoni degli anni Ottanta, senza accorgersi della bellezza che emana, la bellezza della giovinezza, che ancora non si è lasciata corrompere dal tempo e dall’adultità.

Stefano Braschi (Jerry) è una calamita per lo sguardo: la sua voce roca, la sua mimica, il suo contenersi nelle reazioni, quasi a darsi un tono, quel suo essere buffo e al tempo stesso attraente, tutto concorre a creare un personaggio surreale ma così profondamente umano, quasi troppo umano.

Infine Michele Sinisi (Robert), regista e attore insieme di questa edizione, è una presenza inquietante, sembra quasi sempre sul punto di esplodere e inondare la scena con la sua rabbia, la sua violenza, la sua durezza. Si colloca specularmente all’opposto di Braschi: se uno è troppo umano, l’altro è troppo inumano. Fra i due il perno è lei, Emma/Medri: è un triangolo a tutti gli effetti, in cui i tre sono imprigionati più o meno consapevolmente, in cui ogni sentimento genera un vortice senza fine.

TRADIMENTI – la lucidità interpretativa

Non c’è nulla di piacevole in questi personaggi e va dato atto ai loro interpreti di avere messo in campo una lucidità interpretativa da brividi. La rudezza con cui viene vivificato il testo rende la parola così densa e penetrante cheanche i momenti in cui inciampa e diventa a volte incomprensibile sembrano passare in secondo piano, perché il punto non è quello che si dice, ma quello che si crea in scena.

E quello cui si assiste è un Pinter diverso, che non rincorre canoni o stilizzazioni, metafore o simboli, ma che scava nella carne vera della storia, nei respiri dei singoli personaggi, in cui si ride, si sorride e non ci accorgiamo che in fondo ridiamo della perdita dell’innocenza e della giovinezza. Ridiamo della nostra stessa inevitabile corruzione, della nostra capacità di tradire non solo gli altri, ma innanzi tutto noi stessi.

TRADIMENTI – cast e info

Da 1 al 11 dicembre 2022 – martedì – sabato 21.00 / domenica 17.45

Di Harold Pinter

Traduzione Alessandra Serra

Regia Michele Sinisi

Scene Federico Biancalani

Con Stefano Braschi, Stefania Medri, Michele Sinisi

Consulenza Artistica Francesco M. Asselta

Aiuto Regia Nicolo’ Valandro

Ph Luca Del Pia

Produzione Elsinor Centro Di Produzione Teatrale, con il contributo di Next – Laboratorio Delle Idee

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