Dal 4 al 7 aprile il Teatro Vascello di Roma accoglie lo spettacolo cult di Eleonora Danco, RAGAZZE AL MURO. Messo in scena per la prima volta nel 1996, si tratta del primo testo dell’artista più romana di Roma, una pièce che ha sancito il suo debutto sulla scena nazionale.
RAGAZZE AL MURO: a volte ritornano
All’ingresso del Teatro Vascello si respira l’emozione delle prime volte. Il folto pubblico – prettamente femminile – riempie il foyer, tra gli sguardi ammirati dei nuovi abbonati, la plastica placidità degli habitué e il dolce imbarazzo della prima volta al botteghino del teatro per diverse adolescenti. Soprattutto, però, la fa da padrona l’attesa trepidante per il ritorno di Ragazze al muro, acclamato capolavoro assente dalla scena dal 1998. Alle 21 la platea è già gremita di un variegato ventaglio rosa di spettatrici – un incontro generazionale commovente – ma dopo i primi 10 minuti di spettacolo è naturale chiedersi il motivo di un nuovo allestimento.
RAGAZZE AL MURO porta il cabaret al Teatro Vascello

Scritto e diretto da Eleonora Danco, attrice, autrice e regista acclamatissima in Italia, Ragazze al muro è un bizzarro monologo a due voci (quelle di Eleonora Danco e della giovanissima Beatrice Bartoni), in slang romano, che nasconde la sua debolezza contenutistica dietro a una sagace mossa di furbizia drammaturgica. Assumendo lo stile del cabaret (la Michela Giraud delle origini potrebbe essersi ispirata a questo genere di performance), mordente, ben ritmato, diretto-troppo-diretto e soprattutto umoristico, la drammaturgia, in realtà, non fa altro che raccontare le disavventure (vere o presunte) di una ragazza di periferia intenta a disturbare una malcapitata sua amica a una fermata dell’autobus. L’attesa del mezzo coincide con la durata dello spettacolo, così da definirne anche i confini drammaturgici. Ma al di là delle salacità, delle battute, delle tristi miserie raccontate da un personaggio che a tratti ha i contorni della millantatrice e nasconde nella verbosità delle sue battute solo una desolante solitudine, il testo, pur funzionale, non regge la sua fama di capolavoro.
RAGAZZE AL MURO o al buio?

Coperte dal buio, sole e con due bidoni a fare da scenografia sul vasto palco del Teatro Vascello, le attrici evitano accuratamente il piccolo piazzato proiettato a centro palco. Una desolazione beckettiana, surreale e, diciamocelo, poco romana, quella messa in scena per la pièce. Alla verace romanità del testo, fa riscontro un allestimento da Bronx statunitense, un pastiche singolare che non ha disturbato la fruizione dello spettacolo, ma, appesantito dal testo, ha creato una esotica percezione di distanza. Le ragazze al muro della Danco sono, infatti, principalmente ragazze isolate, abbandonate in una periferia qualsiasi, in attesa di un bus qualsiasi, prive di affetti sinceri, costrette alla legge darwiniana del più forte a tirare avanti accontentandosi di stenti (anche affettivi). Forse le ragazze, tra loro, potrebbero essere complici, ma anche questa possibilità è negata dalle abissali differenze caratteriali dei personaggi. Ballando a ritmo di musica elettronica in questa nera desolazione, sconsolate, le nostre ragazze aspettano, un altro autobus, un’altra possibilità di vita o una modifica registica.
Visto il 4 aprile
RAGAZZE AL MURO: Info e dati dello spettacolo
di Eleonora Danco
regia Eleonora Danco
con Eleonora Danco e Beatrice Bartoni
luci Paride Donatelli
musiche scelte da Marco Tecce
assistente alla regia Alice De Luca
comunicazione Benedetta Boggio
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