NEVE DI CARTA @ Altrove Teatro Studio: mi hai mandata tra i matti

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In debutto assoluto il 10 Marzo, va in scena all’Altrove Teatro Studio lo spettacolo Neve di carta, diretto da Elisa Di Eusanio e Daniele Muratore e interpretato da Di Eusanio e Andrea Lolli. La drammaturgia, di Letizia Russo (che abbiamo recensito in Filottete), ripercorre la storia di reclusione in manicomio di Gemma e dello sposo Bernardino, nella provincia di Teramo di inizio Novecento, basandosi sul romanzo “Ammalò di testa – storie dal manicomio di Teramo” di Annacarla Valeriano.

NEVE DI CARTA La storia di due sposi in un mondo alla rovescia

La neve cade dal cielo in Agosto disegnando piccoli ghirigori, un fiocco dopo l’altro sopra gli ulivi di Bernardino, da qualche parte nella campagna abruzzese. Non è vera neve, ma cenere pallida di tante lettere bruciate nel corso degli anni, tornate a depositarsi e ad indicare un sentiero di neve di carta. Percorrerlo non è quasi una scelta, in quei venti chilometri che riporteranno Bernardino, confuso e in stralunato dialogo con la Luna, dalla sua Gemma, perduta nel manicomio di Teramo ormai da dieci anni. Questa è la storia di due sposi che si cercano, narrata attraverso le lettere di Gemma che giungono come una voce dall’oltretomba, o da quello che lei chiama il “mondo alla rovescia”.

foto di Manuela di Giusto

NEVE DI CARTA: manicomio e realtà, una fiaba allo Spazio Altrove

“Mi hai mandata in mezzo ai matti, io che matta non sono”.“Vienimi a prendere, Bernardino, vieni”.  Le parole di Gemma sono cariche di intensità, e la più grande forza dello spettacolo è proprio il testo, i veri documenti del manicomio verso i quali c’è stata grande cura e rispetto da parte degli interpreti (Elisa di Eusanio e Daniele Muratore) e della drammaturgia di Letizia Russo. La messa in scena richiama un registro di fiaba, con la struttura della ballata in versi e le immagini rarefatte di Bernardino che si rivolge alla Luna e delle danze dai gesti ampi di Gemma, e crea un contrasto tra la crudezza della realtà e la finzione teatrale. La scena è ricca di elementi che classicamente evocano un immaginario di reclusione, un disegno luci che alterna toni blu e luci sbarrate, e abbondanza di elementi bianchi come le camicie di forza e oggetti rotti e arrugginiti (un catino in cui Gemma si lava).

NEVE DI CARTA: lettere da un manicomio

Gli scritti originali di Gemma contano più di tremila lettere, a cui si aggiungono poche altre lettere di donne che entrano nella storia come apparizioni e ricordi. Con questi preziosi e tragici documenti vengono portate alla luce le condizioni di disagio sanitario delle internate, l’insensatezza di una reclusione che ottiene l’effetto opposto della cura e le circostanze psicologiche di donne separate dai loro affetti e dalla vita sociale; si tratta di un reperto storico di inestimabile valore che mettono a nudo la verità di un’istituzione fondata sulla rimozione e la distruzione del diverso, sono il riscatto rimasto di tutte le persone che ne hanno subito le ingiustizie e un memento che ancora oggi dobbiamo ricordare necessario. Il testo di Letizia Russo e la messa in scena sono coraggiosi nello scegliere di trattare un tema molto difficile da rappresentare con il giusto rispetto, e lo fanno con grande consapevolezza.

NEVE DI CARTA: Elisa di Eusanio e Andrea Lolli in scena allo Spazio Altrove

Per quanto riguarda le interpretazioni degli attori, è impossibile non rimanere colpiti dalla forza e vitalità che Elisa di Eusanio ha messo nel personaggio di Gemma, che inizia il suo arco come una bambina entusiasta e che si sviluppa drammaticamente e sempre con grande intensità. Nel personaggio di Bernardino Andrea Lolli fa risaltare un candore e una sorta di stupore che porta a mostrare veramente i due sposi come se fossero una diversa versione di Orfeo ed Euridice.
Segnaliamo anche la mostra “I fiori del male” allestita in concomitanza con lo spettacolo, a cura di Annacarla Valeriano e Costantino di Sante che raccoglie i materiali dell’archivio storico del manicomio di Teramo. 

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