Dal 23 al 26 febbraio è andato in scena, nell’intima cornice del teatro Argot Studio di Roma, “L’asino d’oro”, tratto dal celebre romanzo di Apuleio, Le Metamorfosi, scritto e diretto da Francesco Lagi. Francesco Colella interpreta le avventure di Lucio, protagonista del romanzo latino, per una produzione Teatrodilina.
Articolo a cura di Serena Spanò e Alessandro Parente
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L’ASINO D’ORO: IL VIAGGIO
Trastevere accoglie la redazione in un carnevale di luci, schiamazzi mondani e aperitivi. Il clima pungente di fine febbraio infonde odore di petricòre, nella promessa della pioggia. Varcato il portone signorile del palazzo di via Natale del Grande, attraversiamo il cortile dell’Argot Studio e gli schiamazzi urbani lasciano il posto alle intime conversazioni del pubblico. Entrati in platea, ci sentiamo trasformati dal viaggio serale. Non siamo i soli. Allo spegnersi delle luci anche Lucio torna, armato di valigia, dal suo lungo viaggio di metamorfosi.

L’ASINO D’ORO di Apuleio: di cosa parla
La storia è ampiamente conosciuta. Nonostante sia stata più volte reinterpretata, rimane una delle storie che attraverso secoli e culture si è più arricchita di interpretazioni e riflessioni.Lucio è un uomo affetto da una grave forma di ingenua curiosità. Questa leggera avventatezza è motivo e motore del viaggio che lo porterà a una maggiore consapevolezza di sé e del mondo. Untosi dell’unguento sbagliato, il giovane Lucio si trasforma in un asino. Il caso, vero protagonista dell’opera di Apuleio, intraprende con lui un gioco perverso di espiazione, un incubo apparentemente senza vie di uscita, trascinandolo suo malgrado in mille avventure, tra briganti, banchetti, prostituzione spettacolare e fughe rocambolesche. Perdendo nella forma tutto ciò che ha dignità umana (la parola, l’agilità, l’estetica), vive sempre il peggio di ciò che è possibile sperimentare.
Dal romanzo al testo di lagi/Colella

Il collaudato duo Lagi-Colella adatta il testo latino, traducendo il romanzo più complesso della letteratura antica in un monologo esuberante, diretto e coinvolgente. Lucio, tornato uomo, racconta le sue disavventure, rivivendo i momenti salienti del suo viaggio. Il monologo restituisce la vivace molteplicità di registri del romanzo, mostrandosi un ottimo esempio di modernizzazione di un classico. Possiamo assistere quindi ad un vero e proprio rito di passaggio da manuale, da un superficiale desiderio di “vedere la magia con i miei occhi” ad una sempre più forte consapevolezza di sé: “io sono sì un asino ma non un idiota”. Per il protagonista, quindi, si aprono due piani che si intrecciano tra loro, il viaggio e la metamorfosi, fonti di una maturità dalla natura non ben definita.
Francesco Colella è L’ASINO D’ORO
L’interpretazione di Francesco Colella si adatta perfettamente allo stile dell’adattamento, forte di una presenza scenica impeccabile. Le parole sgorgano chiaramente, una fonte a tratti eccessivamente zampillante, accompagnate da una fisicità esplosiva. Nei panni di Lucio e dei suoi compagni di viaggio – non sempre distinti con efficacia – l’attore sfrutta industriosamente lo spazio dell’Argot Studio. Lo sguardo diretto sul pubblico evidenzia l’intima franchezza del racconto, incantando gli spettatori fino alla fine della pièce, distraendoli dalla messa in scena.
L’ASINO D’ORO mette in scena il peccato dell’ingenuità

A partire da un disegno luci scarno e ridotto a un paio di memorie su un piazzato statico, la mise-en-scène mostra di peccare della stessa ingenuità del protagonista. La scenografia, infatti, composta solo da un tappeto di petali di rose – chiaro riferimento all’antidoto della metamorfosi – risulta troppo evocativa rispetto alla diretta genuinità dell’operazione, cui rimane fedele il progetto sonoro, a cura di Giuseppe D’Amato. Suoni, ritmi e melodie pop riadattate agevolano la suggestione dello spettatore.
Il costume del protagonista, inoltre, è di non facile comprensione: una giacca di gessato, una maglietta a righe arancioni e il pantalone di una tuta (vorrebbero forse alludere alla veloce vestizione di Lucio, tornato uomo al termine del romanzo?). Non c’è dubbio, invece, che protagonista indiscussa sia la valigia. L’attore entra in scena con una semplice valigia, dalla quale escono alla fine vivi petali di rosa rossi, segno che ogni trasformazione richiede il suo sangue. A fine spettacolo riusciamo quindi a cogliere l’aspetto centrale, sappiamo che Lucio da uomo, qual era in partenza, è diventato umano.
Chi sono i TEATRODILINA
Teatrodilina è un gruppo di persone con esperienze diverse, che si sono unite con il proposito di condividere una pratica e un’idea di teatro. Dal suono al video, dall’arte contemporanea alla scrittura, dal cinema alla musica. Alla base del lavoro c’è la volontà di inventare spettacoli restituendo frammenti dei loro percorsi e andando alla ricerca di una comune identità, che sembra perduta ma non in modo irreparabile.
Della compagnia Gufetto ha recensito anche:
Visto il 24 febbraio 2023
L’ASINO D’ORO – info e cast spettacolo
Scritto da Francesco Colella e Francesco Lagi, dal romanzo di Apuleio.
Regia Francesco Lagi
Con Francesco Colella
Suono Giuseppe D’Amato
Luci Martin E. Palma
Produzione Teatrodilina
Foto – Manuela Giusto da Pagina Facebook Teatro Argot