Il 20 ottobre ha debuttato lo spettacolo “La Trinacria è Femmina” il concerto reading di Ilenia Costanza con la stessa Ilenia, Lorena Vetro e Monica Tenev (Associazione I vetri Blu), in scena fino a domenica 23 ottobre al Teatrosophia.
Si fa il giro della Sicilia e dato che siamo in un’isola, mi piace pensare a un periplo di bellezze. Si raccontano vizi e virtù di un popolo che come dice il Principe di Salina all’emissario piemontese Chevalley: «è quel sonno secolare ciò che i siciliani vogliono ed essi odieranno chi lo vorrà svegliare». Qui non si fa menzione della famosa scena del Gattopardo, ma sembra che la sua eco arrivi nitida sino alle poltrone. Una terra unica per bellezza e contraddizioni e un popolo che nessun dominatore ha mai saputo cambiare.
La pièce ci accompagna in questo viaggio tra mito e verità.

Contenuti
LA TRINACRIA E’ FEMMINA: TEATROSOPHIA
Da poco ero stato in questo delizioso Teatro e raccontato la mia avventura cittadina (senza insidie) per arrivarci. Non è difficile per nulla. Si era trattato solo di divertenti racconti metropolitani che mi capitano quando chiedo. E quando rimango curioso. Vado alla prima. C’è un’energia palpabile. Ci sono la paura e l’emozione dell’attore (a volte non sono distinguibili, altre si sommano). C’è l’attesa del pubblico. Ci sono le penne dei tanti critici, attenti ai pregi e alle sbavature. Insomma c’è il Teatro. La strada l’ho imparata e ci torno: questa volta imbocco via dei Coronari: al 7 di via della Vetrina c’è il Sophia. Segnare un indirizzo dove tornare: molti lo fanno con i buoni ristoranti. Consiglio ai buongustai affamati d’arte di segnare questo Teatro coltivato dalla passione di Guido Lomoro, Maria Concetta Borgese, Ilenia Costanza, Lorena Vetro, Marta Iacopini, Alessandra di Tommaso. Alla squadra si è aggiunto Andrea Cavazzini (Ufficio Stampa).
LA TRINACRIA E’ FEMMINA: LA CIUCILIATA NON CAMBIA
Lo spettacolo è già lì. Non c’è il sipario che protegge l’attore e fomenta la curiosità. Ilenia Costanza, Lorena Vetro e Monica Tenev sono già in posizione: armate di strumenti e della giusta emozione. Immagino abbiano già eseguito il protocollo scaramantico che precede ogni esibizione. Ilenia inizia a ciuciuliare: a parlare della sua terra. Per onestà compiaciuta ci dice che i racconti si agitano nel mare in tempesta della finzione e della realtà. Ma in quel mare le acque si mischiano sino a diventare un’unica corrente, un unico MITO. Sono acque d’ogni colore come la contraddizione di cui è fatta e si fa ancora la Sicilia dopo secoli. Sono mari, sono torrenti, cascate ma che non svegliano il siciliano da quel secolare sonno. È un’indolenza radicata. Ha radici profonde e neanche le tredici dominazioni hanno mai ridestato il siciliano. Terra inconquistabile. Popolo inconquistabile. Tutto rimane fermo. Il siciliano ha quel suo carattere che nessuno e niente ha mai saputo cambiare. Sono solo dominazioni, null’altro. Niente di grave.
LA TRINACRIA È FEMMINA
La pièce gioca con arguta intelligenza sul fatto che tutte le parole sono al femminile anzi “Femmina”. Lungo il reading concerto (com’è specificato in locandina) si elencano: grammatica, educazione, bellezza, curiosità, isola, razza, invidia, fuitina, emigrazione, cucina. Tutto è femmina. Lo spettacolo è un tuffo nella Sicilia di oggi e di ieri, anzi nella terra che non cambia. Qualcuno va via, una volta c’era l’emigrazione, oggi ci si trasferisce. Qualcuno addirittura non solo perde l’accento ma riesce persino a prendere quello del posto. Non è difficile sentire un parente che tornando da Torino assomigli a un piemontese DOC. Poi c’è quella odiosa “Fuitina” utile a coronare un sogno d’amore ed evitare “u matrimoniu purtatu”. Perché il matrimonio “combinato” non era solo un’abitudine di certi casati nobiliari. La fuitina si faceva quindi per mettere le famiglie davanti al fatto compiuto: i due innamorati passavano qualche notte fuori (di solito a casa di amici o parenti complici) e per riparare non potevano che sposarsi anche per una questione di onore. C’erano degli obblighi. Il matrimonio era l’unica soluzione perseguibile. Il diritto di famiglia è cambiato ma qui non c’è tempo di parlarne.
IL MITO IN “LA TRINACRIA È FEMMINA”
Come non alludere a quel genio di Pirandello quando si parla di Sicilia e si è nati ad Agrigento: Ilenia Costanza (quindi) ci parla di Ciàula. È la storia di un carusu che lavora in una zolfatara e non ha mai veduto la luna. Quella luna che non sa di illuminare e commuovere. “Ciaula scopre la luna” è una novella del 1907 che Ilenia fa rivivere con quelle corde inimitabili che solo i siciliani possiedono.
C’è un altro personaggio errante che esce solo di notte per lasciarsi bagnare la barba di quella luce blu lunare. Per questo è chiamato in paese “Barbablu”. Anche lui perde i connotati umani e assume quelli onirici del Mito. Immancabile Ignazio Buttitta e la sua leggenda di Colapisci raccontata da Ilenia e cantata da Lorena Vetro. Ed è per questo che dico e scrivo che la pièce mi fare il periplo della Sicilia da Pirandello di Girgenti a Buttitta di Bagheria e non solo…

INCONTRO DI VOCI, BANDONION, CHITARRA, FLAUTO TRAVERSO E PERCUSSIONI
La pièce diverte, incuriosisce, suggestiona grazie all’incontro del racconto e di strumenti diversi. Mi piace Lorena Vetro: propone canti popolari di Rosa Balistreri e molto altro. La accompagna Monica Tenev (l’unica non siciliana che incontro nel foyer e mi confesserà le origini ciociare). Monica usa il Bandonion (che incontriamo nelle milonghe) ma che qui crea una curiosa e suadente suggestione di luoghi lontani, misteriosi o mitici. Ma non si risparmia e suonerà seriamente e altre scherzosamente l’ottavino e il flauto traverso. Ilenia oltre che voce narrante è impegnata anche con le sue percussioni e con il tamburo oceanico, che sembra farci vedere e sentire il prode Colapisci reggere sotto il mare la colonna malconcia della Sicilia.
LA TRINACRIA È FEMMINA: SPETTACOLO POLICROMATICO
Lo spettacolo ci fa vedere come in un caleidoscopio i vari colori della Sicilia. Terra di contrasti e di meraviglie irripetibili che tutti hanno voluta come una bella donna da conquistare. Nella lingua siciliana (non dialetto) ci sono tracce lontane delle altre lingue (spagnola, francese, araba) ma che hanno il sapore di echi lontane. E così i colori. C’è quello del verde mare di Makari o della riserva dello Zingaro, quello bianchissimo della falesia della scala dei Turchi. Poi c’è quello nero della lava dell’Etna: la montagna che fuma e non fa paura ma guarda Catania e i paesi come una madre benevola.
info
I VETRI BLU & CENTRO STUDI LA PARABOLA
Presentano
“LA TRINACRIA E’ FEMMINA”
Concerto Reading di Ilenia Costanza
Con
LORENA VETRO
Cantastorie – voce e chitarre
ILENIA COSTANZA
Cuntastorie – voce narrante e percussioni
MONICA TENEV
Flauto traverso, ottavino e bandoneon
GLORIA MANCUSO
Luci
DANILO CARAMANNO
Direzione tecnica
IDA MONTANARI – MAKE UP SCHOOL
Trucco