LA DIFFICILISSIMA STORIA DELLA VITA DI CICCIO SPERANZA @ Teatro Belli: Speranza, nomen omen di un sogno

Hai mai pensato a che forma ha il tuo sogno?

La giovane compagnia Les Mustaches dal 3 al 15 ottobre, al Teatro Belli di Roma, ci regala la storia di un desiderio vestito di un morbido tutù rosa.

Un desiderio che sembra irraggiungibile per la difficilissima storia della vita di Ciccio Speranza, figlio minore di una famiglia di poveri contadini, interpretato da Damiano Spitaleri. Accanto a lui gli attori Alberto Gandolfo e Federico Bizzarri, rispettivamente nei panni del padre famiglia e del fratello maggiore.

Un testo originale di Alberto Fumagalli, diretto dal medesimo insieme con Ludovica D’Auria, con Tommaso Ferrero come assistente alla regia. Sono solo alcuni nomi dei componenti della compagnia under 30 Les Mustaches, originaria di Bergamo, che si occupa della produzione di contenuti teatrali, cinematografici e televisivi. Insieme portano avanti la difficilissima storia di un sogno fuori dall’ordinaria e sicura realtà.

Cosa aspettarsi davanti all’immagine iconica di un uomo nei panni di una ballerina?

Ciccio, col suo fragile sogno, porta la voce di una giovane generazione di artisti, probabilmente si ipotizza la stessa dei suoi ideatori.

Vincitore dei premi Miglior spettacolo 2020, Finalista 2020, Premio della critica 2021, Premio Fersen, Ciccio Speranza ha fatto parlare di sé, incantando con la sua poesia.  E tra i riconoscimenti nazionali, ricordiamo la partecipazione come finalisti ai festival Direction Under 30-2020 In-Box 2021.

Sicuramente con i premi che lo precedono, è uno spettacolo ricco di aspettative, che per tanti versi sono state mantenute.

Una scena apolide e universale

Oltre all’impatto scenografico e dei costumi (realizzati da Giulio Morini) già dai primi secondi della scena, si subisce l’impatto con una lingua sconosciuta, che riecheggia qualcosa di familiare ma allo stesso tempo totalmente sconosciuto.

Con una lingua apolide, Les Mustaches hanno creato un linguaggio che tuttə, senza distinzioni d’età e di provenienza, riescono a comprendere.

Un gioco intelligente, fatto di parole che ricordano un linguaggio quotidiano ma soprattutto un significato ed un sentire comune.

La scenografia di CICCIO SPERANZA

Ci troviamo dinanzi ad una scenografia materialmente povera ma intrinsecamente trasformabile, come la vita dei personaggi che la abitano.

Un padre con i suoi due figli, che piangono in silenzio la perdita della loro madre e moglie. Una famiglia contadina, che fa i conti con la povertà e raziona il cibo da mangiare, ma che conosce il valore del tempo, della semina e del sacrificio. Una vita intera probabilmente scandita nell’ordine di un grande raccolto, aspettando la messe finale dal sapore di stabilità.
Tutti vagano alla ricerca di un equilibrio, capace di rendere i loro conflitti interpersonali e sociali più leggeri e sopportabili.  È importante rispettare l’ordine delle cose e della natura, non smettere di curare l’orto e mungere il latte dalla mucca buona. 

Ma cosa succede quando quest’ordine viene spezzato?

Ciccio, porta con sé un sogno silenzioso che si insinua tra le crepe delle grandi norme, dei ruoli inamovibili e delle indiscusse credenze. Ma ogni volta che è solo, lo toglie dal cassetto, e tutto si fa musica leggera, gioiosa e coinvolgente. 

Accattivante e funzionale la scelta della fisicità dell’attore protagonista che si staglia sulla scena in maniera imponente e paradossale, ricordando l’importanza di una rieducazione al limite e al giudizio.

Un desiderio non ha forme più adatte di altre, un corpo più giusto di un altro o un genere di appartenenza. Per danzare, nella vita di Ciccio, basta l’illusione o la speranza di una vita diversa, dove lui possa esprimere e vivere sé stesso. E anche se continua a fare ciò che gli viene chiesto o imposto da suo padre o dalle regole imposte della sua società, non smette mai di danzare. Così come indica sapientemente il suo costume. Ciccio è un tenero sogno davanti agli occhi del pubblico. Una visione paradossale di un sentimento universale. Un tutù rosa e delle ballerine, per gli/le spettatorə in sala, diventano tutti i desideri del mondo.

La regia poetica di Ludovica D’Auria Alberto Fumagalli

Lo sguardo registico ha lavorato sulla trasformazione e moltiplicazione interna di pochi e quotidiani elementi, rispecchiando l’intensità dei suoi personaggi.

Un quadro gentile, lineare e al contempo poeticamente estroso, realizzato con una scelta di luci e musiche molto pertinente.

Un buon lavoro di squadra, da apprezzare soprattutto per la giovane età della compagnia, che ha realizzato tra i suoi primi prodotti

Sicuramente sostenuta da ottime capacità attoriali

Gli attori Damiano SpitaleriAlberto GandolfoFederico Bizzarri hanno portato sulla scena dei personaggi ricchi di sfumature, non solo nella loro individualità ma soprattutto nelle loro relazioni interpersonali, evolvendo ogni personaggio in un intreccio di amore indissolubile. Attori dalle energie e corpi vivi, sostenuti da sguardi presenti e compenetranti. 

Un gioco di reciproche influenze e sintonie che ha sviluppato l’arco della difficilissima vita di Ciccio fino… a poco prima del finale.

Un finale a sorpresa

Come si suol dire, la speranza è sempre l’ultima a morire. In questo caso, però, non è così. La compagnia Les Moustaches ci regala una favola senza lieto fine. L’ultima immagine dello spettacolo lascia lo spettatore più affezionato, spiazzato da un improvviso e tragico epilogo. Ciccio ha perso la speranza e in una poesia di luci e movimento, accenna un ultimo passo di danza che non allude più alla sua energia vitale, ma alla disperazione della fine. Probabilmente quella che il pubblico non si aspettava di vedere.

Una scelta molto forte ed incisiva da un punto di vista sia drammaturgico che emotivo. Non biasimabile in termini di realtà e di realismo, ma forse migliorabile da un punto di vista di realizzazione scenica. L’intero spettacolo conserva dei tempi molto precisi, lenti ed intensi al punto giusto, che nel finale perdono completamente valore e si esauriscono in un saluto improvviso. Probabilmente dilatare i tempi di quest’azione così significativa ed impattante, potrebbe aiutare lo spettatore ad empatizzare maggiormente con questa scelta estrema.

Nel complesso, come è già stato riconosciuto, La difficilissima storia della vita di Ciccio Speranza è uno spettacolo davvero meritevole per chi vuole concedersi ancora un’ora per sognare.

E chissà se tutta la speranza del mondo, aleggerà ancora come una nuvola rosa, pesantemente leggera, più forte del nero fondale della sua difficilissima storia.

LA DIFFICILISSIMA STORIA DELLA VITA DI CICCIO speranza – cast e info spettacolo

MIGLIOR SPETTACOLO 2020

FINALISTA 2020 PREMIO DELLA CRITICA

FINALISTA 2021 PREMIO FERSEN

con Damiano Spitaleri, Alberto Gandolfo, Federico Bizzarri

testo originale di Alberto Fumagalli

regia di Ludovica D’Auria e Alberto Fumagalli

aiuto regia Tommaso Ferrero costumi Giulio Morini

DAL 3 AL 15 OTTOBRE
TEATRO BELLI-ROMA

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