Dal 14 al 18 febbraio il palco del Cometa Off di Roma ha accolto “LA CASA DELLE API”, scritto e diretto dall’attore e coreografo armeno Sargis Galstyan, interpretato da Marius Bizău, Mariné Galstyan e Manuèl Palumbo, per una produzione firmata dall’Associazione culturale Italo – Armena Incontroverso.
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LA CASA DELLE API: UNA ELEGANZA RUBATA

Nella cornice di Testaccio, l’intimo foyer del Cometa Off si riempie di volti usuali e nuovi tesserati, incuriositi dalla singolare proposta della Compagnia Incontroverso. La locandina, elegantemente ideata sul contrasto bicromatico del bianco e nero, ricorda la coreografia di Le Parc del noto coreografo franco-albanese Preljocaj, promettendo la medesima raffinatezza formale. Tuttavia, all’ingresso in sala, le promesse vengono disattese, al servizio di un fitto scompiglio scenografico.
LA CASA DELLE API METTE IN SCENA UN ALVEARE AFFOLLATO
Una invasione di schermi riduce le dimensioni già modeste del palco di Testaccio, togliendo spazio agli altri elementi della scenografia, la quale, nel complesso, infonde nello spettatore un senso di disturbante inquietudine. Al centro del palco, un grande tavolo di legno, incastrato tra gli schermi, le sedie e un complesso impianto di fili e di camicie appese alle grucce, occupano la scena, affaticando la vista del pubblico. Al di sopra del tavolo, pende, come una spada di Damocle, un cappio da impiccagione.

L’ingombrante impalcatura scenografica è ulteriormente appesantita di un disegno luci statico, limitato a un piazzato e poche luci di taglio che solo sul finale accompagnano la messa in scena, piuttosto che ostacolarla. Sul fondale, un’immagine raffigurante un mare in tempesta e il profilo di Saturno, molti sono ancora i dubbi circa il suo significato. Questo spazio, metafisico solo nelle intenzioni del suo ideatore, vorrebbe essere la rappresentazione di una prospettiva, quella dei protagonisti, Melisso De Sapio e Deborah Moncinelle, entrambi pazienti di un ospedale psichiatrico sovietico.
MARIUS BIZĂU E MARINÉ GALSTYAN SONO LE DEBOLI API DEL SISTEMA

Melisso e Deborah, interpretati da Marius Bizău e Mariné Galstyan, vivono un rapporto conflittuale all’interno delle mura ospedaliere. Melisso è un linguista dallo spiccato senso critico ma dall’attitudine infantile e narcisistica. Deborah, che per gran parte della pièce si finge una dottoressa, convive con un trauma infantile che la porta a legarsi – anche emotivamente – a Melisso, e a prendere per entrambi decisioni fatali.
L’intreccio, però, è complicato a livello testuale dall’inserzione sporadica di tematiche “clapbating”, come la ricerca di libertà in una società di conformismi, la difficoltà di essere se stessi nella gabbia dell’etica sovietica, la schiavitù al lavoro, l’assuefazione lobotomizzante ai media, il suicidio come via unica di fuga. Queste tematiche, tuttavia, all’interno dei soli 70 minuti di spettacolo, non trovano spazio di approfondimento, creando un verboso melting pot di luoghi comuni. Il rischio è quello di scivolare in un tedioso qualunquismo.
SARGIS GALSTYAN RISCHIA DI PERDERE IL FILO NELLA CASA DELLE API

Lo spettacolo vorrebbe denunciare il paradosso della vita moderna, evidenziando le sue incoerenze, attraverso la testimonianza di due vittime del sistema, suggerendo che la società contemporanea, come un alveare corrotto, non vuole e non può che offrire schiavitù digeribile. Come api impazzite, i protagonisti si aggirano mossi dai fili di una società vestita di nero (Manuèl Palumbo). Tuttavia, queste premesse, pur chiare, non trovano in scena un equilibrato svolgimento. Più delle parole, le coreografie di Sargis Galstyan sono eloquenti nella trasmissione del complesso mondo interiore dei protagonisti, offrendo sporadicamente immagini di notevole impatto visivo.
L’inserimento di un intermezzo televisivo ha solo rallentato il ritmo della messa in scena, non apportando, di fatto, valore alla narrazione. Nel tentativo di dare priorità all’impatto emotivo e al suo desiderio di denuncia, sembra che Sargis Galstyan abbia perso il filo del discorso, non riuscendo a dare il dovuto ordine e rilievo ai diversi argomenti proposti. Schiavo a sua volta del suo lavoro, a fine spettacolo si aggira ancora come un’ape agitata in un alveare di convenzioni.
Visto il 14 febbraio 2023
CHI È SARGIS GALSTYAN?
Sargis Galstyan, nasce a Yerevan, in Armenia. Nel 2004 si diploma all’Accademia Statale di Danza Armena, come ballerino di danza classica, danza di carattere, tip tap e tango argentino. Lo stesso anno si laurea all’Università Statale di Pedagogia, facoltà di Arte e Cultura, come regista-coreografo. Nel 1999 crea e gestisce la compagnia SNG Step Studio, vincitrice Grand Prix nel festival internazionale Golos Druzei in Russia. Si trasferisce in Italia continuando una brillante carriera di attore-ballerino e regista-coreografo. Nel 2012 fonda l’Associazione culturale Italo-Armena Incontroverso. Dal 2014 collabora con numerosi registi cinematografici.
La compagnia InControVerso
L’Associazione nasce in Italia. Viene fondata da Sargis Galstyan e Marine Galstyan. Si tratta di un
nuovo gruppo di artisti professionisti del panorama culturale in Italia, che è composto da artisti
giovani di nazionalità italiana e armena. L’obiettivo è quello di promuovere la diversità e il dialogo
delle culture, contribuire alle cooperazioni culturali italiane e alla diffusione della cultura armena
in Italia: produzioni teatrali, manifestazioni artistiche, promozione del patrimonio artistico e
culturale, cooperazioni linguistiche e universitarie, politica del libro e nuovi media.
LA CASA DELLE API: info e cast
La Compagnia InControVerso presenta
testo e regia Sargis Galstyan
con Marius Bizău, Mariné Galstyan, Manuèl Palumbo
scenografie Sargis Galstyan,
disegno luci Gabriele Planamente,
costumi Atelier Mirror
Cometa Off
14 | 19 Febbraio 2023
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