Il 6 maggio si è svolta la prima di FLORENCE NIGHTINGALE all’Off/Off Theater, spettacolo che riflette sulla difformità rispetto al contesto sociale tramite un interessante parallelismo tra personaggio e attore
A inizio spettacolo, sul palco sono ben visibili due costruzioni di legno laterali e un grosso schermo centrale su cui, nel corso della rappresentazione, verranno riprodotti degli stacchi pubblicitari in quello che è uno spettacolo nello spettacolo: Sergio Martinelli interpreta Florence Nightingale che interpreta sé stessa.
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FLORENCE NIGHTINGALE e la difformità

Il fulcro tematico attorno a cui ruota l’intero spettacolo è la difformità, condivisa tra attore e personaggio, di un’identità forte che la società è ancora acerba per poter accettare senza attriti: Florence vuole dedicare la sua vita alla cura dei malati e allo studio, come evidenziano i video proiettati sullo schermo pieni di grafici e schemi; questo suo desiderio la porterà a una vita in contrasto con le aspettative che su di lei hanno le persone che la circondano e a vivere una vita in solitudine. Così, anche l’attore che ne interpreta le vesti ha dovuto fare i conti con una società che lo ha respinto in modo aggressivo per via dell’omofobia serpeggiante già tra i ragazzi più giovani.
L’immagine di Florence Nightingale viene così decostruita, restituendoci un personaggio duro e a tratti sgradevole, che si esalta all’idea di guerre e feriti da curare; dall’altra parte abbiamo il personaggio dell’attore che si presenta nudo in tutta la sua fragilità.
La difformità di Florence l’ha portata a vivere una vita in aperto contrasto non solo con i suoi genitori ma anche nel suo campo, andando contro a generali che mal sopportavano l’idea di ricevere ordini da lei.
FLORENCE NIGHTINGALE: la rappresentazione del reale
Lo spettacolo, fin dall’inizio, mette in scena Florence Nightingale che rappresenta sé stessa; in questo senso, gli stacchi pubblicitari rappresentati sullo schermo retrostante, offrono un buon spunto, ma che a volte rischia di essere fin troppo superficiale e scollegato dal resto della sceneggiatura (come, per esempio, lo stacco simil documentarista sui bonobo, in cui si invitano le donne ad avere un comportamento sessuale promiscuo per evitare le molestie).
La rappresentazione si svolge come un musical, in cui Florence viene rappresentata come un’eroina, cosa su cui lei stessa ha da ridire, contestando il fatto che sarebbe più utile evidenziare gli aspetti più scientifici della sua opera.
I blocchi di legno presenti sulla scena vengono usati in questo frangente in modo fantasioso, diventando, all’occorrenza, sedie o zattere su cui Florence prova a destreggiarsi come in un film d’azione americano.
FLORENCE NIGHTINGALE e il confronto tra attore e personaggio
Nell’ultima toccante scena, l’attore è nudo steso su un lettino, e parla a un manichino col vestito di Florence come se lei fosse il suo psicanalista, le luci sono soffuse e intime, e ci accompagnano lungo quella che è stata la sua infanzia, simile per certi versi a quella di Florence nella non accettazione da parte del mondo circostante. La rappresentazione che viene data del rapporto tra attore e personaggio viene così eviscerata; un attore che si deve mettere a nudo di fronte al suo personaggio e riconoscere in esso dei punti di contatto, ma anche degli insegnamenti.
Con questa scena dalla grande forza rappresentativa si chiude uno spettacolo che alterna momenti di grande intensità emotiva ad altri più leggeri, con la pecca, purtroppo, con qualche momento di discontinuità nella sceneggiatura.
Visto il 6 maggio
FLORENCE NIGHTINGALE – SPETTACOLO
di e con Sergio Mancinelli
regia Gigi Palla
costumi Santuzza Calì
scene Mark Kanieff
foto Francesco Biscione