Nel cartellone del Teatro Basilica di Roma non poteva mancare uno spettacolo dei padroni di casa, il Gruppo della Creta. La giovane compagnia romana porta in scena fino al 20 novembre 2022 lo spettacolo “FINZIONI“ per la regia di Alessandro Di Murro, direttore del Teatro.
Lo spettacolo, come si evince dal titolo, si propone di tradurre l’intricato labirinto letterario di Jorge L. Borges in un’azione scenica postmoderna.
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FINZIONI: Alessandro di Murro trasforma il Teatro Basilica in un Labirinto nero
Osservando i laterizi del Teatro Basilica, illuminati dalla luca soffusa dei faretti, la maestosa solidità della sua architettura, si prova un insolito brivido di rassicurazione. Il passato è certezza, certezza dell’essere, di una storia vissuta entro determinati confini spazio-temporali. Ma se il presente è rappresentato da uno spettacolo diretto da Alessandro Di Murro, non c’è architettura che tenga: le pareti del Teatro Basilica si trasformano di un nero labirinto di illusioni, narrazioni ed eteree connessioni internet.

Tu chiamale, se vuoi, FINZIONI
Confrontarsi con la scrittura di una delle colonne portanti della letteratura contemporanea, quella di Jorge L. Borges, è di per sé un’impresa degna di Ercole. Se poi l’obiettivo di questo confronto è la sua trasposizione in drammaturgia, la disfatta può essere dietro l’angolo. Tuttavia, dalla collaborazione di Alessandro Di Murro, Anton Giulio Calenda e Tommaso Emiliani, nasce una drammaturgia originale intelligente ed equilibrata nel rapporto tra i diversi registri linguistici adottati. Dalla citazione di interi versi di Borges, si passa con estrema disinvoltura allo slang della Gen Z.
FINZIONI: una trasposizione di Finzioni e L’Aleph di Borges
La narrazione borgesiana non è imitata, né seguita alla lettera, ma sapientemente rielaborata in un gioco di incastri in cui è possibile riconoscere con una certa facilità le figure che abitano il mondo letterario e concettuale di Borges, dalla biblioteca di Babele, alla lotteria di Babilonia, al Minotauro. Più che a una traduzione letteratura-teatro, si tratta di una trasposizione consapevolmente disordinata di “Finzioni”, “L’Aleph” e dei poemi.
FINZIONI: la drammaturgia di Borges tradotta da Alessandro Di Murro
Sei personaggi in cerca di bussola, si perdono in un labirinto immateriale, abitato da ombre, sogni, creature mostruose e grottesche, un labirinto cui manca struttura, anche drammaturgicamente. L’assenza di una solida struttura compositiva, infatti, evita la trappola dell’architettura “per quadri”. Dal momento che ogni scena ospita uno o più frammenti della letteratura borgesiana, una drammaturgia rigidamente composta avrebbe spento la tensione drammatica in un monotono rotor di sequenze letterarie. Il teatro di immagine di Alessandro Di Murro preferisce, piuttosto, creare quadri mobili, attraverso la scenografia.

Il Teatro Basilica si veste di un’antracite immateriale
Total black è la tela su cui Paola Castrignanò disegna il mondo dell’evasione voluto da Di Murro. “Letto di legno nero […] tappeto nero, platea”, recita una battuta della pièce, descrivendo un’oscurità in cui anche il grigiore di un lenzuolo assume un insolito bagliore. Un telo nero troneggia sullo sfondo, unico elemento fisso di una scenografia, che si costruisce durante la messa in scena, attraverso la diversa disposizione di alcuni cubi di legno. Il minimalismo funzionale ricercato segue una precisa architettura diretta a una progressiva tensione verticale.
FINZIONI: l’allestimento di Matteo Ziglio
L’allestimento, a cura di Matteo Ziglio, enfatizza questa atmosfera con intriganti chiaro-scuri, luci psichedeliche, che danno vigore a un’idea estetica realizzata con abilità artigianale. In questo modo, il palco si popola di altre figure, ovvero ombre e geometrie immateriali. Il pubblico ha l’occasione di sperimentare la concretezza di una continua illusione scenica, rafforzata anche dal repertorio musicale selezionato, che mantiene l’incantesimo teatrale anche quando intende spezzarlo.

FINZIONI: da Borges al virtuale
L’allestimento gode anche del supporto virtuale, anzi, si potrebbe dire senza tema di smentite che il rapporto con la tecnologia è uno dei temi di questo spettacolo. Smartphone, videochiamate, mappe digitali si inseriscono nella trama dell’azione. Sullo sfondo alcune proiezioni vorrebbero coadiuvare ed addirittura entrare in contatto con la narrazione scenica, ospitando altre figure borgesiane: la biblioteca di Babele, per esempio, viene proiettata prendendo la forma di una pagina Wikipedia; il Minotauro, in videochiamata, dialoga con i personaggi incastrati sulla scena. Tuttavia, la gestione di uno strumento tanto ambizioso non rispetta a dovere tutti gli appuntamenti previsti e rischia di essere un punto di debolezza più che di forza.
FINZIONI: l’interpretazione tradisce l’emozione
A proposito di debolezze, l’ansia del debutto ha mietute le sue vittime tra alcuni attori, visibilmente tesi. Tuttavia, l’interpretazione non ne ha risentito, forte della competenza tecnica del cast, messa alla prova non solo dalla densità del testo, ma soprattutto delle modalità di esecuzione e dalle coreografie.
La fluidità dei movimenti è in perfetta armonia con l’allestimento, seguendo e intensificando il disegno delle luci. Il ritmo della narrazione è volutamente variabile a ogni cambio scena, dove dialoghi dalle intenzioni ioneschiane presentano tempi di risposta stranamente dilatati. Questa dilatazione, però, è funzionale all’idea di una solitudine insondabile e claustrofobica, uno dei tanti labirinti senza uscita proposti da “Finzioni”.
La solitudine, però, non è mai sterile solipsismo, e ogni personaggio vive in armonioso disequilibrio con le forti personalità che lo circondano. E nei luoghi in cui la drammaturgia è più difficile, un umorismo pungente è sfruttato come valido strumento di somministrazione, evitando l’intellettualismo. In questo senso, l’interpretazione di Amedeo Monda merita una menzione per la sua eccezionale destrezza interpretativa della lotteria di Babilonia.

FINZIONI e la solitudine nel labirinto
Finzioni è una pièce ambiziosa, che vorrebbe pretendere di trasporre la forza concettuale di Borges nella dimensione dell’azione scenica, assurgendola a motore, chiave di lettura e filtro della nostra attualità. Il tentativo è proposto dalla Compagnia della Creta sotto il segno di una liquidità postmoderna, per la quale sulla scena nulla è come appare, ma tutto lo è fedelmente, in un costante moto di contraddizione e perdita di certezze. La dichiarazione di sconfitta rispetto a questo tentativo, espressa dalla compagnia nel corso dello spettacolo, è in realtà il tema di “Finzioni”.
Alessandro Di Murro ed il suo labirinto di parole
L’assenza di una struttura rigida è la condizione di esistenza dell’intero spettacolo, che dalla drammaturgia si irradia a tutte le componenti della messa in scena, creando una fluida impalcatura di figure dalla concretezza indistinguibile. Nell’illusione della scena, l’ombra del Minotauro non è meno concreta della “figura del sogno”, splendido eidolon contemporaneo, interpretato da Matteo Baronchelli. Alessandro di Murro disegna un labirinto di parole, immagini e suoni, riuscendo a portare sulla scena la forza dell’immaterialità.
FINZIONI: il labirinto come ricerca di confini
Il labirinto, tuttavia, è solo la cornice di una vana ricerca di confini, punti di riferimento e risposte rassicuranti, portate avanti dalla genuina disillusione di sei ragazzi di oggi e tradite dall’irresistibile abbandono all’evasione. L’evasione dalla realtà e dalla vita, allora, assume le forme del sonno, della morte e persino del gioco. Ma se la speranza della vittoria al gioco della vita lascia il posto alla superstizione, si insinua il fattore del rischio, si affaccia l’oblio e la porta del labirinto si richiude, davanti alla codardia dei personaggi, assumendo una forma diversa e impenetrabile. Nemmeno l’esperienza dell’esterno, sublimata nella saggezza del Minotauro, dà le risposte sperate. Rimangono in piedi solo i racconti, evasioni di parole che ci aiutano ad accettare il peso della sconfitta nei confronti della vita. Rimane il piacere del raccontare di Alessandro Di Murro, e la sua vittoria nel narrare una sconfitta.
FINZIONI – TEATRO BASILICA – INFO E BIGlIETTI
Regia di Alessandro Di Murro
Di Anton Giulio Calenda, Alessandro Di Murro, Tommaso Emiliani
Musiche originali Enea Chisci – Scene Paola Castrignanò – Con Matteo Baronchelli / Jacopo
Cinque / Alessio Esposito / Lorenzo Garufo / Amedeo Monda / Laura Pannia
Assistente alla regia Ilaria Iuozzo – Direttrice Organizzativa Bruna Sdao
Progetto Grafico Cristiano Demurtas
Un progetto del Gruppo della Creta – produzione trilogia 2022-2024 Gruppo della Creta,
Fattore K – Con il sostegno del MIBACT – Con il patrocinio della Casa Argentina en Roma
TeatroBasilica
Piazza Porta S. Giovanni, 10 Roma (RM)
chi è “il gruppo della creta”:”
Il Gruppo della Creta è un team di artisti che dal 2015 realizza spettacoli e progetti incentrati sulla nuova drammaturgia, nella speranza di rappresentare le problematiche della realtà contemporanea.
Di seguito alcune recensioni di gufetto ad opere messe in scena dal Gruppo

- Nel 2018 la compagnia debutta al Todi Festival con la messa in scena dello spettacolo Generazione XX, ottenendo un sensibile successo di pubblico e critica. Il Gruppo viene nuovamente invitato al Todi Festival nel 2020 con lo spettacolo D.N.A. – Dopo La Nuova Alba. Queste opere nascono dalla collaborazione artistica tra il regista della compagnia Alessandro Di Murro e il drammaturgo Anton Giulio Calenda.
- Nel 2021 e successivamente per la triennalità 2022-2024 ottiene il finanziamento ministeriale come “Impresa di produzione teatrale Under 35” grazie al quale è riuscita a risollevarsi e a resistere, dopo il difficile periodo della pandemia, con la volontà di affermare la propria identità artistica.
- Nello 2021 presenta La Regola dei Giochi, cinque atti unici di Anton Giulio Calenda, progetto emblematico dell’impegno a sperimentare su forme e contenuti. Nello stesso anno la compagnia sostiene produttivamente altri importanti progetti.
- Il Gruppo nel 2019 decide di prendersi la responsabilità di riqualificare il TeatroBasilica (già Teatro Sala Uno) di Roma. A partire da questo spazio prende vita la ricerca artistica della compagnia.