Il Teatro Sophia non è più un segreto per chi vi scrive. Ma l’averlo scoperto non mi ha privato della sorpresa che invece mi riserva a ogni messinscena. In questi giorni di lutto per la scomparsa annunciata di Stanze segrete, sono rincuorato nel vedere un piccolo Teatro mettere in scena spettacoli di buon livello. Si è parlato sino al conato del festival nazionale dove qualcuno dà calci finti a fiori veri e non si parla abbastanza dei Teatri off che difendono la cultura e sono in pericolo di vita. Anch’essi imminenti fantasmi. Allora rinnovo l’invito al Ministero della Cultura (che non è dell’ignoranza) di sostenere questi luoghi sacri della cultura atea del Teatro.
Fantasme propone tre quadri e l’incontro impossibile di illustri personaggi femminili che tornano a sostenere la loro battaglia di libertà e dunque cultura (l’equazione è inoppugnabile). FANTASME (e non fantasmi) tra i vivi a ribadire il valore salvifico della bellezza e della poesia. La pièce ha debuttato il 23 ed è rimasta in scena sino al 26. Si è trattato di una ripresa dopo il successo della scorsa stagione.
Contenuti
Fantasme: allegoria spiritica

La pièce mette in scena la vicenda intrecciata e impossibile di nove donne iconiche. Eroine per il solo fatto di credere alla verità. Religione laica, quella della verità, alle quali si legano fedelmente da vive e infine da non vive. Racconto che tuttavia il Teatro, come immaginifico metaverso, rende materia fruibile per gli occhi famelici del pubblico. Nel palco è possibile avverare i sogni e le ambizioni.
Il racconto fantasioso invita le magnifiche nove a incontrarsi e sfiorarsi, seppure appartenenti a epoche diverse. Lontane e altre lontanissime. Sono storie nate e mai morte. Sospese e irrisolte. Senza tempo. Appartenenti alla galassia delle vicende umane. Sono tutte legate dal fil rouge della crudele ingiustizia che umilia l’esistenza dell’essere… È l’Allegoria dell’inascolto in una tetra selva dantesca. Gridavano quando con loro c’era anche la vita e intorno tutti erano o diventavano sordi. Allora tornano prepotenti e tutte nel non luogo disegnato dalle scenografie di Enzo Piscopo, per gridare di nuovo. Desiderano rinfrancarsi. Sono accomunate dalla loro disavventura umana che è stata nascere e non poter morire.
Fantasme: divinita’ del corpo
La pièce è tratta dal libro “Fantasme” da Messalina a Giorgiana Masi, come e dove incontrarle” di Claudio Marrucci e Carmela Parissi ed esordisce con quel desiderio umano e irrealizzato di poter dare divinità al corpo. Renderlo immortale. Resistere al tempo e dunque non essere meno eterno dello spirito. Ma si sa, e lo sanno anche le protagoniste, che non è possibile. Desiderio dunque irrealizzato e irrealizzabile. Allora tornano vive e “fantasme” per quell’ultimo ineluttabile viaggio. È il cammino che dura da secoli. È la battaglia che la donna impavida ha sempre combattuta e che non ha ancora del tutto vinta anche in questo nostro misero presente.
Il tempo scandisce il pensiero. C’è il timore che tutto scada e che quell’ennesima occasione di vita fittizia finisca senza che quel grido sia arrivato al destinatario. Le voci sono dolci altre stentoree, ma non dipende dai modi o dal volume: è la predisposizione all’ascolto che può rendere giustizia a queste donne “appese” che vogliono morire adesso ma solo dopo la certezza d’aver vissuto. È un grido che a volte si agita all’unisono altre in forma di coro greco per sottolinearne l’individualità di ciascuna. Tutte comunemente ambiscono un’ave di bellezza. Di poesia che restituisca umanità alle bestie umane…
Fantasme: incastro di bravura

La regia attenta di Guido Lomoro (che abbiamo visto in APPUNTAMENTO E LONDRA sempre al Teatro Sophia ) orchestra le tre attrici che danno voce, corpo e anima ai nove personaggi del racconto. Non lo fanno ognuna nel proprio antro. È un intreccio di bravura. Di movimenti e voci puntuali. Precise. Ben accordate come uno strumento. Non sono lunghi monologhi o soliloqui: è un dialogo continuo fra vittime che si confrontano sul modus operandi comune dei loro differenti carnefici. Movimenti e voce sono allineate sulle musiche eseguite dal vivo da Theo Allegretti. I corpi si sfiorano nella vivida allegoria grazie alle coreografie di Maria Concetta Borgese. Le luci cambiano, ci sono bei tagli e sono di Gloria Mancuso.
Mi piace Marta Iacopini: cambia registro vocale per indossare meglio il personaggio che le capita tra le corde. Rapisce col suo sguardo forte come una calamita. Si muove con disinvoltura in tutto lo spazio scenico: palco e platea, anch’essa utilizzata dal regista.
Silvia Mazzotta è precisa. Presente. Mi emoziona e scopro grazie al testo e alla sua interpretazione il personaggio di Bianca Lancia, rilegata al ruolo di concubina di Federico II. Innamorata dell’amore stesso tanto da abbandonare la vita lanciandosi da un torriore. Nella Mazzotta ho apprezzato il coraggio dei silenzi, delle pause, che a Teatro hanno un valore, specie in quest’era della fretta e del coinciso. Mi è piaciuta anche Maria Concetta Borgese. Mi ha convinto la sua recitazione e la sua preghiera interpretata, sentita e non come certe litanie del vespro o certe cattive repliche teatrali. Le perdonerò qualche “C” scivolata. Ma non è forse così che ci si comporta in un ristorante stellato? Si petende il massimo anche quando il sapore è buonissimo!

FANTASME – info e cast
Tratto dal libro “Fantasme, da Messalina a Giorgiana Masi, come e dove incontrarle”,
di Claudio Marrucci e Carmela Parissi-Pubblicato da Fefè Editore
Adattamento e Regia: Guido Lomoro
Coreografia e Movimenti scenici: Maria Concetta Borgese
Interpreti: Maria Concetta Borgese, Marta Iacopini, Silvia Mazzotta
Musiche composte ed eseguite dal vivo da: Theo Allegretti
Scenografie: Enzo Piscopo
Disegno luci: Gloria Mancuso
Costumi: Tania Orsini
Fotografie: Lorena Vetro-Aurora Leone
Grafica: Carmela Parissi
Ufficio stampa: Andrea Cavazzini
Social media management: I Vetri blu
Produzione: Teatrosophia