Il Teatro Quirino è sorprendente. In quella pomeridiana mi ha sorpreso (appunto) vedere una fila interminabile al botteghino. Certi meravigliosi assembramenti un tempo vietati e che ormai sono riservati solo alle partite di calcio innanzi a quei luoghi di forma ellittica noti più comunemente come “stadi”. La mia è una ingenua provocazione. L’altra sorpresa arriva dopo aver preso il biglietto: al foyer trovo un bagno di folla che attende d’entrare. Mi dico è conseguenza della prima. Non sempre: ho fatto spesso la fila per poi scoprire la sala semivuota. L’ultima sorpresa, ma che per importanza metterei per prima: è la presenza di tanti anzi tantissimi giovani venuti a lasciarsi stupire dal Teatro. Quello stupore di cui Pirandello parla e scrive. In “Non si sa come”, il suo alter ego, il conte Romeo Daddi, esorta i viventi a rinunciare ai paradisi artificiali e a lasciarci andare… o meglio “prendere” dalla vita. Ecco quindi lo spettacolo umano che vedo al Quirino, traboccante tra strada e ingresso ancora prima dello spettacolo stesso. Qui è un’altra commedia che Geppy Gleijeses mette in scena dall’11 al 23 aprile: Così è (se vi pare), che della vita si interessa comunque. Il dramma punta il“binocolo rovesciato” su personaggi torturati dai fatti sino a divenire grotteschi. L’espressione è di Giovanni Macchia (ricordato in locandina), critico pirandelliano di inizio secolo, che interpreta il pensiero del drammaturgo. Scrive all’epoca che solo guardando i fatti da lontano (col binocolo al contrario appunto) le cose assumono un’altra dimensione e quei rovelli salottieri mutano in questioni grottesche. Ironiche. È l’umorismo pirandelliano nella sua nota migliore. Più alta. Solo da lontano le cose si vedono meglio. Ma meglio non significa bene o del tutto. Dunque Macchia con la teoria del binocolo rovesciato dà risalto solo a un aspetto del dramma. Così è (se vi pare) è della verità che permea quella vita che vuole parlare principalmente. Quella dei suoi inquilini che la formano e la deformano. Verità fantasma e dunque loro stessi fantasmi. I brulicanti commenti della comunità pettegola sono solo il condimento per intrattenere il pubblico. La questione potrebbe verificarsi anche in ambiti più razionali. La commedia ha dunque la “Verità” come protagonista assoluta ed essa cade con tutto il suo peso su un altro protagonista d’eccezione: Pino Micol. È lui che sciorina il senso della commedia parlando come Laudisi a sé stesso davanti allo specchio. Ed è lui che, dopo aver scrutato tutti, conclude la pièce: «Ecco signori come parla la verità…». Il grande attore è in ottima compagnia, con lui c’è Milena Vukotic e Gianluca Ferrato.
COSI’ È (SE VI PARE), LA RICERCA DELLA VERITA’

Pirandello rimane il più grande drammaturgo di tutti i tempi e luoghi. Non parlo, dunque, solo dell’Italia. Quando con lui c’era anche la vita, non fu capito e per molto tempo perché più di altri, forse per primo, (attraverso quello scavo della coscienza che gli era naturale) aveva colto l’autentica coscienza dell’uomo. Quell’onestà occultata e rimandata dentro in qualche antro. Nascosta nelle viscere. L’Uomo: quell’essere che si traveste. Calza la maschera. Indossa la parte ed esce di casa. Si allea con altri piccoli esseri per guadagnare statura. Misura. Si riempie persino della vita degli altri e rifugge gli specchi. Non si guarda più. In “Cosi è (se vi pare)”, il geniale girgentino applica la regola antica del relativismo (già di Protagora, padre della Sofistica) basato sulla negazione di giudizi o valori validi in assoluto. Ogni uomo vede la sua verità: ed ecco il nucleo della commedia. La verità stessa è relativa. È impossibile arrivare a una realtà unica. Certa. La verità diviene un fantasma che si insinua nei corpi deboli degli esseri: loro stessi ridotti a fantasmi. Gleijeses usa lo stratagemma degli specchi che riverberano queste diverse verità. Altre lascia indossare una delle tante verità a questo o a quell’altro personaggio, che poi si dissolverà innanzi agli occhi famelici della comunità. La verità è fumosa. Sono bocche pettegole che costruiscono alti palazzi di parole e fatti veri o verosimili. C’è un rapporto inversamente proporzionale tra quel brusio affastellato, svettante e la statura di ciascuno (se guardato individualmente). Dentro questo teorema, caro allo scrittore, è l’uomo stesso misura di tutto e deputato risolutore. In questo Caos, tuttavia, non c’è sbocco. Non c’è soluzione. Il regista affida simbolicamente il concetto della “Misura” a degli ologrammi dei personaggi (di Michelangelo Bastiani), adesso alti mezzo metro. La proiezione dura troppo e riduce l’interesse sulla parte iniziale: una delle più interessanti della commedia perché introduce.

COSI’ È (SE VI PARE): RIVERBERO DESTABILIZZANTE DI VERITA’
Gli originali tre atti della parabola (come disse lo stesso autore), vengono ridotti a un unico atto, com’è ormai d’uso. Il tema dell’inconoscibilità del reale rimane tuttavia ben chiarificato. Il testo ebbe una gestazione lunga: prima novella (come sempre accade per Pirandello), poi una prima versione nel ’17 e una seconda otto anni dopo. La storia ruota intorno alla signora Frola (Milena Vukotic), il signor Ponza suo genero (Gianluca Ferrato) e Lamberto Laudisi (Pino Micol). C’è poi un’altra protagonista: la signora Ponza. Si vede solo alla fine, ma sarà sulla bocca di tutti sin dall’inizio, cambiando continuamente nome e forma: si dirà persino che è morta per alimentarne il mistero. Tutto asservito alla storia che assume in molti tratti le tinte del giallo e del poliziesco. Sul finire, le poche battute dette dalla signora Ponza, svelano il pensiero del Relativismo: «Io sono colei che mi si crede». Il regista affida “coraggiosamente” le lapidarie parole a tre attrici. Come fantasme o celate da un velo, le diranno alla platea. Il coraggio consiste nel chiedere al pubblico un ulteriore impegno perché può sembrare che ci siano più donne rinchiuse in casa o chissà cosa. Per Pirandello ci sono invece più verità dentro la stessa donna. Sono gli altri che si fanno da soli altre verità da quell’unica frase laconica. È questo il senso del dramma svelato già dal titolo. Moltiplicare anche la signora Ponza tra specchi fumé o nasconderla in veli neri quando dice la frase che racchiude il senso genuino della commedia tutta può destabilizzare. Anzi destabilizza. Pirandello va semplificato non complicato. L’avrei preferita più asciutta. Inequivocabile. Ai tempi della Compagnia dei giovani, per dare lo stesso peso della penna che sottolinea, rimarca: Giorgio De Lullo, nel ’74, affidò la parte a Rossella Falk. Per fortuna, arriva l’ultima battuta di Laudisi, che restituisce alla platea, guardandola, la filosofia dei presocratici e di Pirandello. Micol-Laudisi, chiarisce che i personaggi non sono qui i protagonisti. È la verità la vera protagonista ed è lei a parlare. Non importa per mezzo di quale o quali bocche.

COSI’ È (SE VI PARE): CAST D’ECCEZIONE
Il dramma pirandelliano viene interpretato da un cast d’eccezione. Tutti bravi. A Pino Micol viene affidato il protagonista assoluto perché è lui col suo riso beffardo, che si prende gioco degli altri. Tutti affannati a trovare una verità introvabile. Conoscevo Micol come il miglior Amleto e Cyrano del Teatro italiano. Ho il sospetto che rischi di passare alla storia come miglior Laudisi in ex aequo con Romolo Valli. In lui c’è il garbo e l’eleganza dell’attore con anni di esperienza e la modernità delle battute fluide. Mi piace molto Milena Vukotic. Mi emoziona ogni volta che assisto a un suo spettacolo: Gianluca Ferrato (già recensito) nelle varie corde pirandelliane del suo Ponza. Credo sia una goduria d’attore per lui quando ha dovuto far finta di recitare recitando… per ingannare quel salotto di borghesi per poi dichiararlo all’uscita della signora Frola. E poi un cast di bravi attori come Stefania Barca: sempre puntuale e incisiva di battuta nel suo personaggio e Maria Rosaria Carli, Massimo Lello, Marco Prosperini, Antonio Sarasso, Roberta Rosignoli, Vicky Catalano, Walter Cerrotta e Giulia Paoletti. Le scene sono essenziali, le ha ideate Roberto Crea. I costumi di Chiara Donato sono giusti, dell’epoca. Le musiche di Teho Teardo sono adatte. Evocative. Le luci sono di Francesco Grieco.

CAST E INFO SPETTACOLO
MILENA VUKOTIC
PINO MICOL
GIANLUCA FERRATO
Così è (Se vi Pare)
di Luigi Pirandello
con
MARIA ROSARIA CARLI MASSIMO LELLO
e
STEFANIA BARCA MARCO PROSPERINI
ANTONIO SARASSO ROBERTA ROSIGNOLI
VICKY CATALANO WALTER CERROTTA GIULIA PAOLETTI
regia GEPPY GLEIJESES
scene Roberto Crea
costumi Chiara Donato
musiche Teho Teardo
light designer Francesco Grieco
videoartist Michelangelo Bastiani
aiuto regia Giovanna Bozzolo