Il 16 settembre ha debuttato CENTRAL PARK WEST di Woody Allen nella traduzione italiana portata in scena da Antonello Avallone alla Sala Umberto di Roma il 16 e 17 settembre. La commedia è un viaggio transatlantico nelle ossessioni della grande mela. Pièce intelligente. Arguta. Non è la solita commedia degli equivoci: viene palesato e da subito il tradimento, ma c’è tempo prima di capire che anche le corna subiscono l’ira del destino. Sembra esista una giustizia divina o atea che rinfranchi i cuori spezzati. La recitazione è fluida. Avallone si conferma il Woody Allen italiano.

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TEATRO VIVO PER CENTRAL PARK WEST
Il Teatro non è morto e la gente non ha più paura di quel virus col numero che almeno in quella serata, sembra come una cartolina sbiadita di certe località lontane nel tempo e nello spazio. Geograficamente intendo. Il merito è di chi investe nel Teatro le proprie energie. Quindi siamo grati ad Antonello Avallone, ai suoi attori e al direttore del Teatro: Alessandro Longobardi.
CENTRAL PARK WEST: IL PARCO PIU’ RACCONTATO DEL CINEMA
Siamo nella città di Allen a poco dal parco più raccontato del cinema: Central Park. Dalle finestre sembra sentire il brusio di Manhattan. È l’Uptown. La commedia è permeata da uno humor arguto e irriverente dell’autore e regista. Allen non risparmia nessuno e niente: ebrei, donne, mogli, cornuti, isterie, ipocrisia. È una commedia al vetriolo, dove ridere e pensare è inevitabile come bere tanto e chiedere la toilette. Una conseguenza necessaria. Allen mette tutti sullo stesso piano. Non concede sconti. È una batteria di personaggi goffi che cercano spazio nella vita. Sembrano schede di puzzle ansiosi di incastrarsi cerebralmente e fisicamente. Sessualmente. Molto, quasi tutto, ruota intorno all’ossessione più grande dell’essere umano: l’accoppiamento, il coito. Ogni desiderio, quando prevale sul resto, diviene fonte inesauribile di bugie, tradimenti che poi ognuno tenterà (una volta scoperti o confessati) di giustificare con argomentazioni divertenti alla Woody Allen. Si assisterà ai battibecchi furiosi tra amiche non amiche. «Sono personaggi di cartone buoni per imballaggi!». Così Carol (Faminia Fegarotti) dirà al marito: Howard (Antonello Avallone), sceneggiatore fallito. Ma qui invece ci sembrano personaggi veri dentro una paradossalità drammaturgica brillante. Addirittura geniale.
CENTRAL PARK west NON E’ LA SOLITA COMMEDIA DEGLI EQUIVOCI
Finalmente non assistiamo alla solita commedia degli equivoci. Solo una montagna altissima d’incomprensioni. La questione è dichiarata da subito. Il tradimento di Sam (Claudio Morfici). Poi quello tra amiche. Il sospetto di Philllis (Elettra Zeppi). Tutto entra nella centrifuga incredibile che è la vita. Tutto gira vorticosamente come una splendida e potente lavatrice. Ma chissà se i personaggi ne usciranno puliti? La commedia è spietata. Ognuno sembra rivendicare il diritto, quasi dovere, d’essere felici a discapito dell’altro o altra. E poi c’è il destino: sembra seduto in platea con noi. Si diverte a guardare, ma quando si stufa, interviene rendendo giustizia a chi aveva subito il torto. Ma qui non diremo altro per non sciupare la trama.

LA REGIA DI AVALLONE IN CENTRAL Park west
Antonello Avallone è un attore e regista che seguo da anni. Mi piace. Probabilmente è quello che ci restituisce meglio un Woody Allen nostrano. La mano del regista è ben visibile. La pièce è uno scrigno di battute intelligenti che fanno sparire altre commediole dove si fa uso di parolacce e solite questioni sviluppate nelle varie salse: pomodoro, pistacchio… A volte il sugo si brucia ed è quello che sento quando vado a vedere altre rappresentazioni. Allen ha un linguaggio moderno, quindi usa la parolaccia (non voglio contraddirmi) ma lo fa con garbo, naturalezza e non è mai il mezzo per strappare la risata come fanno certi autori. Diviene modernità. «Io la amooooo» dice Sam. «Ti ha appena sparato sul culo» gli ricorda Howard. La scena è esilarante nella sua semplicità, perché il pubblico vede Sam steso a terra che si massaggia la chiappa offesa. Questo è “semplicemente Allen” e Avallone ce lo regala generosamente.
RECITAZIONE FLUIDA
Gli attori sono fluidi. Divertenti. Avallone strappa l’applauso di sortita che gestisce con misura. Ci piacciono molto Flaminia Fegarotti ed Elettra Zeppi. Avrei voluto vedere più vigore e chiarezza nelle battute di Claudio Morici. Ci è sembrata ancora giovane di palco Angela Duccilli.

LUCI E SCENOGRAFIA
Le luci, la scenografia e le musiche hanno creato quella giusta atmosfera e permesso al pubblico di viaggiare sino a quel lussuoso appartamento di New York.
SCENOGRAFIA
La scenografia ci rimanda subito al luogo dove si svolge la commedia.
LUCI
Le luci e musiche sono azzeccate. Mi auguro di poter rivedere la commedia in cartellone.
CENTRAL PARK west. UN SOLO CIAK
Mi piacerebbe che i direttori dei Teatri importanti dessero spazio alla qualità e non sempre al nome in ditta: magari quello che arriva dalla televisione. Il “Famoso” che spesso non rende sul palco legnoso di un teatro dove non c’è che un solo ciak!